Mondo Enoico 02/02/2013

Una fotografia del mercato vitivinicolo mondiale e le prospettive fino al 2016

Una fotografia del mercato vitivinicolo mondiale e le prospettive fino al 2016

In attesa della manifestazione fieristica, Vinexpo ci regala uno studio dettagliato sul consumo mondiale, la produzione e gli scambi internazionali di vini e distillati


Anche quest'anno Vinexpo ha affidato all’agenzia Iwsr (International Wine and Spirit Research) uno studio dettagliato sul consumo mondiale, la produzione e gli scambi internazionali di vini e distillati.

Non solo, la relazione si spinge ad analizzare cosa accadrà fino al 2016.

Creato nel 1971, il database Iwsr rappresenta la banca dati più vasta, più precisa e più dettagliata del mercato mondiale dei distillati, diventando un punto di riferimento per gli operatori del settore.

Secondo lo studio, il consumo mondiale di vini fermi (inferiori a 15 gradi) e di vini spumanti è aumentato del 2,8% tra il 2007 e il 2011 arrivando a 2,679 miliardi di casse da 9 litri, cioè l’equivalente di più di 32 miliardi di bottiglie. E a 5 anni, tra il 2012 ed il 2016 il consumo mondiale dovrebbe accelerare la sua crescita, ritrovando il ritmo degli anni 2000-2005 con un +5,3% su 5 anni. E nel 2016, il consumo mondiale si stabilizzerà a 2,873 miliardi di casse da 9 litri cioè l’equivalente di 34,481 miliardi di bottiglie. La crescita del consumo dei vini spumanti, però, è più rapida di quella dei vini fermi. Nel 2011, i vini spumanti rappresentavano il 7,7% del consumo mondiale di vino. La loro crescita in termini di consumo è stata del 4,12% tra il 2007 e il 2011 (sul 2,72% per quella dei vini fermi) e dovrebbe arrivare all’8,52% tra il 2012 e il 2016. Questa crescita è dovuta essenzialmente all’aumento del consumo nei quattro principali mercati mondiali dei vini spumanti (Germania, Francia, Russia e Stati Uniti).

Per lo studio, la Cina, gli Stati Uniti, la Russia e l’Australia sono i motori della crescita del consumo mondiale. Tra il 2007 e il 2011, questi quattro mercati hanno visto il loro consumo progredire di 129 milioni di casse da 9 litri, cioè l’equivalente di 1,55 miliardi di bottiglie. Nel 2010, la Cina è diventata il quinto Paese consumatore di vino al mondo. Nel 2011, gli Stati Uniti sono saliti sul gradino più alto del podio e l’Australia si è classificata fra i primi 10, detronizzando la Romania.

In Europa, invece, il consumo rallenta e si modifica e, secondo lo studio, per la prima volta da 15 anni, la Germania ed il Regno Unito hanno visto il loro consumo di vino diminuire tra il 2007 e il 2011 rispettivamente del 2,73% e del 4,07%. Il consumo di vino si è pure ridotto del 7,13% in Francia e del 2,51% in Italia. La Spagna ha registrato una notevole retrocessione con un consumo che è crollato del 19,67% in 5 anni (tra il 2007 e il 2011).

A dominare il consumo mondiale è il vino rosso, nel 2011, infatti, rappresentava il 54,7% del consumo di vini fermi. E lo studio prevede che tra il 2011 ed il 2016, i vini rossi dovrebbero registrare una crescita in termini di consumo del 9,1%, in particolare grazie alla Cina, mentre i vini bianchi dovrebbero aumentare soltanto del 2,75%. E raggiungendo il 9,2% del consumo mondiale, i vini rosati dovrebbero dal canto loro segnare un aumento del consumo del 7,58% tra il 2011 ed il 2016.

A spiccare il volo sono le vendite mondiali di vini con un prezzo di oltre di 10 dollari americani la bottiglia, che rappresentavano 213,56 milioni di casse da 9 litri nel 2011 (cioè l’8,6% del consumo mondiale di vini fermi) con una crescita in termini di consumo del 12,59% sul 2007 principalmente concentrata in Cina, negli Stati Uniti e in Canada. L’aumento del loro consumo dovrebbe ancora accelerare tra il 2011 ed il 2016 (+29,93%) mentre nello stesso periodo quello dei vini con un prezzo tra i 5 e i 10 dollari americani la bottiglia dovrebbe essere del 9,99%. I vini acquistati a meno di 5 dollari americani la bottiglia (69,92% del consumo nel 2011) dovrebbero, invece, evidenziare un aumento di consumo del 2,77% nello stesso periodo.

Dal punto di vista del commercio mondiale il vino continua il suo sviluppo e secondo lo studio un po’ più di una bottiglia su quattro (il 27%) consumata nel mondo riguarda un vino “importato”.

Questo segmento di consumo conferma una crescita più rapida di quella del consumo totale (+7,92% tra il 2007 ed il 2011, rispetto a +2,83%). E nell’export la Francia resta il leader in termini di valore, con 9,902 miliardi di dollari americani (+5,24% sul 2007), rafforzando la loro leadership mondiale come fatturato realizzato grazie all’esportazione di vini. Sono seguiti dai vini italiani e spagnoli, il cui fatturato all’esportazione progredisce meno velocemente sulle vendite in termini di volume (+24, 31% contro +47,62%), segno di una diminuzione notevole del prezzo medio dei vini esportati. La stessa analisi si può applicare ai vini australiani (+13,3% in volumi e -20,94% in valore tra il 2007 ed il 2011) mentre al contrario i vini cileni proseguono una strategia di “promozione dell’alta gamma” sul mercato mondiale (+8,13% in volumi e +33,09% in valore tra il 2007 ed il 2011).

