Massime e memorie 10/09/2005

I CONTADINI? BRUTTI, ROZZI, AVIDI E PERFIDI

Il mondo agricolo? Non ha mai goduto di ottima fama e considerazione tra la gente. Nemmeno in ambito letterario. Ecco un curioso passaggio tratto da un illuminante testo di Giampaolo Dossena. Lutero, uno tra i tanti detrattori, aveva scritto a suo tempo un opuscolo dal titolo emblematico: “Contro le empie e scellerate bande dei contadini”


(…)
C’era da secoli un filone di letteratura satirica che prendeva a oggetto il mondo dei contadini, e li rappresentava come personaggi totalmente estranei al mondo dell’autore e degli ascoltatori o lettori. (Oggi che i contadini sono quasi scomparsi, oggi che sono una razza estinta o in via d’estinzione, è difficile immaginare e credere come fossero considerati veramente una razza a parte. Due osservazioni, per quel che valgono. Uno: nella letteratura, non solo italiana, il filone anticontadino si diluirà quando con le scoperte geografiche verranno in scena i selvaggi esotici. Due: la guerra dei contadini che si studia nella storia tedesca sotto l’anno 1525 è una cosa complessa; per ragioni sociali, economiche, religiose qualsiasi paragone con l’Italia di un secolo dopo sarebbe sbagliato, ma Lutero rientra nel filone anticontadino della letteratura europea quando scrive l’opuscolo Contro le empie e scellerate bande dei contadini e dice che non è tempo di “usare pazienza e misericordia: questo è il tempo dell’ira e della spada, non quello della grazia”, quindi “ferisca, scanni, strangoli chi può” perché, di questi tempi, “un principe spargendo sangue può guadagnarsi il Cielo meglio che altri pregando”.)
I contadini-selvaggi si contrappongono al mondo dei signori, dei cittadini e degli artigiani (signori, cittadini e artigiani in questo fanno un fronte compatto) e si caratterizzano per bruttezza, rozzezza, avidità, perfidia. E’ diffusissima la leggenda che designa i contadini come complici, anzi autori del più atroce tra i misfatti, quello di avere crocifisso Gesù Cristo.
(…)

Giampaolo Dossena


Testo tratto da: Giampaolo Dossena, Storia confidenziale della letteratura italiana 4. Cinquecento e Seicento, Rizzoli, Milano 1994

di T N