Massime e memorie 30/01/2010

Volano via senza fretta, nuotando per l'aria. E' il senso di libertà delle gazze

Vivono sul confine, vicino alle opere dell’uomo e agli interrogativi della natura, esercitando un diritto di passo su bosco e campagna. Un ritratto in prosa di Nicola Dal Falco


Un disegno di Luigi  Mariani

Familiari, volano via senza fretta, nuotando per l’aria, densa di sospiri: c’è qualcosa di teatrale nelle fuga ordinata delle gazze. Si dirigono con disinvoltura verso un punto prescelto, né troppo lontano né troppo vicino.

Un andirivieni che assomiglia alla passeggiata entro i confini di una proprietà, consci degli sguardi che le seguono. Ladre e ciarliere? Le gazze hanno invece modi urbani, ci assomigliano senza però il desiderio di dipendere.
Vivono sul confine, vicino alle opere dell’uomo e agli interrogativi della natura, esercitando un diritto di passo, una baronia di strada sul bosco e la campagna.

La duplicità di interessi si rispecchia nel piumaggio che è nero e bianco con insondabili sfumature blu come uno scudo a fasce sovrapposte, come i due versanti del destino e l’incertezza di ogni cimento, nero come il solco dell’aratro e bianco come il cielo di luglio.

La curiosità consente alle gazze la grande libertà di non cambiare, di rimanere, in fondo al cuore, se stesse.

Per questo adornano il nido e sono monogame. Uno di questi uccelli iniziò, per caso, a frequentare lo studio del pittore, luogo nel frattempo scomparso insieme agli orti che costeggiavano il torrente Pioverna e alle stesse gazze.

L’artista dipingeva in piedi, velocemente, preparando ed eseguendo molte tele al giorno. La gazza usava la finestra come uscio e assisteva. Dopo i saluti, la reciproca concentrazione evitava che la visita diventasse troppo impegnativa.

Ognuno perdeva di vista l’altro, approfittando al massimo del tempo a disposizione. Succedeva, a volte, che il mazzo di chiavi cambiasse posto, ma era l’unica licenza che la gazza si prendesse, atteggiandosi a padrona di casa.

Poi, un giorno, con quella brusca casualità che hanno i fatti della vita, la gazza si ritrovò libera e sola nello studio.
Fu attratta dai grandi tubi di bianco che brillavano con pance tese di piombo dentro una scatola aperta. Erano troppo larghi, tondi e pesanti per poterli trasportare nel becco. All’ennesimo tentativo il tubo si forò, lanciando sulla gazza un getto di bianco.

Il pittore la ritrovò a terra con le ali crocifisse, bianca come un sasso di fiume, soffocata e avvelenata dal colore.


Nicola Dal Falco



Testo tratto da: Nicola Dal Falco, Il Cavaliere Verde, edizioni Trasciatti
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di T N