L'arca olearia 19/01/2024

La corretta potatura dell’olivo per gestire lo stress idrico

La corretta potatura dell’olivo per gestire lo stress idrico

La potatura dell’olivo deve tenere conto del potenziale stress idrico poiché la sopravvivenza degli oliveti in climi a bassa piovosità richiede che le chiome intercettino solo una piccola parte della radiazione luminosa


L'olivo è ampiamente coltivato nel bacino del Mediterraneo da circa 5000 anni, dove la produttività e la sopravvivenza di questo albero sempreverde longevo in ambienti con precipitazioni scarse e variabili dipendono dalle caratteristiche fisiologiche ma anche dalla gestione.

L'albero esercita un efficace controllo della perdita d'acqua per traspirazione e può anche sopportare intensi deficit idrici interni che a loro volta aumentano l'estrazione di acqua dal suolo. Gli aspetti critici della gestione che mantengono, seppur limitatamente, la traspirazione e l'attività metabolica durante i caldi e secchi mesi estivi, sono rivolti sia all’oliveto sia all’inerbimento.

Le decisioni strategiche sono la selezione della cultivar, la densità degli alberi e la dimensione della chioma, insieme alla gestione della superficie come terreno lavorato o come coltura di copertura di specie selezionate.

Gli aggiustamenti tattici sono rappresentati dalla potatura supplementare degli olivi e dai tempi di lavorazione del terreno, oppure dell’inerbimento, dalla falciatura o dagli erbicidi per limitare la crescita e l'uso di acqua delle erbacce, soprattutto dopo inverni secchi e durante estati secche.

La sopravvivenza degli oliveti in climi a bassa piovosità richiede che le chiome intercettino solo una piccola parte della radiazione incidente, a seconda della quantità e della distribuzione delle precipitazioni e della capacità di immagazzinamento idrico del suolo. In caso di stress idrico, infatti, la capacità di traspirazione della pianta si riduce poiché non riesce a estrarre acqua dal terreno. Con il blocco della traspirazione, l’intero sistema fisiologico dell’olivo si mette in stasi, con conseguenze negative sulla produttività (cascole di frutti e limitazione dell’inolizione).

I modelli di bilancio idrico delle colture possono aiutare a definire le dimensioni ottimali delle chiome per la produttività e la sopravvivenza.

La corretta potatura dell’olivo per gestire lo stress idrico

Le chiome degli oliveti in asciutta sono costituite da alberi ampiamente distanziati e sono spazialmente eterogenee. Un parametro strettamente correlato sia alla fotosintesi potenziale che alla traspirazione è la percentuale (giornaliera) di radiazione solare intercettata (Q).

Può essere misurato direttamente da colonnine meteo intelligenti (DSS) o stimato dalle misure della densità e delle dimensioni degli alberi (larghezza, altezza e forma) e della densità dell'area fogliare all'interno del volume della chioma (Mariscal et al. 2000).

In ogni caso determinato, l'intercettazione target per un oliveto diventa una decisione importante per ogni olivicoltore ed è ottenibile da una combinazione di densità di impianto, metodo di potatura e frequenza di potatura.

L'equilibrio tra produttività immediata e produttività a lungo termine è un obiettivo che può essere favorito dall'uso di modelli di bilancio idrico in grado di valutare le interazioni fra copertura della chioma, l'evaporazione dal suolo e l'acqua rimanente per sostenere la traspirazione, la crescita e la sopravvivenza degli alberi.

Mentre l'evaporazione risponde all'inumidimento transitorio della superficie del suolo da parte delle precipitazioni, la traspirazione dipende dal contenuto d'acqua disponibile nella zona radicale. Questo aspetto viene esplorato utilizzando un semplice modello (Loomis e Connor 1992) che suddivide l'uso dell'acqua ogni giorno nelle componenti di traspirazione ed evaporazione del suolo in risposta alla copertura della chioma, alle precipitazioni e alla domanda evaporativa dell'atmosfera.

