Mondo Enoico 28/10/2015

Il futuro della viticoltura italiana è in bianco

Il 2015 è per i vini bianchi Dop un anno di traguardi brillanti sia sotto il profilo della crescita, ben al di sopra del tasso medio di crescita del vino nel suo insieme, sia per il miglioramento distributivo della commercializzazione


Con i dati delle esportazioni di giugno, che aprono il periodo estivo per consuetudine legato al consumo dei vini freschi e leggeri, è possibile tracciare una prima valutazione delle tendenze dell’export dei vini bianchi Dop, segmento della produzione per lungo tempo trascurato, ma non certamente dai consumatori internazionali, visti i brillanti risultati conseguiti.

L’offerta di vini bianchi è molto ampia e ha registrato un crescente successo con tassi di crescita costanti nel corso dell’ultimo periodo. Lo spettro organolettico in cui si muovono i vini bianchi risulta essere tra i più vasti sulla scena vitivinicola internazionale e caratterizzato dal magico intreccio vitigno-territorio.

La riscoperta dei vini autoctoni ha portato alla ribalta globale vini con un consumo una volta circoscritto alla provincia o alla regione nei casi più rari. In pochi anni grazie alla crescente curiosità del consumatore internazionale sempre più smaliziato, e forse un po’ stanco dei classici vitigni internazionali, le Falanghine, l’Inzolia, il Vermentino di Gallura e le altre denominazioni, sono state proiettate sul palcoscenico globale, accanto ai punti di riferimento dei bianchi italiani come il Soave, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Pinot grigio.

L’export dei vini bianchi è parte del successo del vino italiano sulle tavole di tutto il mondo. Il valore dell’insieme dei vini bianchi: in bottiglia e sfusi, nell’arco degli anni 2010/2015 periodo gennaio-giugno, mostra una crescita da 520 a 710 milioni €, mentre i volumi hanno accusato una flessione di oltre 900 mila ettolitri, da 4.955 a 4.036 mila ettolitri. La quota in valore al 1° semestre del 2015 è così articolata Dop 41%, Igp 48% e sfusi 11%

I dati indicano che a flettere in maniera vistosa sono le consegne del vino generico con volumi in discesa costante da 2,8 a 1,6 milioni ettolitri, un differenziale di 1,2 milioni ettolitri persi in soli 6 anni. La buona notizia è che la flessione è da attribuire esclusivamente alla netta contrazione di vino sfuso. Gli altri segmenti dell’offerta italiana mostrano una discreta vivacità per le Igp: i volumi mostrano un’espansione da 1,1 a 1,3 milioni ettolitri; le Dop registrano una dinamica più contenuta da 962 a 1.033 mila ettolitri.

A crescere con tassi interessanti, quindi, sono i valori unitari dei vini Dop (sfusi e bottiglia) passati da € 1,85/l e 2,82/l (Graf. n 3), guadagnando terreno con un incremento di circa € 1,00 al litro, in un contesto congiunturale mondiale non particolarmente favorevole. Meno dinamica la crescita delle Igp da € 2,15 a € 2,53/l, pari ad un incremento di € 0,38 centesimi/l. Il dettaglio del vino in bottiglia mostra valori più generosi e lungamente attesi dalle imprese (Graf. n 10).

Bianchi Dop
Secondo Assoenologi, la fotografia di fine giugno offre uno spaccato ben delineato della domanda internazionale con i vini delle Altre Regioni saldamente nella posizione di leadership con circa il 47% del valore export. Seguono i vini del Trentino Alto Adige con il 26%, in terza posizione si trovano i vini del Veneto 20%. Le quote residuali sono appannaggio dei vini della Toscana e del Lazio, rispettivamente 4% e 2%.

Volgendo lo sguardo indietro nel tempo si nota che non tutti i segmenti hanno seguito negli anni la stessa traiettoria di successo. Così non sfugge la flessione dei vini Dop del Lazio in costante caduta negli ultimi anni. La domanda è debole anche per i vini Dop della Toscana che non riescono a duplicare il successo dei fratelli di territorio: i rossi Dop. Dopo un lungo periodo d’espansione i bianchi Dop del Trentino Alto Adige accusano una caduta della domanda con una contrazione delle consegne export di circa 10 mila ettolitri da 162 a 152 mila ettolitri (Graf n. 9). Quasi da contraltare si contrappone l’espansione dei vini veneti da 188 a 202 mila ettolitri e del gruppo delle Altre Regioni da 287 a 314 mila ettolitri i veri protagonisti di questo primo semestre dell’anno e dell’ultimo triennio.

