Economia
Pil agricolo in chiaroscuro. Aumenta il valore aggiunto
Apparentemente i dati Istat fotografano un settore in salute ma a ben guardare si scopre che i costi stanno aumentando e per i prossimi mesi si attendono quotazioni in discesa
14 maggio 2011 | R. T.
Secondo l'Istat “la crescita dello 0,1% registrata dal Pil nel primo trimestre dell'anno dipende da un aumento del valore aggiunto dell'agricoltura.
L’istituto aggiunge inoltre che si è registrata una ''sostanziale stazionarieta'' dell'industria e dei servizi.
“Nel 2010 c’è stata finalmente una prima inversione di rotta -ha spiegato Politi, presidente Cia-. L’agricoltura ha chiuso l’anno con un valore aggiunto in rialzo dell’1 per cento dopo il crollo del 3,1 per cento segnato nel 2009. Sono dati che fanno ben sperare anche per il 2011, ma non sono ancora sufficienti per dichiarare superata la lunga fase di crisi. I ‘nervi scoperti’ del settore (tra costi produttivi record, redditi sempre più ‘tagliati’, prezzi sui campi non ancora remunerativi e competitività in costante frenata) ora richiedono prudenza e soprattutto interventi mirati”.
Il dato Istat - ha detto Confagricoltura - “e’ una buona notizia, ma non dimentichiamo che l’agricoltura ha ancora da recuperare un calo di quasi due miliardi, cioè più del 6%, accumulato dal 2004 al 2009, in parte già ridotto con l’aumento del valore aggiunto del 2010 (+1%)”.
La ripresa agricola nel primo trimestre è stata favorita, ad avviso di Confagricoltura, dal migliore andamento dei prezzi all’origine che però erano stati registrati in flessione a febbraio e che sono tornati a diminuire ad aprile (-3,3% su base mensile in base ai dati Ismea).
“Insomma, il dato positivo c’è - conclude Confagricoltura - ma rimane un problema di crescita anche per l’agricoltura, che bisogna fronteggiare con politiche mirate a stabilizzare la ripresa ed a migliorare la competitività delle produzioni del settore primario. Non dimentichiamo che l’agricoltura è troppo soggetta al mercato globale ed alle tensioni dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che si riflettono anche sui costi di produzione”.
Mentre industria e servizi sono stazionari, l’agricoltura è cresciuta in misura superiore alla media per effetto – ha commentato Coldiretti - di una ripresa nei prezzi dopo i crolli degli anni precedenti e una sostanziale tenuta della produzione. A preoccupare per i prossimi mesi sono le tensioni sul lato dei costi di produzione che nel trimestre sono aumentati del 4,2 per cento con punte del 6,7 per cento per i carburanti e del 18 per cento per i mangimi mettendo in difficoltà le attività di allevamento.
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