Massime e memorie 24/10/2009

Una bottiglia di vino. Che gusto c'è?

Troppo spesso i giornalisti scrivono di bottiglie di vino riempite a metà, senza averle neanche prese in mano; e odorate, per verificare se c'è davvero del vino, dentro


Onofrio Pirrotta

A molti giornalisti provoca un sorriso di compatimento chi ricorda loro che devono scrivere la verità. "Eh già, bravo lui" rispondono "ma quale Verità? E che cos'è, poi, la Verità?"
Certo, percepirla, identificarla, definirla non è mai stato facile. Tuttavia, senza scomodare la filosofia, la teologia o magari la poetica pirandelliana, si può tentare di stabilire che cos'è - o meglio che cosa dovrebbe essere - la verità (con la "v" minuscola) per un giornalista. Proviamo a farlo con un esempio.

Una bottiglia di vino riempita a metà può essere descritta come:
1) mezza piena;
2 mezza vuota.

Anche se le due descrizioni sembrano in contrasto, addirittura incompatibili tra loro - e quindi una vera e l'altra falsa - in realtà tutt'e due corrispondono alla verità. Ma a condizione che il giornalista accerti:
A) che si tratti effettivamente di una bottiglia e non, per esempio, di una sagoma di cartone molto ben - direi iperrrealisticamente - disegnata e colorata;
B) che il liquido in essa contenuto sia effettivamente vino e non - mettiamo - acqua sporca. O, peggio ancora, benzina (in questo caso si tratterebbe di un'arma micidiale: la cosiddetta bottiglia molotov).

Ecco: troppo spesso i giornalisti scrivono di bottiglie di vino riempite a metà, senza averle neanche prese in mano; e odorate, per verificare se c'è davvero del vino, dentro.

Anzi: senza neppure averle guardate da vicino e con attenzione. Si fidano delle apparenze, e queste ammanniscono ai lettori. Con disinvoltura, leggerezza e superficialità.

Sin qui i giornalisti in buona fede. Purtroppo ci sono anche - e numerosissimi - quelli in malafede. Questi, pur avendo accertato che si tratta effettivamente di una bottiglia di vino, scrivono che dentro c'era acqua sporca, o benzina. E viceversa. Sono giornalisti senza scrupoli che manipolano la verità dei fatti piegandola ai loro interessi o adeguandola ad una loro tesi precostituita.

In buona o cattiva fede, rimane il fatto che questi giornalisti combinano guai a non finire. E a rimetterci, come sempre, sono - oltre che, naturalmente, le vittime della loro sciatteria o delle loro bugie - gli ignari lettori.

Onofrio Pirrotta



Testo tratto da: Onofrio Pirrotta, Pressappoco. Papere, bufale e altre bestialità dei giornalisti italiani, Mondadori, Milano 1992 link esterno

di L. C.