Economia

NEL MONDO IL VINO PARLA ITALIANO. BOOM DELL’EXPORT NEL 2005

Pur tra mille difficoltà, a vent’anni dallo scandalo metanolo, il comparto vitivinicolo si dimostra attivo e vivo. Sul mercato mondiale le bottiglie di vino italiane sono aumentate del 10%, per un giro d’affari complessivo pari a 3 miliardi di euro

25 febbraio 2006 | R. T.

Boom del 10,2 per cento nelle bottiglie di vino Made in Italy esportate sul mercato mondiale per un valore che si stima pari nel 2005 alla cifra record di 3 miliardi di euro.
il risultato complessivo è il frutto di un incremento in valore nei mercati comunitari del 3,4 per cento, negli Stati Uniti del 2,6 per cento e di un vero boom nei paesi extracomunitari emergenti come Russia (+ 52,4 per cento) e Cina (+ 45 per cento). Se queste ultime rappresentano destinazioni marginali, i buoni risultati sul mercato statunitense e europeo, che insieme rappresentano ben l'80 per cento del valore delle esportazioni, confermano il rinascimento del vino italiano a vent'anni dall'emergenza metanolo.

Coldiretti, Associazione nazionale Città del vino e Symbola durante il week end del 25 e 26 febbraio nelle cantine in tutta Italia festeggiano la rinascita di un settore che oggi è una delle punte di diamante della nostra economia.
Il Rinascimento del vino italiano rievoca i drammatici eventi che 20 anni fa che scossero l'Italia portando alla luce il primo clamoroso scandalo del settore alimentare. I vent'anni dal metanolo vengono celebrati in tutta Italia quale momento di autentico rinascimento del vino italiano. Sono decine le manifestazioni, con convegni, degustazioni e incontri culturali enogastronomici, organizzati per sabato 25 e domenica 26 febbraio dalla Coldiretti insieme all'Associazione Città del vino e a Symbola.

Il caso metanolo in tappe
Le prime morti riconducibili alle sofisticazioni risalgono all'inizio del marzo 1986. Il caso scoppia il 18 marzo dello stesso anno, quando viene assegnato al sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Alberto Nobili, l'incarico di fare luce sugli avvelenamenti: si aprivano così le indagini su quello che sarebbe stato il primo clamoroso scandalo del settore alimentare.
Il metanolo è un componente naturale del vino, ed è presente in una misura compresa tra 0,6 e 0,15 ml su 100 ml di alcool etilico complessivo. Aggiungere metanolo voleva dire far salire illecitamente di gradazione alcolica, e quindi di valore commerciale, anche i prodotti più vili della spremitura delle uve. Complice la carenza del sistema dei controlli, i sofisticatori trovano col metanolo il modo di moltiplicare esponenzialmente il valore del vino. Ma l'alcool metilico, altro nome del metanolo, assunto sopra i 25 ml provoca danni gravissimi: cecità, coma, fino alla morte. Dalla metà del dicembre 1985 al marzo 1986, periodo nel quale si può circoscrivere la sofisticazione, fu impiegata una quantità di metanolo di circa 2 tonnellate e mezzo.
Lo shock del metanolo è stato drammatico: per il mercato del vino e per l'Italia. Diciannove morti, decine di persone intossicate, colpite da gravi lesioni, rimaste accecate, l'intero settore vitivinicolo in crisi. Le esportazioni crollarono di oltre un terzo (da quasi 18 a circa 11 mln ettolitri), per un fatturato sceso da 1.668 a 1.260 miliardi di lire (un quarto in meno). Rispetto al 1985, rimasero invenduti 21 milioni di ettolitri di vino in più.
Allo scandalo il Governo reagì rendendo più efficace l'azione di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari. Venne istituita l'Anagrafe vitivinicola su base regionale: per raccogliere tutte le informazioni su chi produce, detiene, elabora e commercializza, uve, vini, e derivati. E l'Ispettorato Centrale Repressione Frodi. Proprio il maggior rigore imposto nei controlli e il rispetto delle regole sono state le premesse per la rinascita del settore.

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