Mondo Enoico

Per la caratterizzazione del vino un nuovo vaso vinario in cocciopesto

Riprendendo l'idea dalla tradizione romana e modernizzandola con le moderne tecnihe ecco un nuovo vaso vinario per le aziende vitivinicole del futuro. Primi risultati interessanti in Canton Ticino e in Toscana, specie per i vini bianchi

05 febbraio 2016 | R. T.

Non c'è solo l'argilla nell'enologia del futuro, sempre più si pensa a materiali dei tempi passati, utilizzando le nuove tecnologie.

E' stato così ripescato anche l'Opus Signinum con cui gli antichi Romani rivestivano cisterne e vasche termali e preparavano un intonaco isolante. Riprendendo tale tecnica, utilizzata anche per isolare i tetti dei Sassi di Matera, la Drunk Turtle ha brevettato un nuovo impasto con cui costruire nuovi vasi vinari.

Si tratta di un materiale derivante dall’impasto crudo composto da frammenti laterizi macinati (coccio), sabbia, legante cementizio e acqua di sorgente non clorata, che una volta asciutto può essere decorato come dimostrano i prototipi realizzati da Stefano De Renzis come omaggio all’arte di Mondrian e di Keith Haring.

Una tecnica antispreco, sottolinea Duccio Brini, proprietario di una tenuta vinicola di 22 ettari a Montepulciano, il Conventino, che la sta sperimentando sul Merlot, anche in termini energetici visto che non è prevista cottura ma solo una asciugatura naturale; non ci sono gabbie di ferro; nessun albero viene abbattuto nè legno arso. 

I vasi vinari in cocciopesto rappresentano l’innovazione per il mondo dell’enologia grazie a tre innovazioni tecniche: la forma, internamente ovoidale che facilita la condensazione dei gas della fermentazione e la creazione di moti convettivi utili al mosto, le ampie dimensioni, ed il cocciopesto, totalmente naturale e traspirante per consentire una microssigenazione più lenta particolarmente adatta ai vini bianchi e il controllo della temperatura tramite una piastra, ricorda il terzo socio, l’imprenditore Mario Poggianti.

Alcune prove svolte in Canton Ticino e in Toscana, sottolineano i produttori toscani, ”hanno già dato vita a risultati interessanti con vini che risultano diversi, sia da un punto di vista chimico, sia da un punto di vista organolettico”.

 

 

 

 

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