Bio e Natura

Il 2010? E' l'anno internazionale della biodiversità

Per volontà delle Nazioni Unite, quest'anno gli occhi saranno puntati su un patrimonio universale dell’umanità di inestimabile valore. Difendere la natura dalle azioni dell’uomo e dal consumismo dovrà essere un proposito prioritario

09 gennaio 2010 | Pasquale Di Lena



Conservare la biodiversità è diventata una priorità non più rinviabile.
L’iniziativa delle Nazioni Unite di proclamare il 2010 come l’anno della Biodiversità, più che una celebrazione del valore della diversità biologica e della vita sulla terra, è un campanello d’allarme per l’intera umanità, soprattutto per quella parte che continua a consumare senza rendersi conto che, a furia di prelevare e distruggere, anche le ultime riserve vanno a sparire.
Dopo i pessimi e preoccupanti risultati degli ultimi incontri internazionali sulla sicurezza alimentare (Roma, Fao) ed il clima (Copenaghen) c’è poco da sperare da governi e rappresentanze politiche, che sono sempre più nelle mani delle multinazionali e della finanza.

La sola ragione di vita di queste aggregazioni è il profitto e, per il profitto, ogni ostacolo deve essere abbattuto, non importa se il costo è di vite umane o di risorse naturali. Ogni mezzo (guerre, terrorismi, foreste abbattute, crimini, fame) viene giustificato dal fine che si vuole raggiungere: il profitto e, con esso, l’accumulo della ricchezza che vuol dire potere.

È una verità che è bene non dire perché ognuno sa di essere complice e preferisce tacere, nel momento in cui non ha il coraggio di aprire gli occhi e di guardare in faccia la realtà.

Una realtà dominata dalla logica del profitto che porta alla cementificazione crescente del territorio; alle frane e alle distruzioni; alla scelta del nucleare e non al sostegno delle energie alternative, in particolare del solare; alla privatizzazione dell’acqua; al furto dei semi con i brevetti; all’impoverimento dei coltivatori e all’abbandono dell’agricoltura.

Tutto per avere più terra a disposizione per le speculazioni e, anche, per non dare spazio alle produzioni legate al territorio ed alle tradizioni, le sole che possono invogliare i giovani a rimanere o a vivere la ruralità con tutte le sue potenzialità.

Abbracciare la bandiera della biodiversità, cogliendo l’occasione della iniziativa dell’ONU, vuol dire affrontare subito sfide degne di essere vissute, come quelle di partecipare ed essere protagonisti di processi tesi a ribaltare la situazione di rischio che l’umanità vive con i processi in atto di estinzione di specie animali e vegetali. Processi che stanno procedendo ad una velocità preoccupante, nonostante le promesse fatte nel corso della convenzione di Rio de Janeiro del 1992 proprio sulla biodiversità.

Sfide non facili non solo per la forza di persuasione della logica dominante che usa il potere della informazione e, quando questo non basta, quello della persuasione, ma, soprattutto, per la indifferenza della maggioranza dei cittadini derivante dal fatto che essi ignorano il significato ed il valore della biodiversità.

Alle grandi sfide (arresto dei processi di deforestazione; della migrazione degli habitat con un controllo dei cambiamenti climatici; della distruzione del pescato, etc.) c’è da aggiungere quella della sensibilizzazione dei governi e dei Parlamenti, della stessa opinione pubblica, a partire dal giorno 11 gennaio prossimo quando l’Anno Internazionale della Biodiversità prenderà il via ufficiale, per poi arrivare alla Giornata Internazionale in programma il 22 maggio e, soprattutto, al summit di ottobre in Giappone, a Nagoya.

Il nostro Paese ha un compito fondamentale da svolgere con la partecipazione piena, da protagonista, alla iniziativa delle Nazioni Unite, ed è quello di difendere primati di biodiversità, in particolare nelle sue due principali produzioni agricole, la vite e l’olivo, e, trovare in questa difesa le ragioni per rilanciare l’agricoltura e il valore, oggi, della ruralità, che è una straordinaria preziosità.

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