L'arca olearia

UN PROGETTO DA 400.000 EURO E UN MODELLO, IMPORTATO DALLA SPAGNA, PER LO SMALTIMENTO DELLA SALAMOIA E DELLA SANSA

Sansa per la produzione di energia ed evaporatori per lo smaltimento della salamoia. Guadagnandoci. L’Associazione Laziale Frantoi Oleari lancia un progetto per la gestione e il riutilizzo dei sottoprodotti del frantoio e della lavorazione delle olive da mensa

03 novembre 2007 | Duccio Morozzo della Rocca

L’associazione Laziale Frantoi Oleari sta per inaugurare il progetto pilota di riutilizzo dei sottoprodotti del frantoio e della lavorazione delle olive da mensa.
Il progetto prevede l’istallazione di un essiccatore per la sansa ed un evaporatore per la salamoia che, in caso di successo dell’iniziativa, potrebbero presto diventare 5, uno per provincia.
Il progetto è stato presentato dall’Associazione all’Agea nel maggio 2006 che ha approvato un finanziamento pari a 400.000 euro per macchinari da adattare alle realtà locali.

Un essiccatore è stato istallato a Campodimele (LT) in un capannone industriale e verrà tarato per sanse a 2, 2 e mezzo e 3 fasi.
Una caldaia a sansa da un milione di calorie, spiega il presidente dell’Associazione Defonso, riscalderà un cilindro in cui la sansa umida tra il 45% e il 65% sarà asciugata fino a raggiungere un 10-14% di umidità per essere poi stoccata sotto tettoie di 1000 mq dotate a loro volta di pannelli fotovoltaici”.
L’impianto è stato inoltre dotato di un sistema che abbatte fumi e odori della sansa mentre la capacità di lavorazione stimata nelle 24h sarà pari a circa 1000 q.li di sansa umida.

“Il passo successivo - dice Defonso - è l’istallazione a gennaio di un generatore di corrente a biomassa di 100 Kw. La nostra idea - continua Defonso- è quella di ritirare la sansa dei nostri associati e restituire energia ai frantoiani per un valore della sansa di molto superiore a quello assegnato dai sansifici. Per di più attuando una scelta ecocompatibile”.

Per risolvere il problema dello smaltimento dei reflui oleari l’Associazione propone dunque l’adozione di sistemi di estrazione a due fasi che, sebbene più onerosi in fase di essiccazione della sansa, farebbero risparmiare acqua durante la lavorazione in frantoio, trasporti e smaltimento delle acque di vegetazione.

L’obiettivo dell’Associazione è di arrivare ad un impianto che gestisca 300.000 tonnellate di sansa bagnata per una produzione da biomassa di 2 Mw e tettoie di 5500 mq di fotovoltaico da cui ottenere 400 Kw di energia.

Un primo evaporatore è stato invece istallato a Castel Madama (RM) per cercare di risolvere il problema dello smaltimento della salamoia dei produttori di olive da mensa.
“È un tunnel evaporativo -spiega Defonso- in cui l'acqua evaporando lascia il sale a terra.
Il sale verrà poi riutilizzato per la zootecnia”.
Questo impianto, attualmente in fase di istallazione e taratura, non sarà in grado inizialmente di lavorare che piccole quantità.

”L’Associazione, conclude Defonso, non perseguendo fini di lucro finanzierà il progetto da un lato attraverso la quota associativa dei frantoiani, che poi guadagneranno conferendo sansa, e dall’altro con la vendita dell’energia prodotta”.

Non ci è dato sapere però a sufficienza sulle catratteristiche tecniche del progetto, sul bilancio energetico né sulla sua effettiva ecocompatibilità.
E non ci è soprattutto chiaro se questi impianti saranno davvero in grado almeno di autosostenersi nel tempo.

Viste le reali esigenze del settore di trovare le soluzioni migliori per la gestione dei sottoprodotti e la crescente necessità dell’utilizzo di fonti energetiche pulite credo che questa iniziativa possa essere certamente uno spunto propositivo per la filiera.

Seguiremo con interesse gli sviluppi di questo progetto pilota con la viva speranza che non si dissolva, come purtroppo spesso accade, nel nulla.

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