L'arca olearia

L'olio di oliva vergine, questo desaparecido. Ma dov'è finito?

Perché non compare più nel mercato dell'imbottigliato? Perché nessuno più lo propone sugli scaffali? Non sarebbe una buona idea ripresentarlo al dettaglio? Le risposte dei protagonisti

15 novembre 2008 | L. C.

Sono quattro le distinte classi merceologiche riguardanti la categoria degli oli di oliva che possono essere presenti sugli scaffali, destinate alla vendita al consumo diretto.
Tutto già noto, certo, ma qualcosa non convince.

Con il nuovo regolamento comunitario 1513 del 2001, in vigore dal primo novembre 2003, compaiono alla vetta della qualità l'olio extra vergine di oliva e, in seconda battuta, l'olio di oliva vergine, quindi, a seguire, l'olio di oliva propriamente detto (ottenuto dal taglio di olio di oliva raffinato con una parte non precisarta dal legislatore di olio di oliva vergine diverso dal lampante) e l'olio di sansa di oliva (ottenuto dal taglio di olio di sansa di oliva raffinato con olio di oliva vergine diverso dal lampante). Fin qui nulla di nuovo, ma il grande mistero consiste nell'assenza pressoché totale, dagli scaffali dell'imbottigliato, dell'olio di oliva vergine. Eppure in passato lo si imbottigliava, non era affatto lasciato in secondo piano. Perché dunque, nonostante ve ne sia in gran quantità, nessuno lo immette sul mercato?

Lo abbiamo chiesto ad alcuni tra i protagonisti del comparto, come domanda impertinente, ma non per questo fuori luogo. Una ragione della latitanza degli oli vergini di oliva c'è, ma lasciamo perdere certe prevedibili suppozioni e leggiamo invece i punti di vista di chi opera nel settore.



ANGELO CREMONINI
Amministratore delegato Olitalia srl: link esterno

Oggi l’olio vergine di oliva è sempre meno disponibile: i produttori tendono a migliorare le loro produzioni per ottenere l’extra vergine.
L’olio vergine viene utilizzato nelle miscele di extra vergine in piccole percentuali per addolcire oli extra vergini particolarmente amari. Anche se tecnicamente l’attributo amaro è una caratteristica positiva, se è superiore all’intensità del fruttato viene rifiutato dal consumatore.

L’ informazione è focalizzata sull’extra vergine per le sue qualità salutistiche. Anche lo stesso olio di oliva sta perdendo terreno a scapito dell’extra vergine.
Ci potrebbe essere spazio nel mercato attuale per l’olio vergine ma, a partire dalla distribuzione, nessuno vuole commercializzare un prodotto inferiore all’extra vergine. Nessuno vuole fare il primo passo…

Penso che la possibilità di vedere l’olio vergine sugli scaffali ci possa essere solo se il differenziale di prezzo tra l’extra vergine e il vergine è grande. Non è il caso del mercato attuale.



CLAUDIO RANZANI
Direttore generale di Assitol, l'Associazione Italiana dell’Industria Olearia: link esterno

Non sono un esperto di marketing, ma credo che molto semplicemente con il tempo i consumatori abbiano sempre più privilegiato l'olio extra vergine di oliva rispetto all'olio di oliva vergine, visto come un prodotto di seconda scelta.

Scesi sotto determinati livelli di vendita, i confezionatori di olio vergine hanno abbandonato il prodotto, perché divenuto troppo "di nicchia" e perciò antieconomico per avere ancora un senso commerciale.

Faccio fatica ad immaginarne una riproposizione a livello di distribuzione moderna.


MARCELLO SCOCCIA
Assaggiatore professionista, vicepresidente Onaoo, Organizzazione nazionale assaggiatori olio di oliva:link esterno

Ho iniziato la professione nel 1985, e ricordo che in quel periodo capitava di assaggiare oli vergine confezionati che si trovavano in commercio, soprattutto nell area Francia meridionale. Non dimentichiamo che fino a poco tempo fa, in questa zona esisteva una dop con classificazione di vergine.

Nel corso di questi ultimi anni reperirli sul mercato è risultato sempre più difficile. Sicuramente, in anni dove il concetto di genuinità non sempre veniva distinto da quello di qualità, poteva avere uno sbocco maggiore.
Oggi la sensibilità del consumatore si è pian piano evoluta, privilegiando gli oli extra vergini e le loro tipicità.

Personalmente sono contrario alla loro commercializzazione, in quanto andremmo a nobilitare oli ottenuti in frantoio che non rispettano le buone pratiche tecnologiche e agronomiche.

Sono contrario anche al loro utilizzo nel blend dell'olio di oliva, poiché in questo caso, oltre al discorso del gusto, è importante che un buon extra preservi nel corso della shelf life il rafinato di oliva.



LAURA TURRI
Fratelli Turri, Cavaion Veronese: link esterno

In questo periodo storico vi è già una grande difficoltà a vendere l'olio extra vergine di oliva di qualità, figuriamoci l'olio di oliva vergine, che il consumatore ignora. E' un prodotto che non rispecchia i consumi, è difficile fare delle valutazioni, soprattutto ora, dopo tanti anni dall'introduzione di questa categoria merceologica.
Mio padre aveva provato a venderlo, all'indomani dell'introduzione sul mercato di tale classe merceologica, ma ottenne un riscontro anomalo, spiazzante. I nostri clienti lo rivendevano addirittura a un prezzo più alto dell'extra vergine, perché pensavano che fosse migliore. Vista tale difficoltà, pensò bene di rinunciare a proporlo.
Sarebbe certamente da studiare il caso dell'olio di oliva vergine, ma non credo sia opportuno investire risorse per cercare di capire il perché di tale assenza dal mercato dell'imbottigliato.



La pubblicità della Carapelli (del 1988) in cui compare la bottiglia di olio di oliva vergine


CARMINE BORRECA
Presidente Anfo, Associazione nazionale frantoi oleari: link esterno

Come frantoi non trattiamo molto questo tipo di olio, ma la Spagna, insediatasi ora stabilmente in Italia, non ha più interesse verso tale prodotto, puntando piuttosto sull’extra vergine.
Se la grossa industria riuscirà a crearsi un margine di guadagno può senza dubbio ripresentare l'olio di oliva vergine sugli scaffali, ma non mi sembra che ciò sia realisticamente possibile. Una simile ipotesi sarà concretizzabile solo se vi è un interesse commerciale concreto.



NATALE FREGA
Preside Facoltà di Agraria all’Università Politecnica delle Marche:
link esterno

Ogni olio di oliva vergine, si sa, diventa automaticamente un olio extra vergine di oliva con un taglio, basta effettuare un blend ed è fatta.
Sarebbe semmai più utile toglierla, una simile categoria commerciale, è questo che si dovrebbe fare. Non esistendo sugli scaffali commerciali, andrebbe elimninata. Ha senso piuttosto che esista nel canale commerciale all’ingrosso, questo sì.

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