Mondo Enoico

La vite si può difendere da sola, magari con un aiutino

Una rivoluzione culturale considerare le piante come soggetti attivi della difesa fitosanitaria. Con le nuove ricerche e una nuova generazione di biostimolanti l'impossibile può diventare possibile

16 marzo 2013 | R. T.

Il concetto di naturalità, anche in viticoltura, passa attraverso quello di sostenibilità ambientale che si è tradotto, negli anni, in una riduzione dell'uso di pesticidi e prodotti di sintesi.

Un processo burocratico ma non culturale.

A fronte dell'esigenza di cibi “meno inquinati” veniva ridotta la possibilità di utilizzo di determinati pesticidi, ne veniva limitato l'uso, venivano introdotti registri e controlli.

Oggi è però stato compiuto un salto culturale grazie a nuove ricerche in cui si è andato a indagare più a fondo nei meccanismi interni di difesa delle piante, analizzandone i processi biochimici e scoprendo che la differenza tra colture, o varietà, tolleranti e non è spesso legata ai tempi di reazione rispetto all'infezione e al tempo trascorso tra l'avvenuto ingresso del patogeno e l'attivazione della difesa sistemica e meccanica da parte del vegetale.

E' stato ad esempio scoperto che alcune proteine sarebbero in grado di stimolare i geni di difesa. Queste proteine, identificate come PR, sono state divise in classi a seconda del loro funzionamento e gene bersaglio.

Naturalmente scoprire le proteine PR coinvolte in una reazione di difesa rispetto a una specifica patologia permette di introdurre un nuovo concetto di lotta ai parassiti, specie quelli fungini. Una lotta basata sull'induzione alla resistenza, con particolare riferimento all'accelerazione dei tempi di risposta.

Alcuni esempi di come la ricerca abbia proceduto speditamente nel campo di questi nuovi sistemi di difesa sono rappresentati dai biostimolanti, ottenuti di solito da alghe o altri esseri vegetali, che contengono proteine PR in grado di simulare un attacco e indurre una resistenza.

La laminarina e il fucoidano attivano le PR 1,2, 3,5 con rilascio di acqua ossigenata. Il mannitolo aumenta la produzione di ABA. L'estratto di Saccharomyces attiva i sistemi di diefsa sistemica. Le carbossilammine attivano la produzione di transamminasi. L'estratto di Polygonum Cuspidatum contine molto resveratrolo che è un ottimo antiossidante. Ma anche alcuni micronutrienti possono avere un effetto coadiuvante importante, tra questi calcio, zinco e manganese.

Grazie a queste ricerche sono anche nate delle linee di prodotto commerciale che sono state sperimentate in campo dall'Università di Firenze, mostrando risultati incoraggianti, anche se in un anno di bassa pressione di peronospora e oidio.

I risultati hanno infatti mostrato su peronospora, con rilievo a fine luglio sulle foglie, che il grado di attacco e l'indice di diffusione tra il metodo di difesa attraverso biostimolanti (9 trattamenti con linea Kalos: Frontiere, Coptrel e Oomisine) e i trattamenti aziendali a calendario (8 trattamenti a base di Metafrenone, Dimetorf e Metiram) erano assolutamente allineati e confrontabili.

Risultato simile anche per l'oidio, con rilevazione sul grappolo, sempre a fine luglio.

Ancor più significativi i dati riscontrati su Black Rot, ovvero il marciume nero. In questo caso, infatti, la linea di difesa attraverso biostimolanti si è comportata persino meglio rispetto alla tesi di confronto con trattamenti standard secondo lo schema aziendale.

 

Ne risulta quindi che i biostimolanti provati possano avere un buon riscontro e, a parità di trattamenti rispetto a quelli tradizionali,

 

Bibliografia

Atti convegno: "Vite: altri mezzi di difesa", Terre dell'Etruria, 14 marzo 2013

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