Bio e Natura
Irrigazione su colture bioenergetiche. Una scelta economica ed ecologica
La microirrigazione a goccia è l'ideale perchè ad alta efficienza, basse pressioni e automatizzabile. Ma quale scegliere tra i vari modelli proposti?
16 febbraio 2013 | Alberto Puggioni
L’interesse crescente verso le colture da bioenergia, quali fonti rinnovabili di materie prime, ha spinto Netafim a dedicare specifiche azioni a queste applicazioni della microirrigazione a goccia. L’esperienza accumulata negli anni, soprattutto in Italia, permette di fornire diverse soluzioni irrigue in funzione delle esigenze delle aziende e delle colture. In generale si tratta di coltivazioni il cui fine è la trasformazione del prodotto raccolto nelle diverse forme di energia: produzione di calore, elettricità, cogenerazione, biocombustibili, ecc.
Si possono raggruppare le colture secondo alcuni semplici criteri: colture zuccherine (mais, sorgo, cereali autunno vernini, barbabietola); colture oleaginose (soia, girasole, ecc.); colture ligno-cellulosiche (sorgo da fibra, canna comune, miscanto, pioppo, ecc.). Le implicazioni di una scelta colturale di questo tipo sono molteplici e solitamente hanno alla base uno studio di convenienza economica, energetica ed ecologica. Le proprietà intrinseche di queste colture, per renderle atte a divenire fonte di bioenergie economicamente convenienti, sono legate a diversi fattori. Solitamente si cerca di ridurre al minimo gli interventi (concimazioni, trattamenti, lavorazioni, ecc.) mantenendo il ruolo chiave dell’irrigazione (stabilizzazione delle produzioni, incrementi produttivi o qualitativi, passaggio a gestioni di lavorazione minima o su sodo) purché sia fatta con alta efficienza di distribuzione, che lavori a basse pressioni (LVS*), che riduca all’essenziale la manodopera di funzionamento e gestione, che sia quindi automatizzabile. Tutte caratteristiche che la tecnica della microirrigazione a goccia possiede. Altra proprietà di queste colture è la copertura prolungata del suolo con minor erosione e minor dilavamento della sostanza organica. Molto importante è che siano colture capaci di assorbire e accumulare CO2 con evidenti effetti positivi sull’atmosfera. Grazie agli impianti di microirrigazione a goccia, dove s’irriga col preciso obiettivo di bagnare solo gli apparati radicali attivi (pari al 60-70% dell’apparato radicale) posti normalmente nei primi 30-50 cm di suolo, il rischio di percolamento in falda è ridottissimo e, con opportuni sensori Netafim è possibile monitorare la profondità dell’irrigazione e di conseguenza dei sali in fertirrigazione. Un'altra prerogativa delle colture bioenergetiche è che possano integrarsi il più possibile nell’ecosistema agrario, che siano quindi utili nel creare ambienti idonei a ospitare e richiamare fauna animale, insetti compresi. Infine devono essere colture, ove possibile, ad attitudine multipla di utilizzo e che possano essere fonte di diverse necessità energetiche (biogas, bioetanolo, ecc.).
Le tecniche applicate per irrigare a goccia, rispettando tutte le prerogative elencate, sono principalmente di 3 tipi: ala gocciolante in superficie, ala gocciolante rincalzata, ala gocciolante in subirrigazione. Prima di tutto sarebbe bene avere analisi del terreno e delle acque per avere un punto di partenza oggettivo su cui basare il dimensionamento dell’impianto. Le analisi del terreno forniscono indicazioni preziose sul comportamento idrico del suolo (drenante, tendente a ristagnare, ecc.) e permettono di individuare idonee distanze tra i gocciolatori (passo) e idonee portate (in litri/ora). Le analisi delle acque comunicano le informazioni necessarie alla corretta filtrazione, vero cuore del sistema di microirrigazione, e ci metteranno in allerta sull’eventuale necessità di pulizia del sistema irriguo. La scelta di posare l’ala gocciolante in superficie o negli altri metodi dipende molto dalle esigenze aziendali, dal cantiere di meccanizzazione allestibile in azienda, dall’investimento, dall’esperienza dell’utilizzatore, dalla disponibilità di manodopera o meno.
