Mondo Enoico
L’Unione italiana vini cancella il proprio passato
Perché il presidente Uiv, Lucio Mastroberardino, ha cambiato drasticamente rotta? Per decenni lo storico annuario “Enotria” è stato un solido punto di riferimento. Oggi non lo è più. Il nuovo corso ne svuota l’anima culturale. L'appello di Luigi Caricato a cambiare idea
22 gennaio 2011 | Luigi Caricato

 
 Confesso di essere amareggiato. L’ho scritto senza alcun equivoco sul blog Olio Officina: link esterno
 Mette tanta tristezza sapere che la prestigiosa rivista “Enotria”, edita dall’Unione italiana vini, non sia più la stessa. Per un’organizzazione così importante, non basta fermarsi agli aspetti propriamente tecnici, economici e legislativi. Per promuovere con efficacia tutto quanto concerne la vite e il vino sono necessari anche i linguaggi e la profondità della cultura. E’ ciò che l’Unione italiana vini ha sempre fatto. Il nuovo corso di “Enotria” stride perciò con il glorioso passato di tale istituzione. 
 
 Questa mia amarezza vuole anche essere l’occasione per un appello a Lucio Mastroberardino, il presidente dell’Unione italiana vini, affinché ci ripensi. 
 “Enotria”, autorevole e prestigiosa rivista ha lasciato segni profondi nel Paese. L’ultimo vero numero della rivista risale al 2009. Ora invece la svolta improvvisa, che rinnega tristemente un percorso virtuoso di cui ha potuto beneficiare l’intero settore vitivinicolo.
 
 L’ultimo numero di “Enotria” (link esterno) è stato curato da due autorevoli firme del mondo enoico, Giuseppe Caldano e Antonio Rossi, due figure centrali nel mondo del vino, professionisti che stimo moltissimo, ma nonostante la loro bravura, il nuovo corso imposto ala rivista non ha nulla a che spartire con il passato.
 
 Oggi “Enotria” si è trasformata in un corpo nuovo, la vera “Enotria” è morta.
 Titolo e sottotitolo della nuova “Enotria” sono eloquenti: “L’esperto risponde. Vino ed etichettatura alla luce della nuova Ocm. Oltre 100 risposte ai quesiti di più stretta attualità”.
 
 Il lavoro di Caldano e Rossi è di grande utilità, sia ben chiaro, ma la loro professionalità è stata più volte manifestata in altre pubblicazioni di cui l’Unione italiana vini si è fatta da sempre promotrice. Non c’era necessità di snaturare “Enotria”. La pubblicazione “L’esperto risponde” meritavano una collocazione diversa, com’è finora accaduto. L’aver snaturato l’identità originaria di “Enotria” è un errore che non fa lustro alla presidenza di Mastroberardino.
 
 Lo ripeto: “Enotria” non può ridursi a pubblicazione tecnica. E’ meglio che chiuda la propria esperienza, piuttosto. Con la definitiva chiusura della testata, si renderebbe onore a una pubblicazione consegnandola direttamente alla storia, senza sottrarne i meriti conquistati sul campo. Tenere forzatamente in vita “Enotria” è una scelta desolante. Perciò, il mio personale appello a Mastroberardino vuol essere un accorato invito a ripubblicare l’edizione 2010 di “Enotria” senza rinunciare allo spirito originario. E’ ancora in tempo. L’attuale pubblicazione potrebbe essere classificata come allegato di “Enotria”, mentre in aprile, al consueto appuntamento del Vinitaly, sarebbe bello ritrovare il numero doppio di “Enotria” 2010 e 2011, con la consueta veste, quella dall’alto respiro culturale.
 
 Ci pensi, Mastroberardino. Farebbe soltanto una bella figura.
 
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