L'arca olearia

Si salverà l'olio italiano?

Nella confusione più totale, c'e' chi no sa più da che parte andare. I prezzi sugli scaffali non aiutano. Il comparto oleario intanto sembra essere recalcitrante e "fare sistema" diventa quasi un'offesa, eppure c'e chi da almeno dieci anni lavora per tutelare gli extra vergini di qualità. Elia Fiorillo mette in luce l'esperienza del Ceq

07 luglio 2012 | Maria Carla Squeo

E’ proprio un settore tempestoso, quello dell’olio di oliva. Non è difficile rendersene conto. D’altra parte il prodotto in quanto tale è ritenuto assai prezioso, ed è inevitabile che su di esso si siano scatenate in continuazione una serie di attacchi e di speculazioni. I prezzi degli extra vergini sugli scaffali parlano chiaro. Non c’è alcuna ombra di dubbio. E i recenti provvedimenti dell’autorità giudiziaria non lasciano spazio a equivoci.

L’olio ricavato dalle olive, nonostante i bassi prezzi sugli scaffali, continua a godere di un grande appeal, ed è inevitabile che si cerchio sempre di imbrogliare. Le frodi commerciali sono una insidia, e l’Italia più di altri Paesi ne subisce le conseguenze, per via della buona immagine che ancora viene attribuita alle nostre produzioni. La domanda che sorge immediata e spontanea è se sia possibile salvare in qualche modo l’olio italiano. Luigi Caricato nel suo editoriale di sabato scorso, “Il buon esempio”, ne ha tracciato la strada da percorrere per uscire dallo stato di attuale difficoltà, indicando la via più lunga, dai risultati in compenso più ragguardevoli.

Ecco, è proprio così: spesso si procede dimenticando proprio le buone azioni. All’indomani della notizia che ha scatenato le attenzioni dei media, con il sequestro delle 8 mila tonnellate d’olio, tutti hanno voluto concentrasi sul fenomeno delle frodi, pochi hanno cercato di guardarsi intorno e di vedere se ci sono opere virtuose da parte di chi lavora nel settore.

Elia Fiorillo, il presidente del Consorzio di garanzaia dell’extravergine di qualità, il Ceq, nei giorni scorsi aveva rilanciato l’impegno da parte de proprio consorzio nella scelta che molto opportunamente definisce “antesignana”. L’idea stessa di un consorzio che si ponga a garanzia di un prodotto come l’extra vergine e della sua qualità è stata portata avanti da almeno dieci anni a questa parte. E così con orgoglio Fiorillo sostiene che il suo consorzio ha contribuito a dare un forte impulso agli indicatori di qualità dell’olio extra vergine di oliva. “D’altronde – dice – il consorzio Ceq, nato da un’iniziativa spontanea tra aziende di marca e organizzazioni di produttori, ha anticipato di dieci anni la necessità che oggi tutti reclamano di restringere le regole di qualità e aumentare la trasparenza”. Una strada per uscire dalle insidie delle frodi e dello scarso valore attribuito dal mercato agli extra vergini c’è.

“Quando nel 2003 chiedemmo per primi a Bruxelles, l’autorizzazione di scrivere in etichetta i Paesi di provenienza degli oli extra vergini che componevano i blend delle nostre marche associate, forti dei nostri parametri restrittivi – ha precisato Fiorillo – volevamo dare un messaggio di trasparenza ai consumatori, ma l’autorizzazione ci fu negata perché i tempi non erano ancora maturi ma oggi –aggiunge con orgpoglio – le vicende ci danno ancora una volta ragione”.

Educare il consumatore è la strada lunga da percorrere. Le strade brevi, quelle dell’impuslività, non portano da nessuna parte. E’ inutile parlare a vuoto, occorre segnali concreti. Educare il consumatore significa renderlo edotto di cosa sia davvero la qualità di un extra vergine e di come sia possibile scegliere in piena traquillità, senza incorrere in rischi e problematiche.

“Occorrono molti sforzi e molti investimenti per educare il consumatore per riconoscere la qualità degli oli extra vergini e compiere scelte consapevoli, ma un consumatore esigente, attento e informato è alla lunga l’unica vera garanzia che abbiamo affinché gli oli di qualità e le imprese virtuose possano trovare un’adeguata soddisfazione nel mercato”.  Al Consorzio di garanzia dell’extra vergine di qualità si punta su una progettualità che solo nel corso degli anni, dopo una lunga serie di investimenti e di attività educative, si possono alal fine conseguire i primi risultati. E’ solo attraverso questa via lunga e difficile che si potranno raccogliere risultati, non certo attraverso l’allarmismo fine a se stesso. Anche gli allarmi vanno lanciati con la dovuta cautela, senza gettare nel panico i consumatori.

“Sono anni che lanciamo l’sos per richiamare l’attenzione generale, ma non c’era la sensibilità per accogliere le nostre preoccupazioni”, ha sostenuto Elia Fiorillo. “Il diffondere, soprattutto all’estero un’immagine di truffatori – prosegue Fiorillo - non conviene all’Italia e finisce per penalizzare proprio le aziende più serie e di marca, quando invece avremmo la necessità di coinvolgerli in un alleanza tattica per creare valore e fiducia intorno ad un olio extra vergine italiano di qualità”.

Il Consorzio Ceq continuerà a promuovere il progetto di una filiera dell’olio italiano di alta qualità- “Siamo sicuri – sostengono – che in questa direzione altre aziende virtuose, dalle piccole aziende e cooperative agricole ai grandi confezionatori, potranno gradualmente affiancare sempre in questa direzione il Ministero, se vorrà e lo riterrà utile, potrà trovare l’alleanza di un gruppo di imprese integrate, specializzate, italiane, di marca, in grado di produrre, promuovere e vendere le migliori produzioni di questo Paese”.

La categoria merceologica dell’olio extra vergine di oliva va salvata, e soprattutto se gli extra vergini sono di produzione italiana. “Senza regole restrittive sulla qualità – conclude Fiorillo – si rischia di cadere nell’abisso senza fondo degli oli di più basso livello qualitativo, quelli con parametri in alcuni casi al limite della categoria commerciale”.

La Gdo dovrebbe fare la sua parte. “A loro – precisa il presidente del Ceq Fiorillo – chiediamo la stessa cura e attenzione riservata al vino. L’olio extra vergine di oliva non può continuare a rimanere una buona fonte di prezzi civetta utili a generare traffico nei punti di vendita. Può invece diventare una fonte di valore se è proposto valorizzando i tanti pregi nutrizionali e salutistici propri dell’olio extra vergine di oliva”.

Insomma, una strada per uscire dalla crisi dei prezzi è possibile, occorre muoverla di comune accordo con tutti gli attori della filiera, e come dice il saggio: meglio non farsi male gettando discredito sul settore. Ci vuole educazione, solo educazione e formazione.

 

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