Bio e Natura
Anche con il grano biologico la pasta “tiene” la cottura
Il Senatore Cappelli “guida” le trenta varietà che danno un futuro alle produzioni bio di frumento duro
15 settembre 2012 | C. S.
Recuperate antiche varietà autoctone italiane (in totale una trentina) diffuse principalmente in Puglia e nel Mezzogiorno, come il Senatore Cappelli, il Duro di Puglia, Grifoni, Dauno, Garigliano; tutte varietà qualitativamente idonee per l’agricoltura biologica. Alcune di queste verranno iscritte nel Registro nazionale come varietà da conservazione e saranno utilizzate nelle filiere dedicate alla produzione di frumento duro biologico e prodotti trasformati.
E’ in sintesi quanto è emerso oggi al SANA di Bologna, alla presentazione dei primi risultati del progetto di ricerca e sperimentazione GranoBio del Consorzio Daunia&Bio e dal Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia (CER) del CRA, dal titolo “Sviluppo di un modello per l’innovazione e la sostenibilità della filiera del frumento duro biologico della Capitanata”. Il progetto – che prosegue - è coordinato dal CRA-CER e realizzato in collaborazione con l’Associazione Temporanea d’Impresa denominata GRANOBIO ed il Consorzio DAUNIA & BIO nell’ambito dei finanziamenti del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (OIGA DM 18829/7818 ed approvato con D.M. 1871 del 26/01/2011).
Fra gli obiettivi su cui ha lavorato il progetto GranoBio – come ha spiegato Pasquale De Vita, ricercatore del CRA-CER - l’ottimizzazione della gestione agronomica ed il recupero, la valorizzazione e lo sviluppo delle varietà di frumento duro, in grado di garantire una produzione qualitativamente superiore, con la definizione di un disciplinare di produzione in grado di rendere la coltivazione economicamente sostenibile per le aziende cerealicole biologiche. Inoltre è stata messa a punto una metodologia riproducibile, così che il progetto GranoBio possa diventare un modello per la diffusine delle tecniche e lo sviluppo di una filiera dedicata alla produzione di frumento duro biologico di alta qualità.
"Oltre al recupero delle antiche varietà locali – ha detto De Vita - abbiamo sviluppato un nuovo modello di pianta adatto ai sistemi agricoli di tipo biologico e caratterizzato da una maggiore abilità competitiva nei confronti delle infestanti e da una maggiore efficienza nell’uso delle risorse idriche e nutritive. I materiali sono in fase di collaudo nelle aziende della provincia di Foggia che hanno aderito al progetto".
Importanti risultati sono stati ottenuti per quanto riguarda le tecniche colturali: "Il progetto ha permesso di mettere a punto – ha aggiunto - un prototipo di seminatrice in grado di garantire una semina uniforme (a spaglio) del frumento ed assicurare una migliore copertura del terreno. Permetterà alla pianta di vincere la competizione con le infestanti e di utilizzare al meglio le risorse a disposizione. I risultati dal punto di vista produttivo e qualitativo sono molto incoraggianti". La cultivar Senatore Cappelli, ad esempio in condizioni di semina uniforme ha permesso di ottenere una produzione del 50% superiore alla semina tradizionale (a righe) ed un contenuto proteico superiore del 10-15%.
"Strategie genetiche e strategie agronomiche – ha concluso De Vita del CRA-CER - ci permettono di avere un prodotto di alta qualità con tenori proteici (superiori a 13%) in grado di assicurare una buona tenuta della cottura della pasta e garantire standard qualitativi elevati, tipici della pasta made in Italy".
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