Legislazione
Contributi per l'energia termica garantendo rendimento e meno inquinamento

Il Conto Termico è un vero e proprio “assegno” erogato dal Gse. E' un'alternativa non cumulabile alle attuali detrazioni del 50% e del 55%
09 marzo 2013 | Marcello Ortenzi
La promozione di energia termica, nell'ambito delle strategie di diversificazione delle energie rinnovabili, che già rappresenta oltre il 45 per cento dei consumi finali dell'energia prodotta nella somma tra fonti tradizionali e rinnovabili, assume un’importanza rilevante a fronte delle potenzialità ed opportunità, in termini di efficienza, di valorizzazione delle filiere produttive e di sostenibilità ambientale, che essa comporta. Il Piano d'azione nazionale per l'energia da fonti rinnovabili, predisposto dal Governo e d’intesa con le Regioni in attuazione della direttiva comunitaria 2009/28/CE, assegna all'energia termica generata da biomasse legnose un ruolo di primo piano.
La produzione termica da biomasse è un sistema molto articolato in cui sono previste tecnologie diversificate, quali apparecchi domestici di diversi tipi, caldaie centralizzate e teleriscaldamento, a dimostrazione che l'intero settore è in grado di esprimere un potenziale maggiore di quello stimato, come evidenziato negli obiettivi da conseguire entro il 2020, che attribuiscono alle biomasse la produzione del 54 per cento dei 10,5 megawatt di energia termica da fonti energetiche rinnovabili. Incentivare una strategia di filiera del comparto, è riconosciuto dagli operatori come lo strumento indispensabile per lo sviluppo dell’energia termica da biomasse agroforestali e, più in generale, per una bioeconomia a basso impatto ambientale. Il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, che recepisce la direttiva europea sull'energia da fonti rinnovabili, ha delineato un nuovo quadro di strumenti e indirizzi per il raggiungimento degli obiettivi condivisi con l'Unione europea in termini di energia rinnovabile nei consumi finali lordi. Tra i contenuti di questo provvedimento molti interventi sono orientati a incentivare la termica da fonti di energia rinnovabile o che ad essa fanno riferimento, unitamente ad altre iniziative come: l'attribuzione di specifici contributi per interventi finalizzati alla produzione di energia termica da fonti di energia rinnovabile e per interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni. Gli articoli del decreto pongono in rilievo la precisazione che l'incentivo dovrà tener conto della tracciabilità e della provenienza della materia prima, nonché dell'esigenza di destinare prioritariamente all'utilizzo termico le biomasse legnose trattate per via esclusivamente meccanica, (articolo 24, comma 2, lettera g). Il decreto interministeriale attuativo è poi stato emanato il 28 dicembre 2012 e ha dato operatività ad una prima parte di questo provvedimento quadro. La normativa prevede 900 milioni di euro annui di cui 700 per i privati (persone fisiche, condomini e soggetti titolari di reddito d'impresa o di reddito agrario) e 200 per la pubblica amministrazione a favore dei piccoli interventi di efficientamento energetico e produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Il Conto Termico è un vero e proprio “assegno” che è erogato all’utente dal GSE e rappresenta un'alternativa non cumulabile alle attuali detrazioni del 50% e del 55%. La norma permette la possibilità di fare gli interventi non solo negli edifici ma anche nei fabbricati rurali esistenti e solo per le aziende agricole, è incentivabile non solo la sostituzione ma anche l’installazione ex novo di impianti di climatizzazione invernale a biomassa. I generatori a biomasse hanno la potenza massima incentivabile fino a 1 MW. I beneficiari dell’incentivo per la produzione di energia termica da rinnovabili sono i soggetti privati - persone fisiche, titolari di reddito d'impresa o reddito agrario e le pubbliche amministrazioni. Sono incentivabili gli interventi di piccola dimensione per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e di sistemi ad alta efficienza, quali impianti di climatizzazione invernale o di riscaldamento dotati di caldaie a biomasse, sino ad 1 MW di potenza e installati in sostituzione di impianti di climatizzazione invernale già esistenti, alimentati a gasolio, olio combustibile, carbone e a biomassa. Tra le tecnologie ammesse: caldaie a pellet, caldaie a biomasse combustibili ( esclusa la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani ), stufe e termocamini alimentati a pellet o a legna, purché garantiscano uno specifico rendimento termico utile. Il riscaldamento deve essere al servizio di edifici che siano iscritti al catasto o per i quali sia stata presentata la richiesta d'iscrizione, compresi quelli rurali e le relative pertinenze. Anche le serre esistenti possono rientrare tra gli edifici da riscaldare con generatori a biomasse e quindi ammissibili all’incentivo. Il sistema di incentivi che si è avviato non fa altro che riconoscere il peso che tale forma energetica ha nel panorama nazionale e che dovrà crescere necessariamente con il crescere del costo dei combustibili fossili e dell’incremento dell’inquinamento ambientale.