Sul versante dei prezzi medi si registra una consolidata stabilità con una lieve tendenza alla crescita che sottolinea due elementi fondamentali dei mercati: espansione della domanda associata alla rigidità sul fattore prezzo. Il valore unitario più elevato è detenuto dall’offerta toscana con € 5,49/l ma con volumi piuttosto limitati. I vini provenienti dalle Altre Regioni spuntano qualche centesimo /litro come i vini del Veneto e del Lazio. I bianchi Dop del Trentino Alto Adige consolidano il VMU a € 4,26/l mostrando la potenzialità di dialogare con un segmento di consumatori delle fasce medio/alte.

L’andamento mensile delle esportazioni indica con ripetuta ciclicità l’apice dei flussi esteri nel mese di luglio, mentre agosto e gennaio segnano i punti più bassi del ciclo annuale. L’andamento dell’export delle diverse tipologie Dop (Graf. n 7) mostra la vivacità dell’offerta dei vini ricadenti nel gruppo Altre Regioni a partire dal 2010 con una progressione costante che determina un ampliamento della forbice con le Dop di diversa provenienza.

Nell’approfondire il segmento Altre Regioni Dop, l’analisi di Assoenologi rileva come dal confronto tra i tre principali mercati di sbocco: USA, Germania e Regno Unito, emerga una diversa vivacità nelle importazioni, pur assorbendo una quota cumulativa pari al 71% del valore totale dell’export. Dall’esame risulta che la crescita in valore della domanda nell’ultimo semestre è stata: USA + 26,8%, Germania +8,5% e Regno Unito +2,3%. Un secondo elemento caratterizzante è la maggiore volatilità delle consegne sul mercato statunitense, molto bene evidenziata dall’andamento altalenante della curva dei valori.

Le caratteristiche distributive delle varie tipologie delle Dop sono molto diverse e possono fornire utili indicazioni agli operatori sui fattori correttivi da mettere in campo per qualificare ulteriormente la presenza internazionale. Così l’offerta del Trentino Alto Adige mostra una quota preponderante in due mercati USA (43%) e Germania (27%), che cumulate arrivano al 70% del valore esportato. Nei vini del Veneto tale quota scende al 57%, ma con un’ inversione dell’importanza dei mercati Germania (36%), USA (21%). Quota ancora minore per l’offerta delle Altre Regioni USA (31%) e Germania (18%) per una quota cumulata del 49%, ma nel complesso con una distribuzione più equilibrata che costituisce un elemento di valore aggiunto per le imprese.

La crescita nel primo semestre del 2015 nelle tre tipologie più significative delle Dop bianche italiane è stata robusta e ben articolata nei mercati. Di seguito si riportano i mercati che hanno registrato gli incrementi significativi nel confronto del periodo gennaio-giugno 2014/2015.

Il confronto della composizione del paniere bianchi Dop nei due principali mercati USA e Germania (Graf. 17 e 18) pone in risalto la diversa propensione della domanda verso prodotti di recente introduzione nei mercati ed evidenzia come negli USA il 56% del valore importato sia costituito dai vini provenienti dalle Altre Regioni che associano le denominazioni del Centro e Italia del Sud; mentre l’import della Germania disegna una domanda più tradizionale più orientata ai prodotti già conosciuti come i vini del Veneto 32%, della Toscana 5% e del Lazio 2%.

Conclusioni
Il 2015 è per i vini bianchi Dop – conclude Assoenologi - un anno di traguardi brillanti sia sotto il profilo della crescita, ben al di sopra del tasso medio di crescita del vino nel suo insieme, sia per il miglioramento distributivo della commercializzazione. I tassi incrementali a due cifre in molti mercati aprono uno scenario completamente nuovo che rafforza la qualità dell’offerta di vino italiano nell’immaginario del consumatore internazionale. L’Italia si rinnova presentando non solo i vini rossi blasonati e consolidati, ma anche prodotti nuovi a nuovi consumatori pronti a nuove emozioni nel solco della tradizione italiana d’eccellenza.

di C. S.