Dal punto di vista del mercato mondiale dei distillati, la prima area di consumo è l’Asia-Pacifico, dove, nel 2011, è stato realizzato il 61,5% del consumo mondiale. Questo consumo è in forte aumento (+74,31% tra il 2007 ed il 2011), tuttavia la crescita dovrebbe rallentare tra il 2012 ed il 2016 secondo lo studio Vinexpo (+13,63%). Il Baijiu (alcol bianco a base di sorgo, di frumento o di riso), consumato in Cina (primo paese consumatore di distillati al mondo), rappresenta d’altronde da solo più di un terzo del volume di distillati consumati al mondo.

Nel particolare, il consumo mondiale di vodka si stabilizza, quelli del rum e dei brandy continuano a svilupparsi. Tra il 2007 ed il 2011, infatti, il consumo mondiale di vodka è diminuito del 4,93%, ma, secondo le previsioni, dovrebbe nuovamente progredire dell’1,56% tra il 2012 ed il 2016. Nel 2011, nel mondo sono state consumate 491,68 milioni di casse di vodka. Parallelamente, il consumo dei brandy (ad eccezione di cognac e armagnac che hanno evidenziato un periodo di consumo quasi stabile tra il 2007 ed il 2011 (-0,92%) e dovrebbero risollevarsi con una crescita del loro consumo mondiale del 12,22% tra il 2012 ed il 2016) ha registrato una crescita del 23,24% e quello del rum è salito del 22,32% tra il 2007 ed il 2011.

Per quanto riguarda il fatturato, quello realizzato dalla vendita di distillati a livello mondiale è aumentato del 43% nei 5 anni tra il 2007 ed il 2011 (+32,64% per l’aumento dei volumi consumati nello stesso periodo). L’Asia rappresenta tuttavia soltanto il 48,6% del fatturato realizzato (per il 61,5% dei volumi consumati) ed il fenomeno di “premiumisation” osservato in particolare in Cina continua.

 

Secondo lo studio Vinexpo-Iswr, nel 2011, all’interno del panorama mondiale del vino, l’Italia era il primo Paese esportatore mondiale (in volume) davanti a Spagna e Francia, il secondo produttore mondiale di vino (dietro alla Francia), il terzo Paese consumatore di vino al mondo (dietro agli Stati Uniti e alla Francia) in volume e il sesto mercato mondiale per fatturato realizzato dalla vendita (al dettaglio).

Il consumo di vino in Italia, infatti, è arrivato a 303,12 milioni di casse nel 2011, posizionando il Belpaese al terzo posto fra i Paesi consumatori di vino al mondo (vini fermi e vini spumanti). L’Italia è inoltre il secondo mercato mondiale per il consumo pro capite (52,5 litri all’anno per abitante con un’età in cui è consentito il consumo nel 2011). Ma, se l’Italia è tradizionalmente e storicamente un paese viticolo, il consumo di vino non arresta la sua diminuzione da qualche anno (-2,51 % tra il 2007 e il 2011). E questo decremento dovrebbe continuare tra il 2012 ed il 2016 (-4,89 %).

Per i vini premium, nel 2011, la quota di mercato rappresentata da vini con un prezzo superiore ai 5 dollari americani rappresentava solo l’8,4 % del totale dei vini consumati in Italia. Questo segmento dovrebbe però aumentare sensibilmente da qui al 2016. Lo studio prevede, infatti, che i vini commercializzati con un prezzo tra i 5 dollari americani (3,59 euro) ed i 10 (7,19 euro) per bottiglia dovrebbero veder crescere il loro consumo del 13,49% tra il 2011 ed il 2016. Nello stesso periodo, il consumo di vini acquistati a più di 10 dollari americani per bottiglia dovrebbe aumentare del 23,24 %.

Dal lato dell’export made in Italy, l’Italia è il primo paese esportatore mondiale di vino e ha visto aumentare le proprie esportazioni del 42,69 % in volume e del 52,68 % in valore tra il 2007 e il 2011. I primi clienti dei vini italiani restano nell’ordine Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Benché le esportazioni abbiano continuato a progredire verso i due primi Paesi (Germania +14,13% e Regno Unito +24,8%), sono invece diminuite quelle verso gli Stati Uniti (-11,68%) e la Francia (-13,56%). Da sottolineare, le vendite di vini italiani in Ungheria, che sono aumentate negli ultimi cinque anni, passando da 4,5 a circa 11 milioni di casse da 9 litri.

Dal punto di vista del mercato dei distillati in Italia, nel 2011, il consumo si è stabilito a 15,75 milioni di casse da 9 litri, segnando un calo del 6,85 % sul 2007, che dovrebbe ulteriormente diminuire del 4,7 % tra il 2012 ed il 2016, secondo le previsioni a 5 anni dello studio Vinexpo.

In particolare, il consumo di Vodka è aumentato del 27,51% tra il 2007 ed il 2011 e dovrebbe raggiungere circa un milione di casse consumate nel 2012 (990.000 casse). La sua popolarità in Europa fa sì che lo studio ne preveda un nuovo aumento del consumo tra il 2012 ed il 2016 (+18,25%). Mentre il consumo degli altri distillati dovrebbe diminuire tra il 2012 ed il 2016, eccezion fatta per il Rhum che potrà godere di un rinnovato interesse (+9%).

di T N