I calcoli sono stati effettuati per chiome di diverse capacità di intercettazione (Q) su un periodo continuo di 40 anni, utilizzando un clima tipico dell’area di Cordoba, ma ormai di gran parte delle aree olivicole anche italiane (precipitazioni medie di 567 mm, evapotraspirazione della coltura di riferimento (ETo) 1307 mm) per un terreno con una capacità di ritenzione idrica della zona radicale di 200 mm.

I risultati rivelano l'effetto della dimensione della chioma, espressa come intercettazione proporzionale della radiazione solare (Q), sulle componenti del bilancio idrico medio annuale dell’oliveto.

Essi mostrano come la traspirazione dell'olivo aumenti (100-375 mm) con Q nell'intervallo 0,1-0,6.

La decisione di una chioma appropriata non può tuttavia essere fatta su valori medi, in quanto gli oliveti devono sopravvivere all’estrema siccità estiva.

Un tentativo di caratterizzare il rischio di grave stress è stato fatto valutando la frequenza della bassa traspirazione, definita come i giorni in cui la traspirazione effettiva scende al 10% o meno del potenziale.

L'analisi presentata rivela che i frutteti con Q ≤ 0,3 evitano questo tipo di stress, ma che le piante possono andare incontro a gravi e grandi stress qualora il valore Q (radiazione solare intercettata) sia superiore a 4, con il numero di giorni in cui la pianta è sottoposta a grave stress idrico che cresce a 14, 61 e 82 giorni per oliveti con Q 0,4, 0,5 e 0,6, rispettivamente.

L'analisi sottolinea l'importanza cruciale delle dimensioni della chioma nel bilancio idrico dell’oliveto, con la necessità di regolare la pianta con una potatura più drastica in presenza di aree e condizioni agronomiche di grave stress idrico, lasciando una vegetazione più abbondante laddove vi sia meno pericolo di stress idrici forti.

Non solo, essendo la radiazione solare intercettata funzione della densità e delle dimensioni degli alberi (larghezza, altezza e forma) e della densità dell'area fogliare all'interno del volume della chioma, bisognerà ben comprendere il contesto olivetato in cui ci si trova ad operare. Un oliveto intensivo o superintensivo, a parità di condizioni climatiche e agronomiche, non potrà essere potato con la stessa intensità di un oliveto tradizionale ma richiederà, probabilmente, una potatura moderatamente più severa per resistere allo stress idrico.

Allo stesso modo, per limitare lo stress idrico, stante le mutevoli condizioni climatiche annuali, è possibile prevedere una potatura estiva, lasciando più chioma in primavera ma riducendola in caso di estate fortemente calda e siccitosa. Inoltre, in condizioni di area a forte stress idrico, può essere opportuno aumentare il turno di potatura, fino a farlo diventare annuale, per regolare la chioma, e quindi l’intercettazione luminosa, con più cura.

Intensità, frequenza e persino periodo di potatura possono risultare fattori determinanti per la gestione di oliveti in asciutta. Va ricordato, infatti, che una potatura anticipata porta generalmente a un riscoppio e rigoglio vegetativo più abbondante, tra l’altro di chioma generalmente più sensibile a stress idrici.

La corretta potatura dell’olivo, in tempi di cambiamenti climatici, non è solo ed esclusivamente rispetto della forma di allevamento o delle proporzioni dell’albero, dell’equilibrio chioma/radice o di quello vegeto/produttivo ma anche di tolleranza ai cambiamenti climatici, con particolare riferimento allo stress idrico, con conseguenti cascole anomale di frutti post allegagione, in caso la vegetazione sia eccessivamente rigogliosa o lussureggiante.

Bibliografia

Connor David J. (2005) Adaptation of olive (Olea europaea L.) to water-limited environments. Australian Journal of Agricultural Research 56, 1181-1189.

di R. T.