Mondo Enoico
Un nuovo prototipo per i trattamenti fitosanitari dei vigneti collinari
Dall’Università di Padova, in collaborazione con il Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, una nuova attrezzatura che elimina l’esposizione ai prodotti da parte di chi lavora e vive nell’area
27 agosto 2014 | C. S.
Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore compie un passo in avanti verso una sempre maggiore sostenibilità: presentato mercoledì 27 agosto il primo prototipo di impianto fisso per trattare i vigneti in alta collina che una volta ottimizzato potrebbe permettere di sostituire l’elicottero e l’impiego della lancia a mano, eliminando l’esposizione ai trattamenti da parte di chi lavora tra i filari. Il prototipo è stato sviluppato nell’ambito del progetto D.E.R.I.V.A. (Difesa Ecosostenibile per la Riduzione dell’Inquinamento nella Viticoltura Avanzata) finanziato dalla Regione Veneto nell’ambito del PSR ed in parte dalla Camera di Commercio di Treviso e portato avanti dall’Università di Padova (Dipartimento DAFNAE e TESAF) in collaborazione con il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e con le aziende “Le Colture” di San Pietro di Feletto e “Villa Maria” a Farra di Soligo. La presentazione del 27 agosto si è tenuta nell’ambito del Field Day organizzato nei vigneti della cantina Villa Maria a Farra di Soligo. L’impianto fisso, frutto di 2 anni di sperimentazione, potrebbe avere numerosi vantaggi ambientali, economici e fitoiatrici, tutelando anche la salute di chi abita e opera nell’area.
I vantaggi
Il progetto favorisce il rispetto della Direttiva 128 sull’Uso sostenibile dei Prodotti Fitosanitari che “vieta l’irrorazione aerea che può essere autorizzata solo in deroga per la difesa ordinaria e per contrastare un’emergenza fitosanitaria, solo nei casi in cui non siano praticabili modalità di applicazione alternative oppure quando l’irrorazione aerea presenta evidenti vantaggi in termini di riduzione dell’impatto sulla salute umana e sull’ambiente”. Il prototipo richiederà un ulteriore sviluppo ma si possono delineare alcune considerazioni alla luce dei risultati già ottenuti. In primo luogo, l’impianto rispetta l’ambiente, evita la dispersione dei prodotti fuori dalle aree interessate ed elimina l’esposizione ai trattamenti degli addetti ai lavori. Inoltre è emerso che l’impianto, così come è stato concepito, consente di lavorare con volumi d’acqua del tutto compatibili con quelli distribuiti con le lance azionate manualmente. I tempi di lavoro sono ridotti e corrispondono ad un’elevata capacità operativa, che consente di completare la distribuzione in una frazione del tempo necessario ad un trattamento tradizionale, con evidenti vantaggi in termini di tempestività. Da sottolineare poi la possibilità di intervenire anche in condizioni di terreno impraticabile, in quanto è sufficiente che la vegetazione sia asciutta. Una tecnologia importante soprattutto in stagioni piovose come quella del 2014.
Caratteristiche del prototipo
Il prototipo è stato allestito in un appezzamento in collina di 1000 m2 occupato da 6 filari. La progettazione ha tenuto conto della necessità di trattare sia la chioma, sia soprattutto i grappoli, per questo motivo sono state allestite linee separate. Il volume distribuito doveva essere confrontabile con quelli tipici della lancia a mano e si è affrontato il problema del lavaggio delle linee a fine trattamento per svuotare l’impianto dalla miscela fitoiatrica e prevenire l’intasamento degli ugelli, risolto tramite l’uso dell’aria compressa. Per la copertura della chioma dall’alto sono stati usati ugelli tipo microsprinkler, mentre per il trattamento dei grappoli dal basso sono stati installati, su una linea per ciascun filare, montata a circa 40 cm dal terreno, ugelli a cono diretti verso l’alto. L’impianto è alimentato mediante una motopompa; l’acqua è immagazzinata in un serbatoio interrato da 3000 litri, mentre la miscela fitoiatrica viene preparata in un serbatoio esterno da 300 litri, dal quale viene immessa nell’impianto. Lo svuotamento a fine trattamento avviene, come accennato, mediante un compressore azionato tramite p.d.p.
A presentare il progetto DERIVA è stato il Prof. Giuseppe Zanin del Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali, Ambiente (DAFNAE) Università degli Studi di Padova. La prova pratica in campo del impianto fisso per la difesa fitoiatrica del vigneto è stata condotta invece dal dott. Cristiano Baldoin del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TeSAF) Università degli Studi di Padova. Ai collaboratori del Prof. Roberto Causin, Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TeSAF) e del Prof. Carlo Duso, Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali, Ambiente (DAFNAE) Università degli Studi di Padova è stato assegnato invece il compito di evidenziare le problematiche emerse nella difesa fitosanitaria.
Il 22 luglio 2014 era già stato organizzato un primo “Field-day” durante il quale si sono confrontate le performances di un Kit Antideriva installato su atomizzatori di vecchia concezione ed è stata illustrata l’utilità dell’introduzione di siepi e l’opportunità di combinare differenti misure di mitigazione. La soluzione proposta consiste nel “trapiantare” su atomizzatori esistenti un gruppo ventola di ultima generazione, caratterizzato da un attento studio dei parametri costruttivi e funzionali per l’ottimizzazione della dinamica del getto d’aria prodotto, che è il diretto responsabile della deposizione della miscela antiparassitaria entro la vegetazione evitando le dispersioni fuori bersaglio (deriva).
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