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Le molte facce della montagna, sono mutati gli equilibri

Alpi 365 Expo, a Torino, dal 23 al 25 ottobre, un evento fieristico dedicato alle alpi, tra turismo, vivibilità, economia, sport e cultura

17 ottobre 2009 | Silvia Ruggieri

Alpi365 Expo è parte di un progetto triennale iniziato nel 2007 per la valorizzazione del mondo alpino in tutte le sue espressioni e come conferma la dicitura stessa per 365 giorni l’anno. Normalmente la montagna viene intesa come vacanza o come sport, trascurando gli altri aspetti che ne contraddistinguono il carattere e le peculiarità. La manifestazione si pone come obiettivo, quello di sottolineare i vari aspetti della montagna coinvolgendo non solo l’aspetto turistico, ma anche quello della vivibilità, dell’economia, dello sport e della cultura.

E’ indubbio che la vita concitata della città faccia spesso emergere il desiderio di fuga verso la tranquillità, la serenità, l’aria pura e l’ambiente incontaminato della montagna. E’ quindi altrettanto vero che la vivibilità è un altro di quei valori che la montagna può offrire e che vanno preservati, affinché non subiscano lo stesso danno perpetrato agli ambienti urbani. Una volta perpetrato tale danno è ben difficile incidere su situazioni fissate da anni di disinteresse e di crescita caotica dei quartieri cittadini, divenuti ora invivibili.

Dopo aver abbandonato per anni la montagna al proprio destino di declino e spopolamento, oppure di crescita solo turistica a volte scriteriata, oggi ci si accorge che la montagna offre anche altre risorse. Una risorsa è l’acqua, sia per quanto riguarda gli approvvigionamenti delle aree urbane, sia come fonte per la produzione di energia pulita. E qui sarebbe poi da capire sino a che punto la produzione di energia non abbia effetti collaterali indesiderati sul paesaggio, segnandolo profondamente e comunque mutandolo, con varie forme d’impatto e con danni permanenti. Facciamo l’esempio della costruzione di un condotto o una diga per la produzione di energia idroelettrica. La costruzione in sé costituisce un impatto di un certo rilievo all’ambiente, ma ancora più serie possono essere le conseguenze per l’eco-sistema, attraverso la privazione ed il consumo di acqua per la produzione di energia, oltre al riscaldamento dell’acqua di rilascio. Esistono certo norme, che tutelerebbero questo aspetto, ponendo limiti precisi su portata e temperatura, ma l’impatto c’è ed è difficile valutarne le conseguenze.

C’è poi la grande risorse offerta dalla legna e dalla vegetazione, anch’essa destinabile in parte alla produzione di energia. La pulizia dei boschi, senz’altro necessaria potrebbe essere accomunata all’utilizzo del materiale derivato da tale operazione per alimentare centrali a biomasse per il teleriscaldamento o energia elettrica. Si potrebbe sfruttare l’opportunità offerta dall’alto ritorno per la produzione di energia pulita, concorrendo a risollevare l’economia delle valli alpine, diversificandone le entrate rispetto al turismo. In questo caso occorre fare attenzione a dove e come costruire gli stabilimenti di produzione. L’esigenza è quella di accorciare la filiera avvicinandosi il più possibile al luogo di approvvigionamento del materiale, ma al tempo stesso occorre fare attenzione a non costituire una nuova ragione di impatto ambientale, arrivando a produrre si energia pulita, ma a costo di danni all’eco-sistema. Dall’altro lato un collocamento delle centrali in zone lontane, come le periferie cittadine, incoraggerebbe l’utilizzo di legname proveniente da paesi esteri, che trasportato via terra o via treno, aggiungerebbe l’inquinamento del trasporto al danno economico delle nostre regioni alpine.

La montagna vive di un equilibrio delicato, mutato nel corso dei secolo insieme con la presenza e il lavoro umano. Il mutamento può essere integrato, ma occorre il tempo per farlo e soprattutto occorre attenzione e consapevolezza. La realtà alpina è una realtà non fatta solo di ambiente, di turismo e di altre attività economiche, ma anche di tradizione e di cultura. Tradizione e cultura possono essere valorizzate, come in parte si sta già facendo in altre aree di campagna e di collina, attraverso la valorizzazione dei prodotti artigianali e dell’eno-gastronomia, ma anche attraverso la valorizzazione e la preservazione delle feste e delle manifestazioni, che della montagna sono una degli aspetti con più fascino per coloro che si accostano a questo mondo con curiosità.

L’evento fieristico, comprende, oltre all’esposizione illustrativa dei vari aspetti delle vita alpina, anche numerosi convegni e conferenze, per meglio approfondirne i temi. L’abbandono di molte zone alpine, continua e vi sono aree in cui l’impoverimento del numero di abitanti, l’invecchiamento della popolazione e la chiusura o la diminuzione di locali e servizi, lascia presagire un inevitabile destino di declino. Invertire questo processo richiede azioni forti, ma attente alle conseguenze. Occorre re-incoraggiare i giovani a restare e ad apportare nuova linfa alla propria terra, mantenendone intatto il legame ed il contatto. Chi non è nato in montagna inevitabilmente porta la propria esperienza ed la propria concezione di vita. Di conseguenza non basta che la montagna, almeno quella parte abbandonata, venga ripopolata, occorre invece che coloro che l’avevano abbandonata ritornino, riallacciando il filo di un’appartenenza che va indietro lontana nel tempo. Il nuovo e il vecchio devono integrarsi, così come l’ accettazione dei vantaggi e delle comodità del mondo moderno deve essere integrata con la sensibilità nei confronti di quanto esiste ed esisteva da generazioni, in periodi nei quali uomini e donne avevano trovato un compromesso di coesistenza tra ambiente e esseri umani.

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