Mondo Enoico

L’EUROPA CEDE ALL’AUSTRALIA ALCUNI DIRITTI SULL’USO DI MENZIONI GEOGRAFICHE

Durante il nuovo negoziato sul commercio di vino l’Ue capitola nuovamente, previste molte concessioni. Il tutto, inevitabilmente, si traduce in una mancata difesa e tutela delle nostre denominazioni di origine. Questi atteggiamenti remissivi preoccupano tanto più se si considera che l’Australia è un Paese altamente competitivo

05 marzo 2005 | C. S.

La Commissione europea sta negoziando con l'Australia un nuovo accordo sul commercio dei vini, che sostituirà quello del '94. Lo scopo dovrebbe essere quello migliorare la protezione delle indicazioni geografiche e di rafforzare le relazioni bilaterali, in modo da evitare problemi supplementari in seno ai prossimi negoziati WTO.
In realtà, i contenuti della bozza di accordo suscitano molte perplessità tra i produttori di Confagricoltura, che segnalano le eccessive concessioni di favore accordate ai vini australiani, a fronte del riconoscimento delle indicazioni geografiche da parte dell'Australia che si tradurrebbero, inevitabilmente, in un sostegno dei prodotti australiani, a scapito di quelli di altri Paesi della Ue.

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In particolare l'Australia propone alcune deroghe alle norme dell'accordo che disciplina l'etichettatura dei vini sulla questione delle menzioni tradizionali usate per i vini comunitari. Queste potrebbero essere contenute in un “trade mark” o “business name” per un vino commercializzato nel territorio australiano, o in paese terzo la cui legislazione lo permetta, a patto che il “trade mark” o “business name” in questione sia stato registrato “in buona fede” in Australia prima dell'entrata in vigore del nuovo accordo.
In pratica si consentirebbe, ad un vino australiano con marchio commerciale contenente la menzione “Amarone” o “Lacryma Christi”, registrato prima dell'entrata in vigore dell'accordo, di essere venduto negli Stati Uniti o nei mercati del Sud Est asiatico.
Altra questione riguarda le certificazioni: L'accordo prevede facilitazioni nella documentazione di trasporto dei vini australiani importati in Europa ed in particolare allarga ai vini sfusi le procedure semplificate già previste per i vini in bottiglia provenienti dall'Australia. Con la diretta conseguenza di favorire le esportazioni australiane di vini sfusi verso la Comunità e di creare un vantaggio competitivo nei confronti anche dei vini comunitari, ad es. italiani o francesi, venduti nei mercati interni. Il testo prevede un elenco di pratiche enologiche accolte da entrambe le parti contraenti. Per le pratiche enologiche nuove è prevista una procedura di autorizzazione provvisoria (non presente nell'accordo del ‘94) che consente di commercializzare il vino sottoposto alla nuova pratica enologica sul territorio della controparte, fino a quando non si conclude la procedura di consultazione ed accettazione.
Confagricoltura ricorda che fra le nuove realtà produttive l'Australia è il paese con capacità competitiva più elevata. Le stime per le prossime campagne sono di forte crescita produttiva, in conseguenza dell'impianto di nuovi vigneti di estensione decisamente significativa, che fanno prevedere il raddoppio nel 2004/2005 della superficie vitata rispetto a quella censita nel 1997, per arrivare a un'area di 140 mila ettari. L'Australia, inoltre, è già il primo Paese esportatore nella Ue con un'incidenza percentuale crescente.

Fonte: Confagricoltura

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