Le biomasse che compongono l’insieme dei prodotti commerciali adatti ad essere impiegati negli impianti calorici piccoli e grandi si presentano come legna da ardere, cippato, pellet e bricchette. Quindi, è una filiera legno-energia della quale fanno parte produttori e distributori di biocombustibili solidi, costruttori e distributori delle tecnologie di conversione energetica, il mondo delle professioni direttamente coinvolto come progettisti, installatori e manutentori.
Un aspetto caratteristico del parco apparecchi e impianti da energia termica è l’alto grado di tecnologia matura che abbiamo in Italia, in grado di fornire garanzie di sicurezza intrinseca e per l’efficacia delle attività di manutenzione e controllo degli impianti fumari e dei generatori che sono in grado di assicurare le imprese esistenti. Tuttavia, il fatto di ridurre le emissioni prodotte dalla combustione delle biomasse legnose, in particolare le polveri sottili, è proprio un obiettivo che i costruttori perseguono continuamente in relazione alle sempre più stringenti normative europee e per battere la concorrenza estera. Oggi però, a causa di una generale scarsa informazione a tutti i livelli si sta diffondendo una certa preoccupazione nei confronti dei biocombustibili legnosi per usi termici in generale, spesso senza considerare l'importante ruolo che essi hanno nell'economia locale e l'indubbio vantaggio derivante dalla loro rinnovabilità. Non deve essere mai trascurato il fatto che legna, pellet e cippato sono combustibili di origine naturale e rinnovabili al 100%. Ciò non toglie ovviamente che questi possano, in determinate condizioni di utilizzo, essere causa importante di inquinamento atmosferico.
Il materiale biomasse, come qualsiasi materiale che deve essere bruciato per essere utile, ha attinenza con le polveri sottili (PM10 o PM2,5) che, naturalmente, interessa la qualità dell’aria, soprattutto in contesti locali con scarsa ventilazione e un ridotto ricambio della stessa. La biomassa produce polveri sottili fondamentalmente perché le caratteristiche fisiche di un ciocco di legna, di una scaglia di cippato o di un singolo pellet sono tali da renderne la combustione più difficoltosa rispetto a quella dei combustibili liquidi o gassosi. L’utilizzo di questo combustibile solido, come esplicitato di recente dal dott. Panvini del Comitato Termotecnico Italiano, comporta un ruolo fondamentale sia per il combustibile, sia per la tecnologia e sia per le modalità di gestione dell'impianto, purché visti come parti di un unico insieme. Un buon combustibile utilizzato in un apparecchio scadente fornisce prestazioni scadenti soprattutto dal punto di vista ambientale, così come la miglior tecnologia disponibile gestita male o utilizzando un combustibile di bassa qualità spesso non consente di rispettare elevati standard qualitativi. E' quindi l'equilibrato accoppiamento di questi fattori che può garantire un sereno e sostenibile futuro alla combustione delle biomasse. Aspetto fondamentale, come sempre afferma un esperto come Panvini, è la professionalità degli operatori che ormai sono particolarmente attenti a garantire il rispetto delle prestazioni ottimali dei sistemi da loro gestiti. Le tecnologie di combustione che si possono trovare già da diversi anni sul mercato consentono di ottenere comunque basse emissioni e raggiungere alte efficienze energetiche (elementi fortemente connessi tra loro). A questi sono inoltre sempre associati sistemi di trattamento fumi molto performanti e di fatto obbligatori a partire da determinati livelli di potenza. Anche in questo caso però la scelta del combustibile gioca un ruolo fondamentale, anche se i controlli operativi sono tali da ridurre il suo ruolo rispetto al settore del riscaldamento domestico mediante piccoli apparecchi. Le norme tecniche nazionali UNI TS 11263 e UNI TS 11264 definiscono i requisiti di qualità che devono avere questi combustibili per consentire elevate prestazioni e le prossime norme europee EN 14961 completeranno il quadro sostenibile di queste attrezzature.
Oltre alle azioni dei costruttori di impianti e alle normative nazionali di incentivazione dei processi produttivi energetici sicuri e sostenibili il Comitato Termotecnico sta approntando l'apertura del "FORUM CTI sul riscaldamento a biomassa" anche con il preciso compito di informare e formare gli utenti e gli operatori circa il ruolo fondamentale che i biocombustibili solidi hanno nel panorama energetico nazionale e di fornire indicazioni tecniche volte a favorire l'autoregolamentazione del mercato e un uso sempre più diffuso della biomassa per usi termici nel rispetto dell'ambiente e dell'efficienza energetica.
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