L'arca olearia
I funghi, da soli, non possono causare il disseccamento rapido dell'olivo. E' solo Xylella fastidiosa?

Un articolato rapporto, di 13 pagine, in cui si tiene conto di recente bibliografica scientifica e dei video pubblicati in rete. Il responso è chiaro: "non esiste al momento alcuna evidenza scientifica che comprovi l’indicazione che alcuni funghi, piuttosto che il batterio Xylella fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del disseccamento rapido degli ulivi osservata in Puglia"
17 aprile 2015 | R. T.
E' un articolato rapporto quello dell'Efsa in risposta ai quesiti della Commissione europea. In un primo quesito la Commissione ha chiesto se potrebbero essere alcuni finghi patogeni come Pleurostomophora richardsiae, Phaeoacremonium aleophilum e Neofusicoccum
parvum, al pari di Xylella fastidiosa, a causare la sindrome del disseccamento rapido dell'olivo. La risposta dell'Efsa è chiara: "non esiste al momento alcuna evidenza scientifica che comprovi l’indicazione che alcuni funghi, piuttosto che il batterio Xylella fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del disseccamento rapido degli ulivi osservata in Puglia, nel sud dell’Italia. È questo l’esito principale di un’analisi condotta dall’Efsa sulla scorta di nuovi studi e di altre informazioni trasmesse all’Autorità."
E inoltre "gli studi esaminati dall’Efsa rilevano che i funghi tracheomicotici sono spesso associati all’avvizzimento dell’olivo e potrebbero essere coinvolti nella sindrome del disseccamento rapido dell’ulivo. La ricerca, tuttavia, non stabilisce né dimostra che tali funghi siano la causa primaria del declino degli ulivi.
Nella sua valutazione dei rischi da X. fastidiosa pubblicata a gennaio 2015 l’Efsa ha affermato che gli olivi malati “erano generalmente colpiti da un insieme di organismi nocivi comprendenti X. fastidiosa, diverse specie fungine appartenenti ai generi Phaeoacremonium e Phaemoniella nonché Zeuzera pyrina (falena leopardo)”. I nuovi studi, assieme ad altre evidenze disponibili, suffragano tale affermazione."
In particolare l'Efsa ha tenuto di conto degli studi di Antonia Carlucci dell'Università di Foggia che ha descritto la presenza di numerosi funghi tracheomicotici in Puglia con sintomatologie simili a quelle del disseccamento rapido.
Allo stesso modo l'Efsa ha valutato gli studi storici scientifici di Salvatore Frisullo, sempre dell'Università di Foggia, che afferma come una sintomatologia simile a quella del disseccamento rapido fu riscontrata in Puglia anche nel 1800. Allora denominata "Brusca", per brevità e intensità dell'attacco e dei danni sulla pianta, è causata dal fungo Stictis panizzei.
Non c'è, in questi studi, però, la prova che Xylella fastidiosa non sia la causa del disseccamento rapido degli olivi.
In realtà, come fa capire l'Efsa, non c'è neanche la prova contraria, visto che in base a prove di inoculo di Xylella fastidiosa su piantine giovani in California, queste non manifestavano la sintomatologia del disseccamento rapido. Si trattava, però, di un ceppo diverso, il Multiplex, rispetto alla subspecie Pauca rilevata nel Salento.
Più volte, nel suo rapporto, l'Efsa evidenzia la necessità di nuove prove e di nuovi studi. Ad esempio riguardo all'azione combinata tra funghi tracheomicotici e Xylella fastidiosa.
L'Efsa ha poi valutato i video e le indicazioni giunte dal Salento su cure, basate su buone pratiche agronomiche, di piante che manifestavano i sintomi del disseccamento rapido dell'olivo. L'Efsa ha sottolineato, però, che non vi sono prove che gli alberi in questione, ancorchè si rivelasse un miglioramento del loro stato fitosanitario fossero affette da Xylella.
Pertanto, secondo l'Autorità per la sicurezza alimentare europea: "non vi è inoltre alcuna evidenza pubblicata in letteratura scientifica che il trattamento della malattia fungina riduca l’insediamento, la diffusione e le conseguenze della Xylella, benché una corretta gestione del campo sia generalmente benefica per la salute delle piante."
