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Vini bianchi e rossi più equilibrati e ricchi di profumi per questa strana vendemmia

Uve migliori su terreni poveri, laddove la vite soffriva la siccità. Ma i danni ai grappoli si fanno sentire e soprattutto a preoccupare è il ritardo della maturazione nelle zone fredde e a maggiore altitudine

12 settembre 2014 | Giancarlo Scalabrelli

Con l’approssimarsi della vendemmia si iniziano a fare le previsioni sulla quantità del raccolto e sulla qualità. E’ ormai noto che anche nelle annate difficili si cerchi di non deludere le aspettative dei produttori da un lato e dei consumatori dall’altro. Ne deriva molto spesso che anche in annate sfavorevoli si trovi il modo di prevedere livelli qualitativo elevati.

Nell’affrontare quest’argomento vorrei evitare di cadere in questo errore cercando di motivare quanto di seguito espongo.

Sul fatto che sia un’annata più fredda e piovosa delle ultime annate siamo tutti d’accordo, ma soprattutto che si sia verificato un clima imprevedibile e altalenante è altrettanto vero. Ciò ha comportato numerosi problemi tecnici, nella difesa antiparassitaria, soprattutto nelle infezioni ripetute di peronospora e nell’impossibilità di fare una difesa appropriata, proprio in considerazione della scarsa prevedibilità delle precipitazioni. Ne sono derivati danni ai grappoli, anche tardivi, alla nuova vegetazione che si è andata formando anche in prossimità dell’invaitaura. Inoltre, in alcuni casi abbiamo avuto grandinate precoci su foglie e grappoli, molti dei quali hanno provocato una sorta di defogliazione precoce e un diradamento dei grappoli (in alcuni casi addirittura con esiti favorevoli sulla compattezza e sulla crescita dell’acino). In sostanza alle grandinate precoci la vite, in relazione anche al vitigno ha risposto bene riformando nuove foglie e attenuando la crescita degli acini che, invece, sono cresciuti più del normale nelle zone non interessate da questa idrometeora.

Dal punto di vista fenologico ci sono differenze piuttosto rilevanti sulle zone climatiche, soprattutto per il ritardo delle fasi fenologiche che preoccupano soprattutto le zone più fredde e a maggiore altitudine. Ciò ha giustificato l’autorizzazione all’arricchimento deliberato già in alcune regioni. Nel corrente anno le uve sono migliori ( minore dimensione degli acini e compattezza del grappolo) nei terreni più poveri e dove negli anni scorsi la vite soffriva per la siccità.

Certamente quello che non c’è da temere nel corrente anno è il livello troppo elevato della gradazione alcolica, poiché l’aumento della succosità ne abbassa il contenuto zuccherino. Ciò avrà effetti favorevoli sui vini bianchi e sui vini rosati che alcune aziende stanno proponendo.

Nonostante il ritardo fenologico, alcune zone, in particolare in Maremma e nel litorale toscano, che negli ultimi anni hanno sofferto per la siccità e temperature troppo elevate, quest’anno hanno beneficiato di temperature moderate che consentono la massima efficienza della fotosintesi fogliare, anche se manca lo stress moderato che indurrebbe una maggiore sintesi di antociani. Infine il patrimonio aromatico, come mostrato dalle recenti ricerche compiute dal nostro Dipartimento (DISAAA-A) è maggiore nelle annate in cui si registrano minori eccessi termici durante la maturazione, che degradano maggiormente alcune classi di aromi. In sostanza quindi, vini bianchi e rossi più equilibrati e ricchi di profumi, anche se quest’ultimi richiederanno una maggiore attenzione nella scelta vendemmiale e nella determinazione pre-vendemmiale della maturazione fenolica.

Ecco quindi che l’elevata qualità potrà essere raggiunta nei terreni più poveri e meglio drenati, in cui oltre alle favorevoli condizioni climatiche è seguita una’attenta tecnica di gestione vigneto.

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