L'arca olearia

L'ultima fake news nel mondo dell'extra vergine d'oliva: le api fanno l'olio

Un messaggio fuorviante, che denota ignoranza in campo agronomico e olivicolo. L'olivo non produce nettare in grado di attrarre insetti pronubi, come le api. L'impollinazione dell'olivo è anemofila, ovvero avviene grazie al vento. Infine il miele di olivo non esiste. La comunicazione di Monini è un autogol

16 marzo 2018 | Elisabetta De Blasi

Che tipo di comunicazione si merita l'extravergine? E il consumatore?

Come non ricordare la pubblicità rimasta storica della Monini che aveva come slogan 'una spremuta di olive'? Il concetto, semplicemente espresso, faceva comprendere che un olio fatto bene viene dalla spremitura meccanica, perché l'oliva è un frutto. Ovviamente l'oliva non si spreme con le mani, ma tanto bastava a far comprendere il concetto, perché in ciò che si comunica è più importante la percezione dell'informazione.

Proprio la Monini avrà probabilmente pensato la stessa cosa nella sua nuova campagna di comunicazione sulla produzione in biologico. La pagina del sito istituzionale (http://concorsobios.monini.com/) recita in maniera secca e diretta 'Le api fanno l'olio'.

Ora, sappiamo quanto le api siano oggetto di apprensione collettiva, quasi come simbolo della preoccupazione per la sopravvivenza del genere umano, in un mondo produttivo sempre meno ecocompatibile. Ecco quindi che diventano 'testimonial', vallette al naturale, veicolo del concetto di naturalezza, di ambiente pulito, perché se è vero che se non ci sono le api l'ambiente è degradato, vuol dire che dove sono presenti l'ambiente è integro.

La pagina web si apre con un grazioso disegno: delle api stilizzate si poggiano sui fiori dell'olivo chiaramente riconoscibili, come pure la tipica foglia lanceolata. Un sottotitolo chiarisce ulteriormente: ' Vi presentiamo i nostri ospiti di eccellenza: la presenza delle api rende ancora più speciali i territori di Monini Bios'. Più giù, scorrendo la pagina, il messaggio continua supportato da una foto di olive: 'I prodotti della nostra tavola esistono anche grazie all’impollinazione delle api. Un uliveto sano rende le api felici: le abitanti delle 50 arnie che si trovano vicino agli uliveti di Monini Bios contribuiscono, con il loro lavoro, a creare una maggiore presenza di frutti, garantendo la salute dell’uliveto.'

Certo non è scritto espressamente che le api contribuiscono alla produzione di frutti dell'olivo ma il messaggio non è fatto da sole parole e la percezione è più importante dell'informazione (che peraltro non è l'obiettivo primo della comunicazione pubblicitaria).

La grafica iniziale che mette le api sulle mignole è probabilmente l'unico contesto in cui possiamo vedere questa curiosa combinazione: l'olivo si riproduce per impollinazione anemofila ovvero affidata al vento e non agli insetti pronubi. La pianta dell'olivo quindi non produce nettare in grado di attrarre gli insetti. In merito all'attività di raccolta delle api relativa al polline, è possibile ritrovare il polline di olivo nel miele, ma è sempre una casualità. In natura non ci sono gesti superflui e il lavoro di impollinazione svolto dalle api e dagli altri insetti pronubi è effettuato a fronte di un tornaconto che in questo caso non potrebbe esserci. Il metatesto è anch'esso parte del significante, ovvero di ciò che contribuisce a determinare il contenuto di ciò che comprendiamo. La scelta di inserire a metà pagina la foto con le olive è affiancata da una foto della bottiglia del prodotto e da un vasetto di miele che ripete in etichetta l'equivoco iniziale: api, mignole e foglie di olivo, suggerendo che possa essere miele di olivo.

