Economia

Le Dop resistono alla crisi economica

I prodotti alimentari italiani di qualità protetti dal riconoscimento comunitario hanno sviluppato un fatturato al consumo superiore ai 9 miliardi di euro dei quali circa 1,5 miliardi realizzati sui mercati esteri attraverso l'esportazione

22 settembre 2012 | Marcello Ortenzi

Dal convegno dell'Istat del 18 settembre è venuta l'analisi dell'andamento del mondo delle Dop -Igp- Stg che ha anche evidenziato come l’Italia si conferma primo Paese europeo per numero di riconoscimenti conseguiti: 239 i prodotti Dop, Igp e Stg al 31 dicembre 2011 (20 in più rispetto al 2010). Di questi – emerge dal Report dell’Istat sui prodotti agroalimentari - 233 sono attivi.

Le specialità agroalimentari Dop (Denominazione di origine controllata) rappresentano il meglio della qualità certificata e protetta dall’Unione europea (Ue) e sono 149 quelli nazionali riconosciuti come Dop dall’Ue, 14 in più rispetto al 2010. Nel 2011 il settore degli ortofrutticoli e cereali consegue sette nuovi riconoscimenti, tre sono attribuiti ai formaggi, due agli oli extravergine di oliva e uno ciascuno agli aceti diversi da quelli di vino, ai prodotti di panetteria e alle spezie. La Liquirizia di Calabria è attribuita sia ai prodotti di panetteria sia alle spezie.

Le Dop attive sono 145 (12 in più rispetto al 2010, +9 per cento), quelle non attive quattro.Le specialità Igp (Indicazione geografica protetta), che si caratterizzano poiché sono originarie di una specifica zona geografica, possiedono una determinata qualità, reputazione o altre caratteristiche attribuibili a uno specifico territorio, al 31 dicembre 2011 erano 88, con sei nuovi riconoscimenti (+7,3 per cento) rispetto all’anno precedente, tre dei quali nel settore degli ortofrutticoli e cereali e altri tre relativi alle preparazioni di carni.

I prodotti Stg (Specialità tradizionale garantita) comprendono le preparazioni riconosciute e tutelate dall’Ue, le cui peculiarità non dipendono da una ricetta tipica o un metodo di produzione tradizionale e nel 2011, non soltanto in Italia ma nell’intero territorio dell’Ue, esistono solo la Mozzarella e la Pizza napoletana, uniche due specialità riconosciute, attive.

Gli interventi nel convegno dei diversi conoscitori del settore hanno rilevato che la filiera degli alimenti di qualità cresce: i prodotti Dop, Igp e Stg si confermano parte significativa della produzione agroalimentare italiana e fattore di competitività delle realtà agricole locali. Pur mantenendo talune caratteristiche tipiche dei prodotti di nicchia, il settore dei prodotti di qualità va assumendo nel tempo dimensioni sempre più importanti.

Nel periodo 2004-2011 si registra un consistente aumento sia del numero delle specialità riconosciute e di quelle attive sia dei produttori e delle strutture produttive (allevamenti e superfici coltivate); più contenuto, invece, è l’incremento dei trasformatori. In particolare, tra il 2004 e il 2011 le Dop, Igp e Stg passano da 146 a 239 (93 prodotti in più, +63,7 per cento) e le specialità attive da 129 a 233 (104 prodotti in più, +80,6 per cento).

I produttori registrano un incremento di 24.994 unità (+46,1 per cento) e gli allevamenti di 18.382 strutture (+64,4 per cento). La superficie aumenta di 38.274 ettari (+33,7 per cento) e i trasformatori di 1.089 unità (+19 per cento).

Il Report mostra che le specialità Dop, Igp e Stg sono ampiamente diffuse sul territorio. Gli operatori risultano equamente ripartiti fra Nord e Centro-Sud: il 45,7 per cento dei produttori e il 45,1 per cento dei trasformatori sono localizzati nelle regioni settentrionali.

Il 44,6 per cento degli impianti di trasformazione e il 52,9 per cento degli allevamenti si trovano nel Nord, mentre il Centro-Sud prevale per superficie coltivata, circa i tre quarti della superficie coltivata (74,6 per cento). Per quanto presenti in tutte le regioni, al 31 dicembre 2011, i produttori sono fortemente concentrati sul piano territoriale: il 52,3 per cento è localizzato in sole tre regioni, Sardegna, Toscana e Trentino-Alto Adige, con un peso pari, rispettivamente, al 19,4 per cento, 17,4 per cento e 15,5 per cento del totale nazionale. Altre tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) raccolgono il 22,8 per cento dei produttori, mentre il restante 24,9 per cento è distribuito nelle rimanenti 14 regioni.

In Trentino-Alto Adige prevale nettamente l’ordinamento frutticolo, in Toscana l’olivicoltura e in Sardegna la specializzazione lattiero-casearia. Oltre la metà dei trasformatori (51,5 per cento) opera in quattro regioni del Centro-Nord: Emilia-Romagna (19,4 per cento), Toscana (17,2 per cento), Lombardia (7,7 per cento) e Veneto (7,2 per cento).

In Emilia-Romagna e Lombardia prevalgono i trasformatori d'insaccati (macellatori, porzionatori ed elaboratori), in Toscana gli operatori oleari (molitori e imbottigliatori) e in Veneto i confezionatori ortofrutticoli. Nonostante i continui riconoscimenti avuti dall'Unione europea (nel 2012 se ne sono aggiunti altri) nel 2011 c'è stato un saldo negativo tra operatori entranti nel sistema e quelli usciti:8541 contro 9080).

La dottoressa Laura La Torre del Mipaaf ha voluto anche lanciare un avvertimento sul pericolo che aumentare a dismisura il numero dei prodotti a denominazione possa, nel lungo periodo, portare a banalizzare l'intero settore.

 

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Vincenzo Lo Scalzo

22 settembre 2012 ore 09:47

Ringrazi la dottoressa La Torre. Si confermi l'accessibilità, genuinità e l'affidabilità dei prodotti e derivati. I casi di deviazioni accompagnate da modifiche velleitarie dei codici di processo e anche di qualità non confermabili sono episodi che lasciano tracce di memoria indelebili.
Intanto congratuliamoci con i produttori meno conosciuti che hanno spazio per crescere, contribuire e partecipare al momento di felice immagine.