L'arca olearia
La fitotossicità di fertilizzanti e rame sull’olivo

In post allegagione intervenire con trattamenti fogliari può risultare particolarmente delicato per via dell’alta sensibilità delle olive. La fitotossicità dovuta a fertilizzanti e rame può risultare molto pericolosa, dando luogo a importanti cascole
09 giugno 2023 | R. T.
La fitotossicità descrive gli effetti negativi sulla crescita, sulla fisiologia o sul metabolismo delle piante causati da una sostanza chimica, come principi attivi e molecole di fertilizzanti, fitofarmaci, metalli pesanti o nanoparticelle.
L’effetto fitotossico può derivare da un improprio uso di fitofarmaci e fertilizzanti per dosaggio e modalità di intervento, da una miscela con consentita tra più principi attivi, dalla tipologia di fitofarmaco o fertilizzante usato, nonché dalle condizioni meteorologiche in cui è stato effettuato il trattamento.
L’olivo, come sclerofilla, è una pianta meno sensibile di altre a fenomeni di fitotossicità, anche perché la conformazione e anatomo-fisiologia delle foglie permette di assorbire limitatamente elementi minerali o molecole organiche.
Le foglie, però, non sono gli unici organi vegetali suscettibili di fitotossicità potendo questo fenomeno mostrarsi piuttosto facilmente anche sui fiori e sui frutticini in crescita. Si tratta, infatti, di organi particolarmente suscettibili e con più difficoltà di omoestasi, ovvero la naturale capacità di regolazione del pH e dei soluti, organici e inorganici, all’interno dei tessuti.
In questa trattazione eviteremo di occuparci di trattamenti eseguite con miscele improprie, ovvero tra fertilizzanti e/o fitofarmaci non miscibili, o a concentrazioni superiori alle dosi indicate oppure a pH troppo acidi o troppo alcalini che possono favorire l’assorbimento prioritario di ioni che favoriscono fenomeni fitotossici.
L’agricoltore deve infatti sempre informarsi sull’eventuale miscibilità dei principi attivi che vuole utilizzare, delle concentrazioni a cui vanno utilizzati in miscela, oltre che del range di pH ideale per la soluzione, oltre che delle condizioni climatiche in cui effettuare il trattamento.
La fitotossicità su olivo dovuta ai fertilizzanti
L'urea, se viene applicata in quantità eccessiva, può provocare fitotossicità. Gli effetti fitotossici possono derivare dalla tossicità dell'urea direttamente o dalla produzione di ammoniaca dall'idrolisi dell'urea.
Anche il boro può causare problemi di fitotossicità e, quando in eccesso, può provocare la colatura dei fiori o ridurre l’allegagione fino alla cascola dei frutticini.
E’ importante anche considerare la qualità dell’acqua che viene utilizzata per eseguire i trattamenti, in particolare se le fertilizzazioni fogliari sono ripetute. I metalli pesanti sono composti metallici ad alta densità che sono velenosi per le piante a basse concentrazioni, sebbene la tossicità dipenda dalla specie vegetale, dal metallo specifico e dalla sua forma chimica. I metalli pesanti più rilevanti che contribuiscono alla fitotossicità nelle colture sono argento (Ag), arsenico (As), cadmio (Cd), cobalto (Co), cromo (Cr), ferro (Fe), nichel (Ni), piombo (Pb) e zinco (Zn). Di questi, Co, Fe, Ni e Zn sono oligoelementi necessari in piccole quantità per le reazioni enzimatiche e redox essenziali per lo sviluppo delle piante. Tuttavia, oltre una certa soglia diventano tossici. Gli altri metalli pesanti elencati sono considerati tossici a qualsiasi concentrazione e possono bioaccumularsi.
La fitotossicità su olivo dovuta al rame
Con l’elevata piovosità e l’elevata umidità relativa delle ultime settimane, e magari cadute anomale di foglie gialle, dovute al riacutizzarsi di infezioni di occhio di pavone dell’olivo, vi può essere la tentazione di effettuare trattamenti a base di rame per limitare eventuali patologie fungine.
I fenomeni fitotossici del rame si manifestano sulle foglie con arrossamenti, diminuzione della superficie fogliare e loro caduta, disseccamento delle gemme, disseccamenti di parte o di tutto il frutticino e caduta precoce.
Come fungicida, il rame viene proposto in sostanzialmente tre formulazioni chimiche: ossicluroro, idrossido, solfato. Tutte e tre le forme contengono il metallo come sale insolubile. Solo al contatto con l’acqua ed altri elementi ambientali, come l’anidride carbonica dell’aria, vengono liberati gli ioni Cu2+, caratterizzati dall’attività fungicida antibatterica. Quanto più rapidamente e quanti più ioni vengono rilasciati in forma libera, tanto più attivo, ma anche fitotossico, risulta il preparato.
La velocità con la quale avviene la liberazione degli ioni distingue le diverse forme chimiche del rame. L’ossicloruro entra in soluzione lentamente, per cui l’attività iniziale risulta lenta, la persistenza d’azione è prolungata. Per quanto riguarda l’idrossido, la liberazione degli ioni è piuttosto rapida, com’è quindi anche l’attività. Relativamente al solfato di rame, bisogna distinguere tra poltiglia bordolese e solfato tribasico. Il solfato rameico presenta una solubilità rapida e gli ioni vengono liberati velocemente. Grazie alla neutralizzazione con calce, nelle formulazione poltiglia bordolese, si ottiene un prodotto tollerato e più resistente al dilavamento.
La liberazione degli ioni non dipende esclusivamente dalla solubilità in acqua, ma anche dalle dimensioni delle particelle. Quanto più queste sono ridotte, tanto più rapidamente avviene il rilascio degli ioni e tanto meglio essi vengono distribuiti sulla superficie della pianta trattata. Se gli ioni vengono liberati in grande quantità e con rapidità, la intollerabilità da parte delle piante aumenta. Quindi anche la formulazione del prodotto (polvere bagnabile, granuli, liquido) ha la sua importanza. Le formulazioni in granuli, liquide o “flow” sono da preferire a quelle in polvere.
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