Non è finita. La pagina rimanda ad un Concorso per cui Monini s'impegna a mantenere per un anno 50 api, suggerendo un'attenzione importante per l'ambiente. Un apicoltore davanti a questo 'attivismo ambientale' si farebbe una fragorosa risata e il consumatore che legge questa informazione non ha la percezione di essere davanti ad un'operazione di green washing.

Basta un solo dato: ogni arnia contiene almeno 50.000 api, quindi per sostenere un'arnia, bisognerebbe comprare 1000 bottiglie di olio bio.

Le api sicuramente non fanno l'olio, non contribuiscono a migliorare la fruttificazione nell'oliveto ma è vero che possono godere dell'inerbimento e della microflora spontanea (tarassaco, sulla, trifoglio, etc), dalla quale ricavare nettare e polline utile.

Dispiace vedere ancora una volta che si strumentalizza l'apparenza perdendo un'occasione per comunicare correttamente con il consumatore, in maniera semplice e diretta.
Evidentemente non si merita quella quota di realtà che gli permetterebbe di orientarsi dentro valori condivisibili, ma si ritiene più efficace costruire un contesto accettabile anziché uno vero, perché diciamocelo, il verosimile ha un certo appeal che però non c'entra niente con le api e il loro splendido lavoro.

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Redazione Teatro Naturale

20 marzo 2018 ore 09:37

Sig. Hives,
nessuno ha sostenuto che alle api sia precluso di bottinare il polline di olivo. Può capitare, in particolare nei momenti in cui ci sono scarse fioriture, nell'area dominabile dall'alveare, di piante nettarifere e pollinifere. E' infatti noto che le api, così come tutti gli insetti pronubi, privilegiano proprio le piante nettarifere. Le riporto di seguito alcuni stralci delle conclusioni di un lavoro dell'Università di Pisa (Insects visiting olive flowers (Olea europaea L.) in a Tuscan olive grove): “l'olivo rappresenta una importante ed abbondante risorsa di polline per differenti specie di insetti, sopratutto in tarda primavera quando la disponibilità di fioriture spontanee risulta ridotta.” E' evidente, quindi, che l'olivo è una “seconda scelta” per le api. In merito al fatto che le api possano risultare utili per impollinare l'olivo, nello stesso lavoro scientifico emerge che: “la nostra esperienza ha suggerito che
Olea europea può essere scelta da molti insetti come fonte di polline, per cui il loro ruolo potenziale di impollinatori non è da escludere. Sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati.” A questo lavoro, relativamente recente (anno 2010), non ne sono seguiti altri e se ne deduce che, se vi è un ruolo delle api nell'impollinazione dell'olivo, questo è assolutamente marginale. Tra le tante esperienze che si sono infatti giunte negli ultimi giorni emerge quanto segue: 1- la visita delle api all'olivo è più frequente al centro nord dove, tradizionalmente, sono meno importanti altre fioriture di erbe spontanee a fine maggio/inizi giugno 2- non tutti gli anni le api sono attive in egual misura nel bottinare il polline d'olivo, segno evidente che è una fioritura di ripiego 3- l'eventuale maggiore impollinazione dovuta all'attività delle api è marginale, al massimo relativa a qualche pianta nei pressi dell'alverare e non, come avviene in frutticoltura, su tutta la coltura. Questo perchè la struttura anatomica del fiore dell'olivo, come già evidenziato dal Morettini (Olivicoltura, 1950), è “costruita” per un'impollinazione anemofila. Ovviamente non è escludibile che qualche granulo pollinico rimanga nelle antere dopo la schiusura e che le api raccolgano anche questo. Si tratta però di casi eccezionali.
In conclusione, alla luce di quanto espresso, possiamo affermare che l'affermazione secondo cui le api sono insetti pronubi per l'oliveto è scorretta, una fake news se preferisce, e, tanto più, è scorretta l'affermazione secondo cui “le api fanno l'olio”. Il fatto che lei non reputi gravi o che comunque non le tocchino le affermazioni di Monini, non toglie nulla alla sostanziale falsità delle stesse.
Cordiali saluti

