Fuori dal coro 11/02/2012

Andrea Serrilli: la nostra forza è nella sinergia

Andrea Serrilli: la nostra forza è nella sinergia

Una famiglia agricola di antica data. Il nonno è stato compagno di studi di Riccardo Bacchelli, il quale ha pure esaltato "l’olio sapido che sa d’oliva". C’è dunque una storia alle spalle, e più di un motivo per essere soddisfatti, ma il mondo agricolo appare frammentato, pieno di persone appassionate ma anche torbido


Nato a Roma nel gennaio del 1972, è secondo di tre figli. L’azienda agricola della sua famiglia si trova in agro di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia. I Serrilli si sono sempre occupati di agricoltura. “Abbiamo anche l’illustre testimonianza di Riccardo Bacchelli, che in un suo articolo sul quotidiano La Stampa del 19 marzo 1929, racconta della visita a mio nonno Giustiniano Serrilli, suo compagno di studi a Bologna: Egli infatti, rientrato nel suo paese e restituitosi alla terra con passione… Io gli ricordo l'olio, che si faceva venire da questa sua casa...E ci riunivamo nella sua camera di studente a mangiar le insalatine condite col sapido suo olio casalingo, di quello che sa d'oliva e che non piace a quelli che non s'intendono. Una bella citazione. Non crede? A quanto pare – precisa Andrea Serrilli – la percezione della qualità era un problema anche nel ‘29.

La passione per l’agricoltura la si nota ben chiaramente: “Devo dire che l’amore per questo mondo è nel nostro DNA, anche se devo riconoscere che molto è stato trasmesso da mio padre. Fin da piccolo passeggiavo negli oliveti con lui, che monitorava lo stato di salute degli olivi e gli eventuali attacchi di parassiti. Ricordo ancora il grosso camino nel frantoio, ma soprattutto sono impressi nella mia mente i profumi e i volti delle persone che hanno collaborato con noi. Nel periodo del frantoio si insediavano nella nostra azienda ben cinque famiglie, ed era un piccolo villaggio dove regnava la serenità e l’armonia”.

“Un’altra cosa che mi piaceva tantissimo fare erano i bagni nel grano stile Paperon de Paperoni. Nel 1990 ho iniziato i miei studi di ingegneria meccanica purtroppo non finiti. In fondo, mi sono sempre occupato di agricoltura, ma il mio totale coinvolgimento è avvenuto solo dopo la prematura scomparsa di mio padre e a seguito di importanti investimenti come l’impianto di nuovi oliveti e l’acquisto di un nuovo frantoio, necessari per un ammodernamento aziendale. Secondo me – aggiunge Serrilli - la nostra forza è nella sinergia che si è venuta a creare in famiglia, ognuno con le proprie capacità e naturali inclinazioni dà il proprio determinante contributo all’azienda agricola”.

La formazione? “Ho frequentato un corso di expertise per frantoiani e un corso per assaggiatore di olio, per acquisire una maggiore consapevolezza e migliorare la mia capacità di valutazione. Da cinque anni siamo sul mercato con i nostri oli monovarietali, con una etichetta che cerca di dare un supporto grafico facile e immediato per poter sfuttare le loro peculiarità in cucina. Negli ultimi due anni siamo stati tra i finalisti per la regione Puglia all’Ercole Olivario, e abbiamo partecipato al premio Biol. Ovviamente l’obiettivo che ci siamo prefissi è quello di vincere”.

 

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?

Mi occupo della produzione e della commercializzazione di olio extra vergine di oliva da otto anni. Da diverso tempo organizzo alcune serate di divulgazione dell’olio extra vergine di oliva, proponendo i nostri oli in abbinamento con diversi piatti.

I risultati sono abbastanza soddisfacenti. In poco tempo da semplici fornitori di grandi imbottigliatori siamo riusciti a conquistare un po’ di mercato rilevando una crescita costante.

 

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?

Soddisfatto mai, ho sempre la sensazione che si sarebbe potuto fare meglio.

Preoccupato, perché l’agricoltura è stata abbandonata dalla gente, basti pensare che dalle mie parti non ci sono giovani che abbiano voglia di impegnarsi in questo comparto. Nessuno frequenta un corso per specializzarsi nella potatura degli olivi, sono rimasti solo pochi sedicenti potatori radicati ancora a vecchi concetti.

Perplesso, perché non sempre si fa corretta informazione. Il consumatore viene confuso, e inoltre sono perplesso perché manca un vero progetto di sviluppo dell’agricoltura italiana.

 

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?

Per mancanza di un progettualità a livello nazionale, e di obiettivi condivisi e condivisibili.

 

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?

Credo di si, con una condivisa programmazione a livello politico e agricolo.

 

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?

All’inizio è stata una scelta obbligata, a seguito di importanti investimenti come il cambiamento del frantoio e l’impianto di nuovi oliveti. Non si poteva lasciar morire un qualcosa che ci apparteneva, nel senso di fare parte di noi, della nostra storia, delle nostre radici. Poi il tutto è stato accompagnato da una innata passione per l’agricoltura e per l’olivicoltura in particolare.

