Fuori dal coro

Quando è un olivicoltore a raccontare l'eccellenza olearia sarda

Segno dei tempi che cambiano. Meno lotte intestine e più collaborazione tra i produttori che arrivano pure a elogiare la professionalità del vicino di casa. Dove andrà a finire questo settore olivicolo?

21 novembre 2014 | Leonardo Delogu

Villacidro, fiorente cittadina sarda, rivela una realtà davvero interessante e variegata nella quale si miscelano storia, cultura, possibilità di crescita ed insieme innovazione, modernità e sviluppo economico.

Tutto questo grazie ad alcuni produttori locali, appassionati di olivicoltura, certo, e anche capaci imprenditori.

Ma grazie anche ad un incredibile paesaggio fatto da una distesa di olivi secolari che circondano olivastri millenari, spettacolari ed affascinanti nei loro tronchi contorti e saldi, le chiome ricche e silenziose, muti testimoni del tempo, ricchi di storia e di una cultura che nasce da immagini e sensazioni, decifrabili solo se gli uomini sono in grado di porsi davanti a loro con umiltà e ascolto.

E poi, proprio lì vicino, si incontra l’altra realtà, quella di Angelo Casti e dei fratelli Maurizio e Antonio Pero che, insieme al tradizionale, accostano dei moderni impianti intensivi di Bosana, Semidana e Nera di Gonnos che spiccano tra gli altri per la loro eccezionale produttività.

Un esempio molto significativo: sesto di impianto 6x6, irriguo, età 32 anni, in piena produzione, varietà Bosana e piante rigorosamente allevate a vaso policonico.
Angelo racconta che due anni fa nel campo di un ettaro e mezzo ha raccolto 240 quintali di olive. Due conti a mente … sono circa 160 quintali ad ettaro!! Lo scorso anno un po’ di alternanza, quindi circa metà produzione. Quest’anno, nonostante l’annata disastrosa in tutta Italia, qui è veramente uno spettacolo: molto probabilmente si batterà il record di 240 quintali! Angelo ha acquistato l’oliveto 18 anni fa in stato di abbandono. Le piante avevano 14 anni, è stata eseguita una potatura di ristrutturazione, le opportune concimazioni ed irrigazioni. Una produzione significativa è arrivata subito con progressione ed alternanza, sino al meraviglioso risultato odierno.

In questo splendido paesaggio, proprio lì accanto, spiccano, per vigoria, ricchezza della chioma e abbondanza dei frutti, gli oliveti di Antonio e Maurizio, quasi secolari, sesto 10x10, un emblematico esempio di applicazione delle tecniche colturali intensive nel tradizionale, arrivando quasi ad equiparare i risultati dell’amico Angelo.

Il modello di coltivazione intensiva si dimostra quindi molto adatto a soddisfare le esigenze di produttività degli olivicoltori, senza dimenticare che le caratteristiche del territorio Italiano e delle sue varietà di olivo hanno bisogno di salvaguardia e conservazione che altri tipi di coltivazioni forse eccessivamente innovativi non sono adatti a garantire.

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