Bio e Natura

DEFINITIVAMENTE APPROVATO IL PROVVEDIMENTO SULLA COESISTENZA. DIVENTA POSSIBILE COLTIVARE OGM?

La norma sulle colture trangeniche, dopo molte polemiche, è stato vartata dal Parlamento ma con alcune modifiche. "Emendamenti ininfluenti” secondo il Ministro. Cominciano ad emergere intanto anche chiari distinguo tra le organizzazioni di categoria

29 gennaio 2005 | R. T.

Il governo è stato battuto per due volte alla Camera nell'esame agli emendamenti sul decreto Ogm. Il primo testo approvato, su proposte distinte ma a contenuto omogeneo, di Margherita, Verdi e Lega, cancella la scadenza del 31 dicembre 2005 per l'adozione da parte delle Regioni dei piani di coesistenza fra colture convenzionali, biologiche e transgeniche. Il secondo emendamento, riguardante il regime sanzionatorio, era stato presentato dalla Lega ed ha ricevuto anche il voto delle opposizioni.

Confermando le modifiche apportate al testo dalla Camera dei deputati, il Senato, nella seduta pomeridiana del 25 gennaio, ha convertito in legge il decreto-legge n. 279, il quale, in attuazione di una raccomandazione dell'Unione Europea, definisce un quadro di norme tese a salvaguardare la coesistenza e nello stesso tempo la peculiarità e le specificità delle colture transgeniche, biologiche e convenzionali.
Hanno votato a favore An, Udc, Forza Italia e Lega; contro Rifondazione Comunista Verdi e Repubblicani, mentre Margherita, Comunisti e Ds si sono astenuti.
L'assemblea ha bocciato tutti gli emendamenti che erano stati presentati al provvedimento. Il ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno ha accolto un ordine del giorno presentato dal senatore Maurizio Ronconi (Udc), ed a cui ha aggiunto la propria firma il senatore Lorenzo Piccioni (FI) dopo aver ritirato i suoi emendamenti che impegna il governo a spingere sulle regioni affinchè approvino entro il 31/12/2005 i propri piani di coesistenza e, se questo non avviene "a proporre ogni iniziativa per esercitare il potere sostitutivo”.

I punti salienti della nuova legge
Viene salvaguardato il principio di coesistenza, infatti l’art. 2 della legge prevede che le culture transgeniche siano effettuate senza compromettere lo svolgimento delle altre e “in modo da evitare ogni forma di commistione tra le sementi ogm e quelle convenzionali e biologiche.”
“L’attuazione delle regole di coesistenza deve assicurare agli agricoltori, agli operatori della filiera ed ai consumatori la reale possibilità di scelta tra prodotti convenzionali, biologici e transgenici e, pertanto, le coltivazioni ogm sono praticate all’interno di filiere di produzione separate rispetto a quelle convenzionali e biologiche.”
Le Regioni e le Province autonome dovranno adottare, con proprio provvedimento, il piano di coesistenza, che conterrà le regole tecniche per realizzarla, prevedendo strumenti che garantiscano la collaborazione degli enti territoriali locali.
Le Regioni possono anche istituire un apposito fondo “finalizzato a consentire il ripristino delle condizioni agronomiche preesistenti all’evento dannoso.”
Chi riceve un danno dall’inosservanza da parte di altri soggetti delle misure del piano di coesistenza ha il diritto di essere risarcito. Un decreto individuerà le diverse tipologie di risarcimento dei danni e le modalità di accesso del conduttore agricolo danneggiato al Fondo di solidarietà nazionale.

