L'arca olearia
Occhi aperti. La Spagna oliandola sta seguendo le orme dell'Italia sull'alta qualità
Dieci anni fa gli oli italiani erano gli unici che occupavano la nicchia dell’eccellenza. Oggi non è più così. E' la risposta di una paese che ha compreso che la linea tracciata crea un mercato impazzito in cui si confondono proprietà e valori
09 febbraio 2013 | Duccio Morozzo della Rocca
La politica spagnola della quantità a basso prezzo ha ormai rivelato tutte le sue debolezze e fragilità.
Il risultato è un mercato impazzito e fuori controllo che paga oggi il lampante sopra i 2,50 euro/kg quando l’extra standard fino a pochi mesi fa era comprato per un 1,70 euro/kg.
La Spagna, come abbiamo imparato a conoscerla, è dunque in un vicolo cieco.
Ma non c’è solo crisi nella grande realtà olivicola spagnola. Ci sono aziende che hanno scelto di condividere la strada italiana dell’alta qualità raggiungendo in pochi anni risultati eccellenti, vincendo ambiti premi internazionali e inserendosi in circuiti di eccellenza che fino ad allora erano stati prerogativa unicamente italiana. Conquistando dunque quote importanti del nostro fiore all’occhiello: l’export dell’alta qualità.
“Entrare nel mercato dell’alta qualità non fu affatto facile- testimonia Francisco Vañó, produttore del pluripremiato brand Castillo de Canena e senza dubbio tra i migliori interpreti al mondo della Picual- Dieci anni fa gli oli italiani erano gli unici che occupavano la nicchia dell’eccellenza e della qualità massima. D’altra parte gli italiani sono stati pionieri nel diffondere la cultura dell’olio di oliva in tutto il mondo insieme alla magnifica dieta mediterranea. La Spagna aveva perseguito invece una tradizione di potenza produttiva basata più sulla quantità che sulla qualità. Fu necessario un enorme sforzo per comunicare ai mercati che anche noi eravamo capaci di produrre eccellenza”.
Oggi Castillo de Canena è l’esempio di una azienda modello che produce e commercializza con successo più di 80 tonnellate di extra vergine di altissima qualità presentato con un design fresco e convincente sui mercati di tutto il mondo.
L’aver sposato e interpretato in maniera magistrale le scelte italiane del passato di puntare su innovazione, alta qualità e tipicità –insieme ad un altro crescente gruppo di aziende- non può che farci piacere confermando che l’Italia ha scelto bene e che questa strada ha un futuro.
Un futuro che va però al più presto interpretato e studiato perchè il crescente interesse spagnolo per il segmento dell’alta qualità porterà sul mercato più concorrenza ma anche un indiscusso nuovo forte alleato nella diffusione dell’olio di alta gamma.
“Fin 1999, quando abbiamo iniziato con i miei fratelli a dedicarci all’estrazione di olio da olive, avevamo chiaro che il nostro obiettivo era l’alta qualità e che non avremmo mai cambiato direzione” dice Roberto Gracia, grande interprete di Arbequina nel suo frantoio nel nord della Spagna.
E mentre in Italia si avverte una stanchezza creativa e qualitativa del settore accompagnata da un abbassamento dei prezzi anche in regioni blasonate come la Toscana dove l’IGP certificato è stato ritirato da alcuni frantoi a poco più di 6 euro/kg i produttori spagnoli di eccellenza si sono allineati con il top della nostra produzione convinti (e convincenti con i buyer) che questo sia il giusto prezzo per l’olio di qualità, perchè fare qualità ha un prezzo.
“Con il nostro prodotto di punta, La Maja, siamo entrati nel 2006 nei circuiti gourmet vendendo circa 3.500 bottiglie da 0,500 ogni anno per un prezzo medio al consumatore di circa 16,50 euro - racconta Roberto Gracia - con Alfarf, di cui produciamo ogni anno circa 140.000 litri in confezioni di diverse capacità, il prezzo della 0,500 ml parte da circa 6,5 euro. Sono entrambi prodotti top, diversificati però a seconda del segmento di mercato”.
E nonostante lo stallo che si avverte nel nostro settore olivicolo oleario, la percezione e la considerazione in Spagna della “qualità italiana” tra i produttori è sempre stata ed è ancora molto alta. Come lo è d’altronde nei paesi del resto del mondo. Sono invece forse più gli italiani ad aver perso un po' di fiducia nelle proprie capacità e nelle proprie potenzialità negli ultimi anni.
Mi piace pensare che sarà proprio questa nuova bella Spagna olearia a stimolare il nostro orgoglio, a far rifiorire la nostra passione per il bello e il buono, per seguire la strada dell'eccellenza attraverso un continuo miglioramento, tecnico e culturale, e in definitiva a destarci da un lungo sonno, riprendendoci una leadership che ancora non abbiamo perduto.
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