Mondo Enoico
Vitigni autoctoni. Nuove affinità tra Spagna e Italia
Le due sponde del Mar Tirreno sono, a livello vitivinicolo, più vicine di quanto non si pensi. Tra Pisa e la Rioja vi è un filo rosso
27 giugno 2009 | Giancarlo Scalabrelli
Interessanti novità sono emerse nel corso della presentazione dei risultati conseguiti nellâambito del Progetto di valorizzazione di alcuni vitigni minori delle Colline Pisane.
Il Convegno si è tenuto il 15 giugno 2009 presso lâazienda Poggio al Casone della Castellani S.p.a. dove sono state realizzate le ricerche che hanno visto la partecipazione di un vasto gruppo di ricercatori dei Dipartimenti di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose, Biotecnologie Agrarie, Biologia delle piante agrarie e della Scuola Superiore SSSUP SantâAnna. Alla presenza dei rappresentanti della âARSIA, della provincia di Pisa e del Comune di Crespina e con la partecipazione del prof. Amedeo Alpi, che fungeva da moderatore.
Il convegno ha avuto come obiettivo la presentazione dei principali risultati derivati dallâattività di ricerca condotta nel biennio 2008-2009.
Tale convegno riveste particolare importanza in virtù della sempre maggiore attenzione verso i vitigni locali.
Hanno costituito oggetto di ricerca vitigni ad uva nera âColorino di Pisaâ, âAbruscoâ, âGranoirâ, âOlivaâ, âCanina neraâ, âBuonamicoâ, âSanto Stefanoâ e âUva Vecchiaâ, Ciliegiolo e il vitigno Colombana (o Verdea) ad uva bianca.
Le ricerche condotte hanno fornito un quadro della situazione sanitaria del materiale autoctono considerato, evidenziando alcuni presunti cloni promettenti di Caninaâ (n. 2), Abrusco (n.1), âSanto Stefanoâ (n.3), Oliva (n.2), Verdea o San Colombano (n. 1) e Ciliegiolo (1).
Eâ stato condotto un approfondito lavoro di caratterizzazione morfologica, fisiologica, molecolare e tecnologica al fine di valutare la possibilità di valorizzazione delle loro caratteristiche.
Sono emerse caratteristiche peculiari dei vitigni Abrusco, Buonamico (o Giacomino) e Santo Stefano, per quanto concerne le caratteristiche del grappolo, delle bucce e degli aspetti relativi alla maturazione. Il vitigno Santo Stefano è risultato essere geneticamente identico al Tempranillo, principale vitigno dei vini rossi della Rioja.
Di particolare interesse gli studi sulla espressione genica relativamente ad una serie di geni responsabili sia della biosintesi antocianina che delle sostanze aromatiche dellâacino. La conoscenza dei momenti di attivazione genica e la loro espressione, verificata dalla effettiva sintesi dei composti aromatici ha fornito interessanti indicazioni sui vitigni Abrusco, Giacomino, Ciliegiolo e Colorino. In particolare è emerso come le tecniche di defogliazione precoce su Ciliegiolo possano avere effetti favorevoli sulle caratteristiche delle uve incrementando il patrimonio fenolico ed aromatico.
Sono state effettuale anche indagini sui lieviti autoctoni allo scopo di selezionare quelli aventi caratteristiche utili ad essere impiegati in vinificazione. In particolare due ceppi specifici isolati su Oliva e Canina hanno fornito promettenti risultati.
La valorizzazione dei vitigni in questione ha riguardato anche lo studio delle componenti fenoliche che caratterizzano e la risposta alla micro vinificazione. Sono emerse le doti peculiari dellâAbrusco, per la ricchezza del patrimonio fenolico e sensoriale, il Santo Stefano e il Giacomino per gli aspetti sensoriali. Gli altri vitigni Canina, Oliva e Uva vecchia, biotipi diversi di uno stesso vitigno hanno fornito uva di minore gradazione zuccherina e più ricche di acidità . I diversi vitigni pertanto, se vinificati con tecniche adeguate hanno mostrato la possibilità di fornire vini interessanti. In particolare considerando gli aspetti compositivi e i profili sensoriali è possibile prospettare la produzione di vini varietali di pronta beva per il Santo Stefano e per il Buonamico, mentre lâAbrusco, grazie alla sua ricchezza in antociani e tannini sembrerebbe maggiormente indicato per vini da affinamento, anche in miscela con il Sangiovese.
Dalle conclusioni del progetto è possibile evincere che alcuni di questi vitigni possono essere utili per favorire la diversificazione produttiva grazie alle loro peculiarità allo scopo di produrre vini a caratteristiche particolari, per consentire il rafforzamento e lo sviluppo di aziende viticole orientate alla produzione di vini aventi un forte legame territoriale.
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