L'arca olearia
La cimice asiatica è la responsabile dell'anomala cascola verde delle olive
A partire dal 2017 la cascola verde precoce delle olive ha causato seri danni all’olivicoltura del Nord Italia, con perdite produttive anche del 90%. Il fenomeno è in continua espansione. Una ricerca condotta da tre agronomi lombardi ne imputa la responsabilità alla cimice asiatica
04 ottobre 2019 | Giandomenico Borelli, Matteo Ghilardi, Michele Dell'Oro
A partire dalle prime segnalazioni di cascola verde delle olive nel territorio della Pedemontana Veneta nel 2017, il fenomeno ha progressivamente interessato la
quasi âtotalità delle aree olivicole del Nord Italia, causando gravi decrementi produttivi. âIn alcuni oliveti le perdite registrate hanno interessato la totalità della produzione dell’annata.
In una prima fase le motivazioni della cascola anomala vennero attribuite al verificarsi di condizioni ambientali sfavorevoli. In seguito, grazie al contributo di tecnici ed esperti del settore, un’ipotesi maggiormente condivisa indicava, fra le cause, la recrudescenza di patologie fungine a carico della drupa. Queste due ipotesi, tuttavia, non sono apparse del tutto esplicative del fenomeno, in quanto, malgrado le diversità fra gli areali di diffusione dell’olivo nel Nord Italia, la sintomatologia è sempre apparsa comune; inoltre, l’impiego di fitofarmaci preventivi e curativi, notoriamente adeguati al contenimento di diverse patologie fungine, in nessun caso si sono mostrati efficaci.
Il quadro sintomatologico della cascola verde si manifesta con caduta anomala e anticipata delle olive, in prevalenza verdi o con macchie necrotiche. La resistenza dell’oliva al distacco risulta estremamente inferiore rispetto ai parametri normali, tanto che è sufficiente un leggero stimolo esterno per determinarne la caduta. A
partire dalla fase di post-allegagione e via via fino all’epoca di pieno indurimento del nocciolo il fenomeno della cascola si amplifica e si protrae fino ad interessare, in molti casi, l’intero ammontare delle olive presenti sugli alberi. Un’osservazione più approfondita delle olive interessate dal fenomeno, mediante dissezione radiale, evidenzia la presenza di necrosi all’interno dei tessuti dell’endocarpo, con totale devitalizzazione dell’embrione in formazione. Sopraggiunto il pieno indurimento del nocciolo, la cascola verde rallenta sensibilmente.
Tra le varietà coltivate in Lombardia troviamo principalmente Frantoio, Casaliva e Leccino. Fra queste si riscontra un’incidenza più marcata della cascola verde su
Leccino, arrivando a colpire anche la totalità delle drupe.
Fra le altre osservazioni, negli oliveti monitorati, si è rilevata una anomala presenza di cimice asiatica (âHalyomorpha halysâ) sulle chiome ed una specifica attività trofica dell’insetto sulle olive in accrescimento. Analizzando il comportamento delle diverse fasi giovanili âe degli adulti, si è potuta osservare attentamente tale attività trofica: l’insetto è in grado di inserire nell’oliva il lungo rostro caratterizzante l’apparato boccale pungente succhiante, fino a raggiungere i tessuti profondi dell’oliva, non ancora isolati meccanicamente dai tegumenti lignificati del nocciolo. Da ulteriori indagini è emersa inoltre la corrispondenza spazio-temporale tra colonizzazione degli areali da parte della cimice asiatica e diffusione della fenomenologia della cascola.
Prova sperimentale
Beneficiando delle importanti osservazioni sopra elencate, si è potuta progettare una sperimentazione incentrata sull’ipotesi di una possibile relazione, diretta o indiretta, tra l’attività trofica di âHalyomorpha halysâ e la cascola precoce delle olive.
La sperimentazione è stata condotta su tre appezzamenti, situati in tre differenti aziende olivicole della provincia di Lecco. Sono stati scelti oliveti in piena produzione con piante adulte della cultivar Leccino comprese fra i 15 ed i 35 anni di età, allevati a vaso policonico semplificato con sesto di impianto variabile tra 5x5 metri e 6x5 metri e privi di impianto di irrigazione.
Nello specifico sono state isolate, con l’ausilio di sacche in rete anti-insetto, diverse branchette fruttifere a partire dalla fase di post-allegagione (inizio luglio). Ogni
branchetta è stata preventivamente trattata con insetticida di contatto (piretrine), in modo da eliminare cimici ed altri insetti al loro interno. La scelta del principio attivo è stata motivata dall’esigenza di avere un limitato tempo di persistenza d’azione ed un elevato potere abbattente, in particolare nei confronti delle forme giovanili della cimice, come confermato da altri studi. Al termine della persistenza dellâ’âinsetticida, in metà delle branchette isolate sono stati introdotti otto esemplari di âHalyomorpha halys, âdi età variabile tra il secondo stadio preimmaginale e la forma adulta. Ogni replica è stata puntualmente georeferenziata ed identificata in modo univoco tramite l’apposizione di una targhetta recante codice identificativo.
Le branchette isolate sono state oggetto di periodico controllo visivo allo scopo di verificare l’assenza di insetti nelle repliche esenti da cimici e, viceversa, la vitalità
degli esemplari diâ Halyomorpha halysâ ove introdotti.
Al termine del periodo di prova, in corrispondenza del sopraggiunto pieno indurimento del nocciolo, si è passati alla raccolta delle diverse repliche, per poter
procedere alla fase finale di conta delle olive cascolate e di quelle sane ancora presenti sui rami.
Analisi dei dati e conclusioni
L’analisi statistica dei dati ottenuti dalla conta delle olive nelle repliche evidenzia che la differenza nella percentuale di olive cascolate fra i campioni con cimice e quelli senza è significativa. Nella maggioranza delle branchette con cimice la percentuale di cascola è stata pari al 100%, mentre in un solo caso troviamo un dato inferiore al 90%; nelle branchette senza cimice invece si è rilevata una cascola alquanto ridotta, con percentuali variabili dal 15% al 55%.
A conclusione del lavoro è possibile affermare che l’ipotesi dell’esistenza di una relazione causa-effetto tra attività trofica di âHalyomorpha halys âe cascola verde
dell’olivo sia quanto mai convincente.
Alla luce di quanto evidenziato si aprono nuove prospettive per ulteriori indagini ed approfondimenti. Fondamentale risulterà lo studio della suscettibilità al parassita da parte delle varietà d’olivo non incluse nel presente lavoro, anche in relazione allenumerose variabili territoriali ed ambientali che caratterizzano l’olivicoltura italiana.
Un ulteriore campo di studio potrebbe indagare eventuali responsabilità della cimice asiatica quale vettore di agenti fungini che colpiscono l’olivo.
Questa sperimentazione ha cercato di fare chiarezza, con dati oggettivi, sulla cascola verde delle olive, problematica emergente e fino ad oggi controversa.
L’auspicio è che, anche in olivicoltura, si possa dare il via ad un percorso concreto con soluzioni efficaci per il contenimento di questo nuovo parassita in grado di
colonizzare anno dopo anno territori sempre più vasti.
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