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Strategie di difesa da peronospora viticola e resistenza ai funcidici

Dopo la disastrosa annata 2014, quest'anno la peronospora viticola sembra concedere una tregua. Sarebbe però incauto abbassare la guardia. Occorre monitoraggio e intervenire tenendo conto della possibile resistenza sviluppata ai fungicidi, con una strategia di difesa accurata

29 maggio 2015 | R. T.

Siamo lontani dagli allarmi del 2014, in cui i bollettini riecheggiavano di attacchi di peronospora.

Oggi la situazione, salvo qualche sporadico caso, appare più tranquilla ma, proprio per questa ragione è bene diffidare delle consuetudini.

E' sconsigliabile in particolare prevedere un andamento rigido dei trattamenti, preferendo invece monitoraggio in campo.

Non solo una questione di risparmio ma anche di un'attenzione e gestione oculata della strategia di difesa che deve tenere sempre più conto della resistenza ai fungicidi.

La ridotta sensibilità alle molecole tossiche per pronospora sta contagiando tutta Europa. Nei primi anni ‘90 il Cymoxanil (Curzate) aveva evidenziato un calo di efficacia, nei primi anni 2000 è stato il caso delle Strobilurine (Quadris) e nelle ultime stagioni tale fenomeno ha riguardato le molecole del gruppo dei CAA (Forum, Pergado ecc). Come segnalato dalla Fondazione Edmund Mach nel corso della stagione 2014 si è assistito soprat­tutto in Alta Vallagarina a un calo di efficacia della Fluopicolide (R6 Albis) in particolare sull’infezione di metà giugno.

Fonte: Fondazione Edmund Mach

La maggior parte dei prodotti “sistemici” agisce sulla vita della peronospora in un unico sito o con un uni­co meccanismo d’azione e per questo motivo tale categoria di fungicidi è più suscettibile a sviluppare resistenze da parte del fungo. I prodotti fungicidi di contatto che agiscono in diverse aree della vita del fungo o con diversi meccanismi di azione sono detti multisito (es. rame).

Per cercare di contrastare i fenomeni di resistenza viene consigliato di:
- ridurre il numero di trattamenti consecutivi con i prodotti monosito (più genericamente i “siste­mici”)
- alternare sostanze attive con diverso meccani­smo d’azione
- miscelare le sostanze attive a rischio con un pro­dotto multisito

In un’ottica di difesa biologica con rame, occorre tenere presente che questo è un principio attivo di copertura, da usare in strategia preventiva, dilavabile da una pioggia di 30-40 mm, e non avente attività curativa. Inoltre, essendo un metallo pesante, va impiegato a dosi ridotte.
Le prove condotte in questi anni hanno evidenziato che il rame può essere utilizzato a dosaggi inferiori rispetto a quelli di etichetta (un 20-30% in meno) dando comunque risultati soddisfacenti. Questo consente di ridurre il dosaggio di rame per ettaro/anno (6 Kg/ettaro/anno e comunque non più di 30 Kg/ha/anno nei 5 anni di utilizzo). Al di sotto di certi dosaggi/ha infatti lo ione rame non consente un’efficacia soddisfacente. Sotto i 20/25 g/hl di rame metallo l’efficacia decade velocemente. La strategia “a calendario” infatti non ha senso, perché in assenza di piogge e infezioni si possono allungare i turni prima di intervenire, mentre dopo piogge consistenti occorre ripetere l’intervento.

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