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Le regole essenziali per ristrutturare e riconvertire un vigneto

L’Unione europea, l’Italia, le Regioni fissano limiti e obblighi per chi intende avvalersi del contributo pubblico ma è prioritario porre attenzione alla specifica situazione aziendale

17 gennaio 2009 | R. T.

Con la proroga dei termini per la presentazione delle domande di aiuto per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, l’interesse per la misura è tornato a crescere.

Vi sono tuttavia alcune regole essenziali che è bene conoscere prima di procedere con i progetti.
Le linee guida emanate dall’Unione europea e recepite a livello nazionale e regionale stabiliscono che la ristrutturazione e riconversione dei vigneti deve avere come obiettivi:
- l’adeguamento dell’offerta alla domanda del mercato, evitando un aumento del potenziale produttivo ed ottemperando ai principi ispiratori del Regolamento CE n. 479/2008;
- l’incremento qualitativo della produzione, con particolare riferimento alla materia prima (base ampelografica, corretta scelta varietale in funzione delle caratteristiche pedo-climatiche delle diverse zone viticole, tecniche colturali adeguate, ecc.) mantenimento e rafforzamento dell’identità delle produzioni nelle diverse zone rientranti nelle aree delimitate dai disciplinari di produzione, nonché di quelle a spiccata vocazionalità e ad elevato valore paesistico
- il consolidamento delle percentuali di superficie iscritta a denominazione d’origine, con conseguente riduzione delle superfici investite a vigneti atti a produrre uva per vino da tavola comune di bassa qualità;
- l’aumento della quota dei vini a indicazione geografica favorendo lo sviluppo di vitigni autoctoni nelle zone di produzione;
- riduzione dei costi di produzione, soprattutto attraverso modifiche dei sistemi di allevamento per renderli adatti alla meccanizzazione totale o parziale (es. impiego di solforatrici,macchine agevolatrici per la raccolta, trattamenti antiparassitari, potatura semi meccanica ecc.);
- tecniche di coltivazione che tengano conto della salvaguardia dell’ambiente

Si tratta di regole assai generali che offrono all’azienda una ampia flessibilità operativa e di scelta, in particolare sul fronte varietale.

Le linee guida comunitarie mettono in evidenza l’alta valenza dei vitigni autoctoni, e appare gradita una scelta in tale senso, anche se ogni vitigno compatibile con la denominazione d’origine o la indicazione geografica della zona appare finanziabile.
La scelta è quindi completamente nelle mani dell’imprenditore che dovrebbe però valutare nell’ottica di lungo periodo, ovvero della durata media del proprio vigneto, trascendendo dalle quotazioni contingenti per singola varietà, denominazione d’origine o indicazione geografica. In particolare, nel caso la ristrutturazione sia su un’ampia superficie aziendale parrebbe opportuno impiantare una variegata base ampelografica, così potendo rispondere meglio alle esigenze mutevoli del mercato.

E’ utile anche ricordare che, vista la natura dell’investimento, le operazioni colturali devono essere effettuate per tempo e nelle migliori condizioni. E’ noto, ad esempio, che uno scasso su un terreno non in tempera, specie se argilloso, può procurare un danno che si ripercuoterà nell’intero ciclo produttivo.

Infine è utile evitare di risparmiare eccessivamente sui materiali, specie sulla qualità del materiale vivaistico e sui sostegni.
Solo la certificazione e la serietà del vivaista può garantire una lunga durata del vigneto, così pure una palificazione e dei fili scelti e selezionati possono offrire un corretto sostegno al vigneto per molti anni.

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