Economia

Niente fusione tra SOS e Sovena

Un solo nuovo socio entra nel capitale del gigante dell'olio spagnolo che cambia nome: da SOS Cuetara a SOS Corporacion Alimentaria. Ridotto il debito e con linquidità in cassa ora vuole aggredire i mercati

18 dicembre 2010 | R. T.

E' stato un successo il processo di ricapitalizzazione di SOS, tanto forse che, a questi livelli, neanche il consiglio di amministrazione si attendeva.
Sono così state smentite tutte le voci della vigilia che volevano un ingresso del gruppo finanziario PAI o di Sovena.

All'uscita dei fratelli Salazar i debiti del gruppo ammontavano a 1 miliardo di euro ma ora, grazie ad alcune vendite e alla ricapitalizzazione da 600 milioni di euro, i debiti sono quasi azzerati e il gruppo ha la liquidità necessaria per affrontare le sfide future.

A seguito della ricapitalizzazione SOS cambia nome, da SOS Cuetara a SOS Corporacion Alimentaria, un mutamento significativo che suggella la fine di un'epoca.

Il prezzo che SOS ha dovuto pagare per salvarsi è divenire, di fatto, una società controllata dalle banche che oggi ne detengono il 48% del capitale.
Le banche sono state infatti decisive anche in questo processo di ricapitalizzazione. Dopo essere entrate nella società, oggi, hanno acconsentito a convertire una parte del credito da loro vantato in pacchetto azionario, per un controvalore di 150 milioni di euro.

Altri 50 milioni di euro sono stati sottoscritti da Ebro Food, dopo che la stessa società aveva acquistato la divisione riso di SOS, cosa che permetterà a Antonio Hernández Calleja e Demetrio Carceller, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Ebro Food, di sedere da gennaio nel consiglio di amministrazione di SOS.

Ora che SOS ha messo a posto i suoi conti, può guardare con maggiore serenità al futuro e ai programmi di espansione per la prossima primavera.
In Giappone infatti è stato siglato un accordo per la distribuzione, presso JET e Kanematsu dei marchi italiani Carapelli e Bertolli mentre in Brasile l'accordo con Gomes da Costa, prevede la distribuzione del solo marchio spagnolo Carbonell.
SOS ha inoltre previsto di entrare, con prepotenza, nel mercato cinese con un piano molto ambizioso che dovrebbe prendere il via già nel primo semestre del 2011.

Potrebbero interessarti

Economia

Addio all’olio extravergine di oliva italiano sugli scaffali dei supermercati

Le promozioni incessanti sull’olio extravergine di oliva comunitario stanno erodendo drasticamente la quota di mercato dell’olio nazionale nella GDO. Un salto all’indietro di tre anni anche sui formati. Le novità sulle politiche della Grande Distribuzione e la guerra tra Coricelli, Monini e Farchioni

30 maggio 2025 | 18:00 | Alberto Grimelli

Economia

Il prezzo dell’olio di oliva al 30 maggio: segnali di crescita in Italia sull’extravergine, in ripresa la quotazione in Spagna

La quotazione dell’olio extravergine di oliva italiano è stabile su quasi tutte le piazze e in lieve crescita a Brindisi, Lecce e Taranto. In ripresa a 3,6 euro/kg l’olio extravergine di oliva spagnolo, stabili o in discesa vergine e lampante

30 maggio 2025 | 13:00

Economia

Il successo dei vino italiano grazie all'export di bollicine

Nel 2024 si è bevuto meno. A soffrire soprattutto il consumo fuori casa con cali di vendite sostanziosi per enoteche e wine bar ma anche per il canale Horeca.  Il Veneto si conferma la prima regione vinicola d’Italia 

29 maggio 2025 | 14:00

Economia

Manca il caffè: crisi senza precedenti

Anni di produzione insufficiente, soprattutto per il cambiamento climatico, ma anche una domanda in forte crescita con l'espansione di nuovi mercati come Cina e India, mettono in crisi la filiera del caffè italiano

29 maggio 2025 | 10:00

Economia

Solo un italiano su dieci sa davvero cosa significa biologico

Il 57,5% degli italiani acquisti prodotti bio almeno 2-3 volte al mese ma la consapevolezza di cosa significa biologico è scarsa, da cui l'impossibilità di far crescere il valore aggiunto del settore

27 maggio 2025 | 16:00

Economia

Pecorino Romano DOP, una filiera da 700 milioni di euro

Il 64% del Pecorino Romano DOP prodotto viene esportato. Il mercato di riferimento sono gli Stati Uniti, confermandosi un prodotto d’eccellenza, capace di coniugare radici profonde, innovazione produttiva e un successo sempre più internazionale

27 maggio 2025 | 13:00