paolo hives

19 marzo 2018 ore 18:54

Scusate ma sono apicoltore da oltre 40 anni e olivicoltore, vi parlo della mia esperienza nel ponente ligure e le api bottinano il polline dell'olivo taggiasca abbondantemente, tanto da intasarne i telai con questo polline. E parlo di fiori, non di granuli caduti dai fiori. E' vero che non tutte le piante vengono bottinate nello stesso modo, quelle maggiormente bottinate hanno un numero di frutti maggiore, eccome. Per quanto riguarda il miele, l'unica produzione che mi é capitata di fare (raramente) sono melate di olivo (non miele di nettare), di scarso valore organolettico. Che ci crediate o meno, questo non mi tange.

Redazione Teatro Naturale

18 marzo 2018 ore 12:05

L'empirismo è certamente utile, così come l'esperienza sul campo, ma, senza adeguate basi culturali e scientifiche, rischia di portarci fuori strada. Prima di tutto, il colore del polline d'olivo è giallo-dorato, che vira all'arancio con la maturità e perdita di vitalità dello stesso. La struttura fiorale dell'olivo è conformata per l'impollinazione anemofila. Il polline si libera con 1-2 giorni di ritardo dalla schiusura del fiore. Quando è maturo, le due antere si aprono longitudinalmente liberandolo nell’ambiente; questo avviene nelle ore più calde e più secche della giornata (quando tendenzialmente le api sono immobili nell'alveare). In ambienti umidi o poco ventilati, i granuli pollinici tendono a rimanere in qualche modo agglutinati, cadendo in piccoli ammassi sulle foglie sottostanti o fino al suolo (è questo il caso in cui le api raccolgono più agevolmente il polline dell'olivo). Quando, cioè, vi sono le migliori condizioni perchè il polline si liberi nell'ambiente, le api non ne trovano più. E' questa la ragione per cui, prove effettuate fin dagli anni 1950, dimostrano che gli insetti pronubi sono sostanzialmente inutili per l'impollinazione dell'olivo. E' questa anche la ragione per cui gli olivicoltori, al contrario dei frutticoltori, non fanno portare arnie negli oliveti durante la fioritura. Se le api fossero così importanti per l'impollinazione come lei sostiene, tutti i suoi olivi, con alveari vicini, dovrebbero essere stracarichi di frutti, anche considerando che un'ape può muoversi per qualche centinaio di metri senza problemi (ma anche fino a 2-3 Km) alla ricerca di nettare e polline. Se ciò non accade è perchè solo su poche piante, probabilmente posizionate in maniera che il polline ha difficoltà a disperdersi col vento, per cui si agglutina e cade sulle foglie come spiegato in precedenza, possono trovare sufficiente polline da bottinare. Se poi non la convincesse ancora, e premesso che l'olivo non è una pianta nettarifera, grazie alla quale le api possono produrre miele, gli apicoltori potrebbero “produrre” polline di olivo per il commercio. Ciò non avviene semplicemente perchè la raccolta di polline di olivo è residuale rispetto a quella di altri pollini. Se la letteratura scientifica, da decine e decine d'anni, è concorde nel sostenere che l'impollinazione dell'olivo è anemofila è perchè vi sono ottime ragioni, tra le quali quelle illustrate, e perchè sono state fatte prove e sperimentazioni che hanno portato a tale affermazione. Buona domenica

LUIGI Castellano

17 marzo 2018 ore 13:02

Gentile Elisabetta, è vero, ci hanno insegnato a scuola che l'olivo ha un'impollinazione anemofila, ma la realtà è un'altra, parlo del mio ambiente - laghi lombardi - le api bottinano volentieri i fiori di ulivo, dove raccolgono polline in quantità, di colore grigio, in alcuni anni in maniera così massiccia e meticolosa che le piante intorno all'apiario sono sempre extra cariche. Forse prima di scrivere sugli argomenti bisogna vedere di prima mano e non fidarsi solo del risaputo. Cordialmente, Luigi