 

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?

Frammentato, pieno di persone appassionate ma anche torbido.

 

Un aggettivo per definire le associazioni di categoria?

Carrozzoni poco efficienti, con obiettivi spesso non condivisi.

 

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?

Professionalità, efficienza e auspicherei aggregazione dettata da obiettivi comuni.

 

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?

Suggerirei di investire nell’olivo e nella vite, con il chiaro intento di utilizzare i sottoprodotti o gli scarti per fini energetici. Non sottovaluterei neanche il mondo “birra”, è un settore in crescita.

 

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?

Innanzitutto mio padre, per la sua serietà e competenza; ma anche mia madre, per il suo appassionato entusiasmo. Inoltre trovo che il confronto con altri imprenditori agricoli e produttori sia costruttivo.

 

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?

Purtroppo dato il piccolo intervallo temporale che mi vede coinvolto in prima linea in agricoltura non ho molti elementi o termini di paragone per poter rispondere.

 

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?

Se fossero sempre espressione di prodotti di qualità superiore lo sarebbero. Purtroppo se andassimo a leggere alcuni disciplinari Dop vedremmo che non è così. Per non parlare dell’Iggp che certifica come appartenente al territorio un prodotto che nel territorio stesso viene solo elaborato.

 

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?

La luna e i falò, di Cesare Pavese. Semplicemente perché è un bel libro che ha come sfondo una terra “difficile dai profumi e gusti forti”, dove si crede nel potere della luna e nelle capacità magiche dei falò accesi nella notte di San Giovanni di risvegliare le campagne.

 

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?

I Malavoglia, di Giovanni Verga. Alle volte non posso fare a meno di pensare a padron Ntoni e al suo carico di lupini.

 

Il libro che in questo momento sta invece leggendo?

Sottosopra, di Milena Agus. L’ho appena iniziato. Parla di un condominio che è un microcosmo dove si intrecciano le vite dei condomini di diverse culture, età ed estrazione sociale.

 

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?

Non so perché, forse per mancanza di tempo, o perché vedono troppa tv.

 

di T N

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Commenti 1

Donato Galeone
Donato Galeone
11 febbraio 2012 ore 19:04

Dalla Sua intervista ho potuto capire che Lei, giovane produttore di olive, le trasforma direttamente in olio nel suo frantoio. Il prodotto ottenuto,tracciato e certificato di alta qualità lo offre al mercato. Lei, di fatto, ha costruito unicamente e individualmente una "filiera olio aziendale". Complimenti!!
Lei,proseguendo nell'intervista, quale soggetto imprenditore-produttore,trasformatore e venditore, si limita ed "auspica aggregazione dettata da obiettivi comuni" e definisce l'associazionismo dei produttori olivicoli "carrozzoni poco efficienti con obbiettivi spesso non condivisi"(presumo che Lei abbia vissuto esperienze associate scarsamente partecipate).
Mi permetto chiedere a Lei, finalista concorrente dell'Ercole Olivario e partecipante al premio Biol ed, essenzialmente, quale giovane costruttore di filiera olio aziendale, il "perché" del solo "AUSPICIO" e non l'attivazione, capofila la Sua azienda nel suo comprensorio olivato di San Marco in Lamis, della "AGGREGAZIONE" di più produttori - giovani e meno giovani - alla già sperimentata, in positivo, Sua "filiera olio locale"????
Aggregazione, sia quali "soci produttori fornitori di olive" al miglior prezzo di mercato (olive di ottima maturazione e di verificata modalità e tempi di raccolta)e sia - volontariamente - quali "soci partecipi con quote sociali" alla vendita dell'olio stoccato e confezionato - in maggiori quantità domandate dai mercati - e nelle qualità di prodotto italiano extravergine luogo di origine - San Marco in Lamis e tal quale così certificato.
La mia domanda - dall'auspicio al merito dell'aggregazione produttori olivicoli - non è solo auspicata ma motivata e possibile anche perché è stata avviata, gradualmente, da oltre un decennio nel basso Lazio, nel comprensorio terrazzato olivicolo di Vallecorsa.
A Vallecorsa i piccoli produttori, sono soci fornitori di olive all'Agricola Peronti - socio capofila della costituenda APOV - Associazione Produttori Olivicoli Vallecorsani.
Con la trasformazione delle olive nel Frantoio Cooperativo attiguo al costruendo locale di stoccaggio e confezionamento del prodotto, gli stessi fornitori di olive - volontariamente - possono partecipare - acquisendo "quote sociali" - alla commercializzazione dell'olio extravergine - in filiera locale - già vincitore all'Ercole Olivario - nel 2006 - per il "migliore olio extravergine mononovarietale a più alto tenore di polifenoli e tocoferoli"; nel 2008, il secondo classificato per il" migliore olio extravergine fruttato leggero"; nel 2010 con menzione speciale per "il migliore olio extravergine fruttato intenso".
Grazie a Teatro Naturale che ci premette costruttivi, concreti e diversificati confronti.
Donato Galeone