Economia

Le quotazioni dell'olio d'oliva calano e i produttori iberici alzano la voce

C'è qualcuno che vuole “seminare nervosismo” tra i produttori, denuncia l'associazione Asaja. Da aprile a settembre il prezzo in Spagna è calato del 13%. In Italia la discesa si è fermata al 7%

12 ottobre 2013 | R. T.

Il commercio di olio di oliva nei primi dieci mesi dell'annata olearia 2012/13 (ottobre 2012- luglio 2013) è cresciuto in molti mercati: +22% in Giappone, +10% in Russia, +2% in Cina e +4% in Brasile. Si registra invece un calo del 10% in Australia, 5% negli Stati Uniti e 2% in Canada.

I dati del Coi sono contrastanti. Sono incoraggianti ma anche preoccupanti.

Incoraggiante sicuramente la crescita in paesi che fanno un basso uso di olio d'oliva, dove le crescite percentuali, proprio per questa ragione, possono essere più marcate anche con piccoli incrementi di volume.

Preoccupante il calo in alcuni delle nazioni di sbocco più importanti per l'olio d'oliva europeo, come gli Stati Uniti.

Una situazione di luci e ombre che non poteva non riflettersi sull'andamento dei prezzi.

In calo già dalla fine di luglio, secondo il Coi, il prezzo dell'olio spagnolo e soprattutto in previsione della prossima buona campagna olearia. Gli operatori vorrebbero svuotare le proprie cisterne in previsione del nuovo raccolto, eventualmente anche svendendo le rimanenze attuali. In realtà, ci ricorda il Coi, le quotazioni iberiche hanno iniziato a scendere da aprile, con un calo del 13% da aprile a settembre, pari a 40 centesimi di euro.

In Italia i prezzi hanno cominciato a girare verso il basso più tardi rispetto alla Spagna. Solo a partire dalla fine di agosto si è registrata una flessione che ha portato tuttavia il prezzo a scendere di 20 centesimi rispetto a aprile. A fine settembre, secondo il Coi, la quotazione si è abbattuta sotto la soglia psicologica dei 3 euro/kg.

Solo in Grecia, anche in considerazione della previsione di una pessima annata, i prezzi sono rimasti pressochè stabili, intorno ai 2,50 euro/kg.

A seguito di questo calo repentino dei prezzi l'associazione dei produttori Asaja non ha mancato di far sentire immediatamente la propria voce.

Non vi sono ragioni oggettive per questa caduta dei prezzi all'origine dell'olio d'oliva, hanno fatto sapere. L'unica spiegazione è “seminare nervosismo” tra i produttori. Secondo Asaja, infatti, tenuto conto delle previsioni di produzione, del trend dei consumi interno e dell'export, vi potrebbe anche essere una carenza di prodotto in alcuni momenti a novembre.

A fronte di questo scenario, invece, il prezzo delle olive da tavola è sceso rispetto allo scorso anno e, sebbene si sia ufficialmente aperta già da alcuni giorni, non vi è alcuna quotazione per l'olio novello iberico.

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