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L'olio d'oliva artigianale: un sogno, un progetto, un mercato
Vent'anni di storia per guardare oltre l'olio extra vergine d'oliva commodity. Il congresso dell'Aifo di Sorrento, nel 2013, ha “regalato” al mondo l'idea dell'olio d'oliva artigianale. I frantoiani si ritrovano nuovamente in assise. Oggi la priorità è dare trasparenza al mercato e permettere al consumatore scelte consapevoli
06 maggio 2016 | Alberto Grimelli
Quali sorprese riserverà il congresso straordinario dell'Aifo, l'Associazione italiana dei frantoiani oleari, i prossimi 20 e 21 maggio?
Di solito i loro congressi non sono mai appuntamenti di routine, assise noiose per ripetere vecchi slogan o per ratificare decisioni già prese.
A Sorrento, nel 2013, tanto per ricordare un appuntamento vicino, i frantoiani “regalarono” al mondo l'idea dell'olio artigianale, guardando oltre l'extra vergine commodity, immergendosi in una sfida per cuori forti.
Ecco perchè mi aspetto novità dall'appuntamento di Montefiascone (VT).
Nella lettera che il Presidente Piero Gonnelli ha inviato ai soci per comunicare l'indizione del congresso straordinario si ripercorre la storia di un'associazione nata per riunire i reietti della filiera olivicolo-olearia e che ha saputo battagliare con forza su molti temi in questi anni.
Battaglie importanti, come quella sul Sian, sulla legge Salva Olio o per l'istituzione della figura del Mastro Oleario.
Un percorso lungo, tortuoso, utile e necessario.
Ma l'obiettivo è stato raggiunto?
Un passo indietro: qual'è l'obiettivo?
Secondo le parole di Piero Gonnelli: “far “vincere” l'olio italiano.”
Ovviamente l'obiettivo non è stato raggiunto ma mai come in questo periodo si sente e si avverte che è davvero a pochi passi, forse a un passo.
L'attenzione per l'olio extra vergine d'oliva, forse anche grazie agli scandali a ripetizione, è ai massimi da parte dei consumatori nazionali e internazionali che però non possono o sanno scegliere.
“Abbiamo un’idea semplice: dare trasparenza al mercato dell’olio. Vogliamo affermare il diritto dei consumatori di scegliere in modo consapevole il proprio cibo.” scrive Gonnelli.
Tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare d'olio ma soprattutto un mare di persone: GDO, ristoratori, assaggiatori, gourmet, giornalisti e naturalmente loro, i consumatori.
Attualmente l'olio artigianale, occorre riconoscerlo, non è più un sogno. Se ne parla, sui giornali e in televisione spesso si usa questa definizione per distinguere i blend dei grandi marchi commerciali dagli oli extra vergini di oliva del territorio, prodotti da artigiani del gusto e dei sapori. C'è persino uno scaffale in una catena dei supermercati romana, la Superelite.
L'olio artigianale esiste nell'immaginario collettivo, al pari della pasta artigianale, della birra artigianale, del gelato artigianale...
Ma l'olio artigianale non c'è. Non esiste come prodotto, non c'è una bottiglia che porti la scritta “olio artigianale”.
Quindi l'olio artigianale non è più un sogno ma è ancora un progetto. Forse.
In uno dei paragrafi iniziali Piero Gonnelli scrive: “l’idea di dare una identità all’olio di frantoio è stato l’elemento trainante della strategia dell’Associazione insieme ad un costante impegno contro quelle norme e quelle leggi nazionali e comunitarie ritenute dannose per il settore.” Poi chiude con una frase sibillina: “vogliamo affermare un nostro diritto, per questo abbiamo convocato questo nostro congresso: siamo artigiani, produttori dell’olio artigianale.”
Ecco dunque le due domande che farò a Piero Gonnelli nei due giorni del congresso straordinario di Aifo:
1) Volete davvero trasformare il progetto in un mercato?
2) Se sì, come?
Per le risposte non resta che aspettare qualche giorno.
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