L'arca olearia

GLI IMPRENDITORI ITALIANI COSTRETTI A STARE A GUARDARE, MENTRE SOS CUETARA ACQUISIVA CARAPELLI. LA DENUNCIA DI ANGELO COLUSSI

I fondi di investimento hanno preferito gli spagnoli, una scelta legittima ma che lascia l’amaro in bocca, anche perché c’erano gruppi italiani interessati. “E’ stato un impoverimento per il Paese” afferma Colussi, che ha cercato di entrare nella trattativa, ma senza successo

08 luglio 2006 | R. T.

Dopo l’ufficializzazione dell’accordo e la vendita della Carapelli alla società spagnola Sos Cuetara, rimanemmo francamente stupiti e perplessi.

Non volevamo e potevamo credere che un altro marchio di successo, dopo Sasso, del comparto oliandolo italiano si trasferisse in mani estere, nell’assordante silenzio genrale, che però è stato recentemente rotto da Angelo Colussi, titolare del colosso alimentare che controlla Sapori, Liebig, Misura e Agnesi, in un’intervista a “Il Sole 24 ore”.

“Se sarei stato pronto - dice Angelo Colussi a Cesare Peruzzi -a rilevare Carapelli? Certo, e l’avevo detto con molta chiarezza a quelli del Montepaschi. Del resto, mica sono venuto a Siena solo per Sapori, che pure è un bel marchio, e tanto meno per sponsorizzare la squadra di basket. La mia strategia è quella di mettere insieme brand e attività nel campo dei prodotti alimentari del made in Italy. In questa ottica, Carapelli poteva essere una buona opportunità di crescita. Ma, lo dico da imprenditore italiano, era l’occasione per contribuire alla costruzione di un polo nazionale sempre più importante, evitando che un altro pezzo della nostra tradizione migliore finisse in mani straniere”.

E ancora

“Mi è sembrato uno sbaglio (ndr la vendita a Sos Cuetara) e, personalmente, mi sono sentito messo da parte. Che cosa non ha funzionato? Non sono in grado di dirlo. Ho provato ad inserirmi nella trattativa, ma evidentemente i fondi di investimento hanno ritenuto più conveniente vendere agli spagnoli. Posso affermare, però, che è stato un impoverimento del Paese”.

L’offerta della società spagnola, è necessario riconoscerlo, era superiore, probabilmente di circa il 10% a quella del gruppo italiano, e, se da un punto di vista prettamente economico questo risultava più che soddisfacente per i fondi d’investimento proprietari di Cappelli, da quello strategico l’Italia ha subito una importante perdita. La Carapelli detiene infatti importanti quote di mercato in aree strategiche, quali gli Stati Uniti ma anche l’Asia.

“L’olio - continua Colussi - è un settore sinergico rispetto al nostro businnes. Certo, anche gli spagnoli erano molto interessati, come non penso che fossimo l’unico gruppo italiano interessato a Carapelli. Come andrà a finire? Non sa a me dirlo. Se l’obiettivo è potenziare le vendite all’estero - conclude - tutto ciò che viene prodotto per l’estero può andare all’estero”.

Cosa resterà a Sambuca fiorentina?

Fonte intervista: Il Sole 24 ore

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