L’ala gocciolante poggiata in superficie (nel caso del mais normalmente viene posata ogni 2 file cioè ogni 1,5 metri) viene sbobinata in post-emergenza con semplici barre portate dal trattore; è di solito una soluzione di tipo monostagionale, a fine campagna si ritira l’ala gocciolante dal campo e la si smaltisce. Filtri, tubi collettori, valvole restano a disposizione dell’azienda per molti anni.
Nella soluzione rincalzata l’ala gocciolante può essere stesa alla semina o in post-emergenza (sempre ogni 2 file) e alla stesura segue un semplice rincalzo con pochi centimetri di terra, i benefici riscontrati negli ultimi anni sono stati molteplici: migliore efficienza di irrigazione (poca evaporazione superficiale), possibilità di germinare a goccia, difesa da piralide, difesa da agenti esterni. A fine campagna l’ala gocciolante è estratta con opportune macchine Netafim e smaltita. Nei due precedenti metodi, in superficie e rincalzata, è possibile anche fare uso di ali gocciolanti pluristagionali che a fine stagione non vengono smaltite ma bobinate con cura e conservate fino alla successiva campagna, la durata negli anni dipende molto dallo spessore e da adeguate pratiche di manutenzione.
In subirrigazione, diversamente dagli altri due casi, l’ala gocciolante utilizzata è diversa dato che è stata concepita e realizzata per operare sottoterra e per durare decenni. In questo caso la posa è il momento chiave in cui si decide, analisi del terreno alla mano, a che profondità interrare (di solito tra 30-40 cm) e a che distanza porre tra le ali gocciolanti (di solito tra 80 cm e 1,2 metri). In questo caso l’obiettivo è realizzare un banco di umidità alla profondità voluta che si muova, oltre che per drenaggio, anche per capillarità favorendo la risalita dell’acqua verso la superficie. La gestione migliore per la goccia resta quella del “poco e spesso” che permette di mantenere, da un lato, le colture in efficiente stato idrico per fare buona fotosintesi, dall’altro, di evitare di saturare il suolo per troppi millimetri accumulati e si evita di indurre stress idrici da carenza prolungata provvedendo a irrigare con buona frequenza. L’irrigazione quotidiana o quella ogni 2 giorni è già molto utilizzata con benefici di tipo produttivo e di tipo qualitativo e viene consigliata da Netafim. Interessanti risultati sono emersi da recenti prove svolte da Netafim nel 2012 (Toscana e Sardegna) su mais e sorgo seminati a file binate, esperienze che continueranno nell’anno in corso su scala nazionale.
Riassumendo, tenendo il mais come coltura di riferimento, abbiamo realizzato i seguenti risultati:
- Aumento della resa (30-50%),
- Migliore qualità della granella (micotossine),
- Minore compattamento del suolo,
- Risparmio idrico,
- Risparmio energetico (80%),
- Distribuzione dei nutrienti tramite la fertirrigazione con migliore assimilazione degli elementi nutritivi e quindi una riduzione di fertilizzante in unità/ha,
- Minore utilizzo di trattamenti.
Il mais ha fatto, ovviamente, da banco di prova ma le esperienze condotte ci dicono che i risultati raggiunti sono ottenibili anche sulle altre colture da bioenergia. Infatti, il lavoro svolto in questi anni, ha riguardato il sorgo (fibra e zucchero), il miscanto, la canna comune, il panico, il pioppo (per diverse attitudini), la barbabietola da zucchero e la soia oltre al mais e sorgo in file binate e al doppio ciclo di mais per biomasse fermentescibili. Su tutte queste colture è possibile applicare, con le dovute distinzioni di ciclo e sistemazioni di campo, la tecnica della microirrigazione a goccia. Tecniche come la subirrigazione consentono inoltre di operare anche sulle colture autunno vernine o su rotazioni colturali che abbiano come obiettivo l’ottimizzazione dell’investimento e la riduzione delle lavorazioni. L’obiettivo principale, oltre a consolidare la tecnica agronomica, è stato quello di valutare bene l’impatto economico e le possibilità di reddito per offrire all’azienda, che intraprende la strada della goccia, un servizio di supporto completo che si avvale di progettazione e dimensionamento idraulico e di un’assistenza post vendita mirata alla piena soddisfazione delle attese produttive.
* LVS=Low Volume System: sistema irriguo a goccia capace di lavorare a pressioni inferiori a 0,5 bar arrivando a coprire, con consumi energetici minimi, notevoli superfici pianeggianti, fino a 40 ha in un solo settore irriguo.
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