Il mondo politico
“Nonostante i due emendamenti della Lega approvati col voto dell’opposizione il decreto legge sugli Ogm rimane integro dopo l’approvazione alla Camera. Infatti i due emendamenti approvati - commenta il Ministro Alemanno – sono sostanzialmente ininfluenti; il primo perché non alleggerisce né aumenta le sanzioni penali sull’immissione degli ogm nell’ambiente durante la moratoria, il secondo elimina una scadenza soltanto ordinamentale entro cui le Regioni devono approvare i piani di coesistenza. In pratica si tratta di due interventi che diminuiscono soltanto la presentabilità “estetica” del provvedimento rispetto all’Unione Europea ma non ne cambiano minimamente la sostanza”.
“Il fatto poi che il decreto sia passato a larghissima maggioranza – conclude il Ministro - dimostra la validità del compromesso trovato tra principio di coesistenza e principio di precauzione. In questa luce le posizioni dei Verdi, come quelle della Lega, appaiono più ideologiche e propagandistiche che non sostanziali”.

“Questa volta ha prevalso la lobby della qualità - Ermete Realacci, dell'esecutivo della Margherita- La lobby che ha a cuore i prodotti agricoli italiani e che crede che con quelli, e non certo col mais ogm, il nostro Paese può competere con l'agricoltura statunitense o sudamericana o asiatica. La nostra agricoltura, i produttori e i cittadini hanno bisogno di regole certe che garantiscano la libertà di scelta, quella di coltura, e l'unicità dei prodotti italiani, che, per chi non l'avesse capito, è la sola chance di garantire alla nostra agricoltura un posto, e non da poco, nei mercati mondiali.”

Le organizzazioni di categoria
“Peggioramenti di un testo già concepito per disciplinare e regolamentare le coltivazioni Ogm, e che hanno trasformato il provvedimento sulla coesistenza in un divieto permanente. – questa la valutazione di Confagricoltura - Con l'inasprimento delle sanzioni e l'abolizione della scadenza per la redazione dei piani regionali sulla coesistenza risulta ulteriormente compromessa la coerenza del provvedimento con il quadro normativo comunitario. Pur rispettando per la volontà del Parlamento, si insiste nel penalizzare gli agricoltori, che non vedono premiata dai prezzi corrisposti la scelta OGM free, e che vengono ritenuti non idonei a compiere scelte consapevoli e coerenti con l'andamento del mercato. L'Italia non potrà rimanere a lungo staccata dal resto d'Europa, che sta progressivamente allentando l'opposizione alle biotecnologie, e da un contesto mondiale che ha visto, nel 2004, aumentare del 20% le superfici coltivate a Ogm.”

“Si tratta di un importante atto di responsabilità del Parlamento nei confronti della grande mobilitazione di imprese e cittadini impegnati in una battaglia di civiltà che la Coldiretti continuerà nelle Regioni sul territorio. L'opposizione alla diffusione degli organismi geneticamente modificati nei campi e sulle tavole degli italiani raccoglie ovunque consensi bipartisan – commenta Coldiretti- come dimostra il fatto che in meno di un anno 1.856 comuni, trentuno Province e trentacinque Comunità montane e quattordici Regioni, metà governate dal centrodestra e metà dal centrosinistra, hanno adottato o stanno per adottare delibere per dichiarare il proprio territorio libero dal biotech nei campi."

La Cia ha espresso un giudizio positivo sull’approvazione, anche se ha manifestato qualche perplessità su alcuni punti del provvedimento.
“Finalmente si chiude una prima importante partita; ci auguriamo che ora le Regioni rispettino gli adempimenti previsti. La libertà degli imprenditori agricoli che scelgono le colture tradizionali e la qualità devono essere assolutamente tutelate.”

“Questo è un provvedimento oscurantista e anti-coesistenza, che rappresenta un chiaro dispregio nei confronti delle scelte dell'Unione Europea, le quali come noto hanno indicato nella coesistenza tra le diverse colture il futuro dell'agricoltura. - commenta Roberto Gradnik, Presidente di Assobiotec, l'Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie - Con una scelta di sapore medioevale il nostro Paese oggi nega alle imprese agricole la libertà di scegliere di coltivare piante geneticamente modificate: e lo fa introducendo una moratoria sine die alla messa in coltivazione di prodotti sicuri e autorizzati al commercio in Europa da anni. È evidente che con
questo provvedimento viene minata la capacità dell'Italia di fare innovazione nei fatti, e non a parole.”

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