L'Efsa è giunta anche alla conclusione che è improbabile che l'eradicazione di Xylella fastidiosa, cioè la sua totale eliminazione da una zona focolaio, abbia successo nelle zone in cui l’organismo nocivo è ampiamente insediato, a causa della estesa gamma di piante ospiti e delle varie specie di insetti vettori. Xylella fastidiosa è peraltro insediata su decine di migliaia di ettari della provincia di Lecce (Puglia).
Tuttavia, il ricorso a un insieme di misure di contenimento, quali:
1) impedire il movimento di piante infette o di insetti vettori infetti;
2) eliminare le piante infette (ovvero dove è accertata la presenza di Xylella fastidiosa);
3) controllare gli insetti vettori ed effettuare una corretta gestione della vegetazione circostante
potrebbe aiutare a prevenire o rallentare la diffusione dell’organismo nocivo dalla provincia di Lecce alle zone limitrofe o ad altri territori dell'Unione europea.
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Accedi o RegistratiRaffaele Giannone
21 aprile 2015 ore 12:56MI accomuno a migliaia di olivicoltori allibiti e disillusi come me: ma possibile mai che dopo il "secolo dei lumi", il secolo del positivismo, il secolo del progresso illimitato dove starnazzano i vari scienzialoidi laicissimi e supponenti siamo nel marasma più totale senza nemmeno uno straccio d'indizio scientifico sulle vere cause dei disseccamenti in Puglia?????!!
Si offenderà l'ineffabile astro-filosofo Odifreddi se mi riconduco all'antico detto latino : Felix qui potuit rerum cognoscere causas??
Ma, da allora, sono trascorsi due millenni ....cari colleghi olivicoltori!!
Dal Molise con simpatia! RG
Corrado Rodio
18 aprile 2015 ore 18:07Quanto è facile dire che non vi sono prove che gli alberi in questione, ancorchè si rivelasse un miglioramento del loro stato fitosanitario fossero affette da Xylella. Ma che ci vuole a fare sperimentazione con calce rame e zolfo ? Perchè i ricercatori non lo esperimentano? Forse perchè se funzionasse nessuno ci guadagnerebbe niente?
"Non vi è inoltre alcuna evidenza pubblicata in letteratura scientifica che il trattamento della malattia fungina riduca l’insediamento,la diffusione e le conseguenze della Xylella" ma nessuno vieta di sperimentarla!!!
E ancora, perchè nella zona focolaio alcuni oliveti sono rimasti indenni? Mi risulta che nessuno è andato a intervistare i proprietari per capire quale possa essere stata la/le pratiche che hanno permesso a quelle piante di non ammalarsi o di essere positive all'xypsella e non subire il disseccamento? Probabilmente anche in questo caso se si scoprisse il comune denominatore nessuno ci guadagnerebbe niente. E intanto la malattia avanza.....
Francesco Donadini
18 aprile 2015 ore 08:46gentili tutti, sono state fatte delle analisi sulla "vitalità" dei terreni? Le piante per mantenersi sane e vigorose, capaci quindi di organizzarsi utilmente nella crescita hanno bisogno di vivere in terreni sani. Spesso mi è capitato, nel mio Veneto, di scavare in terreni senza più un insetto, un lombrico, senza presenza di vita. Eppure non sembrava un terreno inquinato, ma è bastato un buon temporale per far cadere alcune piante all'apparenza verdi e sane. Le piante, come tutti gli organismi viventi, hanno bisogno di un complesso sistema vitale, se questo è deficitario alla fine il risultato è almeno una maggiore propensione ad ammalarsi. Secondo il mio parere aggiungendo anche una attenta esplorazione del suolo potremmo capire le concause e trovare le soluzioni.
Massimiliano Fois
21 aprile 2015 ore 15:44Buon pomeriggio,
vivendo in Sardegna ancora non ho vissuto il dramma degli ulivicultori pugliesi. Però come si fa notare, non si capisce perchè ci siano uliveti decimati ed altri confinanti praticamente indenni. Questo grazie alle pratiche del buon agricoltore consistenti nell' uso di prodotti rameici, potature annuali, e lavorazioni del terreno.