Mondo Enoico

Energia pulita dai sottoprodotti della cantina

La filiera vitivinicola, che produce sottoprodotti e scarti come i raspi, le vinacce, le fecce e le acque di lavaggio della cantina, può essere ripensata in una nuova ottica, con l'introduzione del concetto di bioraffineria

29 gennaio 2019 | C. S.

Valorizzare gli scarti della filiera vitivinicola utilizzandoli in cantina per ridurre i costi di trattamento dei rifiuti e produrre energia elettrica pulita.

E' il progetto BioVale -BIOraffineria: VALore aggiunto dei sottoprodotti Enologici- promosso dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell'Università di Roma Tor Vergata, in collaborazione con l'Associazione Donne della Vite e finanziato dalla Fondazione AGER-Agricoltura e Ricerca.

Punto cardine due incontri a Soave nel veronese e a Poggibonsi nel senese, per mettere in contatto il mondo della ricerca, dell'industria e dell'enologia.

La filiera vitivinicola, che produce sottoprodotti e scarti come i raspi, le vinacce, le fecce e le acque di lavaggio della cantina, può essere ripensata in una nuova ottica di economia circolare, con l'introduzione del concetto di bioraffineria.

Nei due incontri illustrate le possibilità di sfruttamento a fini energetici delle biomasse provenienti dai sottoprodotti.

Utilizzando in cantina il metabolismo dei microorganismi presenti negli scarti enologici, oltre a tagliare i costi, spiegano le ricercatrici del Dipartimento di Tor Vergata, Barbara Mecheri e Alessandra D'Epifanio, consentirà di innovare i processi per la conversione energetica e lo sfruttamento di nuove fonti rinnovabili. Sono i cosiddetti sistemi bioelettrochimici che potenzialmente sono applicabili anche sulle acque di vegetazione ottenute nel processo di frangitura delle olive, spiegano le ricercatrici.