Bio e Natura 04/12/2015

Nutrire il mondo senza avvelenarlo: la sfida è tutta qui

Nutrire il mondo senza avvelenarlo: la sfida è tutta qui

Come vede l'agricoltura del futuro il mondo della ricerca? Quattro i temi cardine da affrontare subito, per non lasciare pesanti eredità alle fure generazioni: suoli, ambiente, nutrizione, tecnologia. Raffreddare il pianeta si può, grazie all'agricoltura


Il 2015 - anno dell’Expo, nonchè anno internazionale del suolo - ha posto al centro dell’attenzione tematiche fondamentali, strategiche per il nostro avvenire: il cibo, la nutrizione del pianeta, la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale, la civile convivenza fra i popoli.
Al XIII convegno Aissa (Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie) tenutosi la settimana scorsa a Torino presso l’Università degli studi, si è discusso di tutto ciò assieme ai ricercatori del campo agrario ed ambientale.
Un parterre blasonato composto non solo dal mondo della ricerca, ma anche da rappresentanti delle Associazioni agricole, della Fao, della politica e dell’editoria, ci ha proposto una serie di spunti di riflessione altamente specialistici sullo studio dell’ambiente di produzione, dei fattori produttivi, delle tecnologie di produzione e trasformazione.

Dopo il saluto iniziale del Prorettore dell’Università a fare gli onori di casa, si è proceduto con le esposizioni delle relazioni scientifiche.
Si è partiti dal contributo di Claudia Sorlini, presidente del Comitato scientifico di Expo. Successivamente, con la prima sessione di lavoro, si è parlato di crisi e sicurezza alimentare, e altresì di soluzioni agronomiche nella gestione delle malerbe e dei prodotti fitosanitari nel quadro dell’applicazione della direttiva europea 128/2009.
Sulla gestione delle malerbe, il prof. Aldo Ferrero della Sirti (Soc. Italiana per la ricerca sulla Flora infestante) -dopo un’ampia premessa sulle revisioni normative nel settore - ha rimarcato l’importanza di una gestione agronomica preventiva oculata per il contenimento delle erbacce da preferire ai metodi diretti…in questo senso precisa Ferrero “serve un’approfondita conoscenza dei nostri “nemici”, che hanno dei cicli precisi e dopo una certa fase non causano più molti danni”.
Sulla questione fitofarmaci l’intervento del prof Reyneri si è incentrato sul concetto di standard agroambientali; ha contestato il principio delle misure agroambientali “compensative”, che compensano cioè la perdita del prodotto: sarebbe meglio di contro studiare un programma e un sistema con un approccio multidisciplinare (visione d’insieme) per capire qual è il percorso migliore. “Solo la scienza e la tecnica - sottolinea Reyneri – forniscono queste risposte”.

Nella seconda sessione di lavoro si è parlato di alimenti e foreste, e del ruolo chiave di queste ultime nella food security e per la riduzione del problema della fame nel mondo; e altresì di monitoraggio dei suoli europei, a fini di protezione e tutela. Il dott. Ballabio, relatore della presentazione sui suoli, ha ribadito la rilevanza di questa risorsa per contrastare il preoccupante fenomeno dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento delle temperature.“Incrementando del 2% gli stocks di C nel suolo – afferma lo studioso - si risolverebbe o quasi il problema del surriscaldamento globale”
Proficuo anche l’intervento dell’ing. Monarca, dell’università della Tuscia, che ha affrontato il tema della meccanizzazione agricola e dell’innovazione, nodale per attuare un’intensificazione sostenibile, che significa in poche parole “fare di più con meno”.
La meccanizzazione agricola e l’innovazione tecnologica da sola però non riesce a sfamare il pianeta, secondo il punto di vista dell’ingegnere. Gli altri 2 pilastri sono: l’innovazione biologica ed il food processing. Questi 3 pilastri potrebbero risultare decisivi per vincere le sfide del futuro, in particolare per riuscire a sfamare una popolazione globale in crescita del 30% nel 2050 (saremo secondo le stime circa 9 miliardi).

Nella terza ed ultima sessione sono intervenuti il prof. Sambo dell’università degli studi di Padova ed il prof. Giuseppe Pulina,ordinario di Zootecnia speciale all’università di Sassari.
Il primo ci ha parlato della sostenibilità del comparto ortofrutticolo, con un focus sul valore del miglioramento genetico e della difesa e recupero delle nostre antiche varietà; anch’egli ha poi ribadito che solo con ricerca e innovazione è possibile l’intensificazione sostenibile, che permetterà fra l’altro alle nostre aziende di consolidare la propria competitività e di rimanere sul mercato. Pulina ha argomentato invece il tema degli allevamenti zootecnici e della sostenibilità ambientale, un tema per certi versi “scottante” tenuto conto che la carne è spesso più impattante; eppure secondo il docente produttività e sostenibilità possono marciare a braccetto, soprattutto puntando sulla ricerca e lo studio di modelli sostenibili, sul miglioramento del benessere degli animali e sul ruolo della biodiversità animale…
In coda al convegno si è organizzata una tavola rotonda sul ruolo della comunicazione e divulgazione in agricoltura e nelle scienze. E’ emersa l’esigenza di una maggiore collaborazione e coinvolgimento fra i vari soggetti in causa(ricercatori, giornalisti, tecnici…), e che le informazioni arrivino con i canali giusti, che siano sintetiche e comprensibili, soprattutto nella trasmissione del progresso tecnologico.

di Emiliano Racca

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