L'arca olearia
Attese, speranze e aspettative della nuova campagna olearia viste con gli occhi di olivicoltori e frantoiani

Ottima fioritura e allegagione in tutta Italia nelle testimonianze dei protagonisti. C'è ottimismo ma anche preoccupazione tra gli operatori. Che ne sarà delle quotazioni? “Il prezzo minimo garantito per l'olio italiano deve essere pilastro indispensabile del Piano olivicolo nazionale” ha dichiarato Piero Gonnelli
12 giugno 2015 | Alberto Grimelli
L'olivicoltura italiana sta morendo. No, l'olivicoltura italiana è in ripresa.
Affermazioni apparentemente contrastanti ma entrambe vere.
La produzione olivicola italiana è in discesa da anni ormai. Le 700 mila tonnellate, in parte di carta, sono un lontano ricordo. Nell'ultima campagna olearia abbiamo prodotto poco più di 180 mila tonnellate.
L'olivicoltura italiana è in ripresa. La fioritura e allegagione è buona dappertutto. Se non ci saranno inconvenienti, la produzione nella prossima campagna olearia potrebbe avvicinarsi alle 400 mila tonnellate. Una delle migliori campagne olearie degli ultimi anni.
“Nel nord della Puglia – ci spiega Elia Pellegrino dell'omonima azienda – la fioritura e allegagione è stata eccezionale. E' la quarta annata consecutiva di carica in Puglia. Una rarità favorita da ottime condizioni climatiche.” “ Confermo quanto detto da Elia – ci dice Stefano Caroli dell'omonimo frantoio – è chiaro che ora c'è preoccupazione sui prezzi. Già si notano i primi segnali di un calo, dovuto alle buone previsioni. Alcuni distributori, in mancanza di olio italiano, hanno virato sul comunitario. Si tornerà a comprare italiano? E' questo il timore principale degli operatori oggi.”
“Le prospettive sono buone per il catanese e per l'intera Sicilia – ci dice Salvatore Samperi del frantoio Fiorello – nell'area di Catania la prime proiezioni ci indicano un aumento del 20% rispetto a due aanni fa.”
“Anche in Calabria la situazione è buona, addirittura straordinaria per alcune varietà – ci spiega Mimmo Fazari dell'Olearia San Giorgio – su Ottobratica e Sinopolese ha sfiorato, in questo momento, il 100% di allegagione. Ovviamente ci aspettiamo un'abbondante cascola ma siamo ottimisti sulla prossima campagna olearia.”
“Anche in Sardegna, nonostante l'ottima campagna olearia precedente, si prospetta una buona produzione – sostiene Francesco Locci, presidente frantoiani della Sardegna – le olive in alcune aree sono già grandi come piccoli piselli.”
“Nel Molise ci attendiamo che la produzione torni a quella di due anni fa – ci dice Mena Aloia, dell'omonimo frantoio – siamo fiduciosi. Nel terreno vi sono sufficienti riserve idriche per affrontare l'estate. Ci auguriamo ovviamente non sia eccessivamente calda e siccitosa.”
“Nel Lazio, invece, le olive sono grandi come grani di pepe – replica Pietro Scibilia del frantoio Olitar – ma finalmente si prospetta una buona campagna olearia dopo due anni difficili.”
“Nelle Marche si tornerà a un'annata normale – ci dice Gaetano Agostini dell'omonimo frantoio – ora si tratterà di arrivare a raccolta con tutta questa produzione. Sono ottimista. Le riserve, anche dei privati, sono ridotte all'osso. Il mercato può non venire drogato da vendite di olive sottocosto da olivicoltori hobbisti.”
A confermare le buone prospettive produttive anche Alberto Amoroso e Enzo Giardino, produttori dall'Abruzzo: “fioritura e allegazione sono andate bene anche qui. La produzione tornerà, se tutto andrà bene, sui livelli normali.”
Un sospiro di sollievo per la prospettiva di avere quantità da commercializzare. Qualche ansia per la prospettiva di un calo dei prezzi dell'olio, tornando ai livelli del 2013 e 2014.
“Il prezzo dell'extra vergine italiano non può e non deve tornare a 2,5 euro/kg – sostiene il presidente Aifo, Piero Gonnelli – i 6 euro/kg di oggi non devono essere un'eccezione. E' una questione di costi di produzione. E' una questione di abbandono delle campagne perchè non rendono. Non è disaffezione per l'olivo e la coltivazione. Il prezzo all'ingrosso non può prescindere dai costi di produzione dell'olio italiano nelle sue diverse realtà. Ecco perchè credo che fissare un prezzo minimo garantito, da parte di tutti gli attori della filiera, sia indispensabile e sia indispensabile inserirlo nel Piano Olivicolo Nazionale. Anche imbottigliatori e industriali hanno compreso, dopo l'annata orribile, la necessità di avere olio italiano da vendere per competere sui mercati internazionali. Distributori e importatori non sono interessati a fare business con i marchi italiani se non possono offrire il Made in Italy. Olio comunitario o tunisino si possono trovare a condizioni decisamente più vantaggiose altrove. L'olio italiano fa la differenza.”
Olio italiano significa qualità e salute nel mondo. Occorre però salvaguardare questa immagine col prezzo, adeguato all'immagine, ma anche nelle qualità intrinseca. Caratteristiche nutraceutiche, soprattutto in polifenoli, ma anche caratteristiche organolettiche, esteri, aldeidi e vari composti volatili. La sicurezza alimentare non può tuttavia venire trascurata. Non è possibile vendere olio italiano con residui di molecole potenzialmente pericolose, dovute a trattamenti fitosanitari non più a norma o non eseguiti correttamente.
Sempre più i frantoi al centro della filiera olivicolo-olearia. Una consapevolezza ormai patrimonio degli stessi frantoiani ma anche della politica. “L'introduzione della figura del mastro oleario – ha dichiarato Luca Braia, assessore all'agricoltura della Regione Basilicata – nella legislazione regionale sarà presto una realtà. E' in corso di approvazione una nuova legge regionale sull'olivicoltura. E' nostra intenzione emendare questa legge per introdurre il mastro oleario, così da approvarlo e renderlo operativo già nelle prossime settimane.”
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13 giugno 2015 ore 15:59La sicurezza alimentare non può tuttavia venire trascurata. Non (DOVRA' ESSERE PIU') [è] possibile vendere olio italiano con residui di molecole potenzialmente pericolose, dovute a trattamenti fitosanitari non più a norma o non eseguiti correttamente.
Mi sono permesso di estrarre questo paragrafo, al fine di evidenziarlo, in quanto le nubi più fosche potrebbero venire proprio da qualche "isolato" caso, che giustamente, ma malauguratamente, potrebbe finire sui media, per fare il danno più grande.