Mondo Enoico
Produrre uva di qualità, che stress!
Nelle aree semi-aride, che si stanno rapidamente estendendo, occorre controllare il rapporto tra grado alcolico, acidità ma anche contenuto di antociani, flavonoli e pigmenti polimerici. Irrigazione e diradamento i fattori chiave
23 marzo 2013 | Ernesto Vania
Due studi, uno spagnolo e uno australiano, approfondiscono il delicato tema tra diradamento e irrigazione con la qualità delle uve.
In un clima che sta progressivamente cambiando, con le aree aride che si stanno estendendo, raggiungere un buon equilibrio all'interno degli acini è sempre più difficile.
La ricerca condotta dall'Università di Navarra, su vitigno Tempranillo, si è concentrata in particolare sul diradamento. Quattro anni di esperienze ed esperimenti per testare non solo diversi gradi di intensità di diradamento ma anche gli effetti nelle diverse epoche. E' infatti noto che questo genere di intervento non porta sempre a risultati apprezzabili in campo, dal che la necessità di avere indicazioni più precise relativamente a tempi e modalità. In genere i ricercatori spagnoli hanno verificato un aumento dei solidi solubili, antociani e composti fenolici con un incremento dell'intensità di diradamento ma soprattutto con lo stato idrico della vite. E' quindi il grado di stress idrico che può influenzare in maniera decisiva il risultato dell'intervento di diradamento, in particolare se effettuato proprio nelle settimane di massima sofferenza e nel periodo dell'invaiatura. Per agire in maniera equilibrata, quindi, occorrerebbe una formula che potesse mettere in correlazione lo stato di stress idrico delle piante con l'intensità del diradamento.
Oltre al diradamento, tuttavia, si può intervenire anche con l'irrigazione. Lo studio australiano, condotto sul vitigno Merlot, ha permesso di ribadire scientificamente la correlazione tra deficit idrico e diminuzione del peso dell'acino, aumento della concentrazione di antociani e flavonoli. Al contrario la concentrazione di tannini non è stata influenzata dagli interventi irrigui. Non solo, però, una differenza all'interno dei frutti ma anche a seguito della vinificazione. In particolare le tesi non irrigate o irrigate a bassa frequenza hanno prodotto vini con concentrazione di antociani e flavonoli più elevati. Pochi riscontro invece se consideriamo il tenore assoluto di polifenoli. Tuttavia i vini scarsamente irrigati hanno mostrato una più elevata intensità del colore anche perchè è stato registrato un aumento dei pigmenti bisolfito resistenti, associati con più elevate concentrazioni di vitisin A e pigmenti polimerici. Anche a seguito di invecchiamento per 18 mesi, tale dinamica è stata confermata ed anzi si è accentuata la differenza tra tesi irrigate e trattamenti a bassa frequenza o viti non irrigate.
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