Massime e memorie
Oh lavoratori, siate benedetti voi che lavorate la vigna
In una novella di Franco Sacchetti una storia di vini e saggi bevitori. A chi tocca un buon trebbiano e a chi invece un annacquato aceto
12 settembre 2009 | L. C.
Scolaio Franchi âessendo buono bevitore e vicitendo volentieri le taverne dove i buon vini si vendeano, vendendosi una mattina uno buon trebbiano a una taverna in Firenze, luogo che si chiama al Fico, e questo Scolaio andandovi a bere egli e uno Guido Colombi e Bianco di Bonsi, essendo mesciuto una terzeruola e avendo ciascuno i bicchieri in mano, e specchiando gli occhi loro nel vetro e in quello trebbiano che era buono e chiaro, di color dâoro, e Scolaio, guatando nel bicchiere, comincia a dire:
- O lavoratori, benedetti siate voi che lavorate queste vigne e maledetto sia chi mai vi pose estimo, ché le vostre mani si vorrebbono imbalsimare! E se voi non fosse, che vino potremmo noi mai bere?
⦠E non si vedâegli che durano tutto lâanno fatica per noi quelli che governano queste vigne? Non ne béono per loro, e tutto ciò che fanno per noi. Se voi non mi credeste, sappiate chi lavoro queste vigne: voi trovverrete che béono aceto annacquatoâ¦!
Franco Sacchetti
Testo tratto da: Franco Sacchetti, Il Trecentonovelle, (novella CLXXVI), a cura di Antonio Lanza, Firenze, 1984