Economia

Il Coi conferma il surplus produttivo nella campagna 2011/12

La crescita delle importazioni in Brasile, Canada e Usa non compensano l'incremento produttivo del 3% soprattutto dovuto alle ottime perfomance dei paesi produttori “minori” del bacino del Mediterraneo

17 dicembre 2011 | Alberto Grimelli

La produzione mondiale di olio d'oliva, per la presente campagna olearia, è stimata dal Coi in 3.098.000 tonnellate, corrispondenti a un aumento del 3% rispetto alla precedente. In particolare si segnala come, paesi produttori minori del bacino del Mediterraneo abbiano segnalato al Coi un netto aumento della produzione.

Tra questi: Algeria (54.500 t), Egitto (10.000 t), Iran (6.000 t), Giordania (22.000 t), Libano (18.000 t), Portogallo (71.800 t), Siria (200.000 t), e Tunisia e Turchia (180.000 tonnellate ciascuno). In Albania, Spagna, Israele e Marocco, la produzione dovrebbe invece ridursi a causa delle avverse condizioni meteo nella fase finale della maturazione delle olive e durante il raccolto.

Dopo il segnale positivoi dello scorso anno, con un consumo di olio superiore all'offerta, la situazione sembra essere tornata sugli ordinari binari, ovvero con un surplus produttivo, seppur lieve. Stimando in fatti un trend di crescita del 3,2% il consumo di olio d'oliva dovrebbe raggiungere le 3.078.500 tonnellate.

Buone le performance del commercio internazionale che fanno segnare un +10,4% (agosto2010-agosto2011) rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. Tale risultato è dovuto principalmente all'incremento delle importazioni in Australia, Brasile, Canada, Giappone e Usa.

In particolare da ottobre 2010 a settembre 2011, rispetto ad analogo periodo dell'anno precedente, l'import sarebbe salito significativamente in Brasile (+20%), Canada (+5%) e Usa (+7%).

Sul fronte prezzi si segnala la diminuzione su tutte le piazze anche se il calo più sensibile è in Italia. In Spagna la quotazione di 1,89 euro/kg corrisponde a un calo del 4% rispetto al mese precedente. Sulla stessa linea la Grecia: prezzo a 1,95 euro/kg per un calo del 4%. In Italia, invece, il crollo più sensibile con una quotazione a 2,54 euro/kg corrispondente a una diminuzione del 13% rispetto a mese precedente.

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