Bio e Natura

L'Italia abbandona il grano duro. La pasta si farà con la farina di cavallette

Poco conveniente coltivare il prezioso cereale mentre dal Messico arriva la soluzione: utilizzare l'insetto, appositamente essiccato e macinato. Nascono così pane, pasta, tortillas della nuova generazione

25 ottobre 2013 | R. T.

Il raccolto 2013 di grano duro proveniente da sementi certificate ha subito un repentino calo delle quotazioni già alla raccolta, mentre oggi addirittura siamo quasi al crollo: 24 euro in Puglia e Basilicata e 22 euro in Sicilia, a fronte di un costo di produzione superiore a 30 euro.

Di fronte a tale scenario risulta evidente che le coltivazioni di questo cereale siano in drastico calo. Sono scese, nel 2013 comparate col 2012, sia le superfici investite a grano duro (-17%) pari a 220mila ettari, sia la produzione (-11%) con un calo di 458mila tonnellate.

Mentre in Italia si dibatte sulle soluzioni, su come incentivare i contadini scoraggiati da quotazioni basse e dal problema micotossine sempre più presente, nel mondo stanno pensando a soluzioni alternative al grano duro.

Si tratta di colture che poco hanno a che fare con la tradizione italiana, dove pane e pasta fanno parte della dieta quotidiana, dove i campi di grano sono consueti nel paesaggio e dove il know how molitorio è vecchio di secoli.

Si tratta di popoli più pratici e pragmatici che pensano a come sfamare il mondo visto che i cereali sono sempre più destinati a uso di biomasse ed energie alternative.

Ecco allora l'idea di utilizzare gli insetti, abbondantemente utilizzati nella cucina del sud est asiatico, per produrre una farina adatta per diversi alimenti.

L'idea è venuta a un giovane gruppo di ricercatori canadesi che l'hanno anche messa in pratica grazie a un finanziamento da un milione di dollari messo a disposizione dal premio Hult 2013.

Il gruppo dell'Università McGill di Montreal ha pensato di raccogliere le cavallette che vivono nelle zone agricole di Messico, Thailandia e Kenya e di trasformarle in farina.

I vantaggi di questa idea potrebbero essere due: da una parte fornire cibo a chi non ne ha, dall'altra offrire una nuova opportunità di business agli agricoltori delle zone più povere del mondo.
I primi esperimenti per trasformare le cavallette in farina sono riusciti.

Ogni insetto viene lavato più volte e asciugato prima di essere macinato, in modo tale da raggiungere la consistenza del germe di grano. Una volta ricavata la farina, questa viene inviata alle imprese locali e alle panetterie per essere trasformata in pane, pasta, tortillas e altri alimenti simili.

L'esperienza, al momento, è stata condotta a partire dai campi di erba medica di Oaxaca, Messico. Con il benestare degli agricoltori, messi spesso in difficoltà da questi insetti infestanti.
Ogni contadino che aderisce all'iniziativa riceve un contenitore dove conservare le cavallette raccolte nel proprio campo. Il progetto punta a recuperare, soltanto in Messico, dieci tonnellate di insetti entro il 2014.

E pensare che, solo in Italia, sarebbe possibile recuperare più di 600mila ettari da destinare alla coltivazione di cereali.

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Redazione Teatro Naturale

26 ottobre 2013 ore 13:36

Una provocazione sì, ma fino a un certo punto. Il grano duro è ormai una commodity che, per definizione, possono essere sotituibili. Potrà non essere la farina di cavallette, certo. In ogni caso se si troverà una materia prima che, a minori prezzi del grano duro, soddisfi la medesima esigenza, specie dell'industria alimentare, non ci si penserà due volte ad abbandonare questo cereale. E' la legge dell'economia globale e, appunto, delle commodities.
R.T. (Redazione Tecnica Teatro Naturale)

GIANCARLO LEUZZI

26 ottobre 2013 ore 09:29

titolo provocatorio?