Massime e memorie 06/12/2008

E' come nel rapporto sessuale: il grido liberatore rimane sempre chiuso in petto

L'intima forza ebraica nei diari di Etty Hillesum, vittima dello sterminio nazista. Nelle sue pagine emerge la paura di vivere, su tutta la linea




Avanti, allora! E' un momento penoso, quasi insormontabile: devo affidare il mio animo represso a uno stupido foglio di carta a righe.
I pensieri sono spesso così chiari e limpidi nella mia testa, i sentimenti così profondi, ma non riesco ancora a metterli per iscritto. Dev'essere più che altro la vergogna. Mi sento molto impacciata, non ho il coraggio di lasciarmi andare. Ma sarà pur necessario, se voglio indirizzare la mia vita verso un fine ragionevole e soddisfacente. E' come nel rapporto sessuale: alla fine, il grido liberatore rimane sempre chiuso in petto per timidezza.

Da un punto di vista erotico sono piuttosto raffinata, direi quasi abbastanza esperta perché mi si consideri una buona amante: l'amore sembra perfetto allora, e invece rimane una Spielerei (passatempo) che gira intorno alle cose essenziali, mentre qualcosa resta bloccato nel profondo di me stessa. E così è in generale.

Da un punto di vista intellettuale sono tanto fortunata da essere in grado di esprimere ogni cosa con formule chiare. Quando si tratta di problemi della vita, posso spesso apparire come una persona 'superiore': eppure, nel profondo di me stessa, io sono come prigioniera di un gomitolo aggrovigliato, e con tutta la mia chiarezza di pensiero a volte non sono altro che un povero diavolo impaurito.


Etty Hillesum



Testo tratto da: Etty Hillesum, Diario. 1941-1943, a cura di J. G. Gaarlandt, traduzione di Chiara Passanti, Adelphi, 1985, Milano: link esterno

di L. C.