Massime e memorie

IL MALE ASSOLUTO

Il "giorno della memoria", celebrato il 27 gennaio, deve scuotere tutti: l'uomo è capace di conoscere il male e di praticarlo con crudezza e senza pietà. Non si può dimenticare

29 gennaio 2005 | T N

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia ve lo impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.

Primo Levi

Testo tratto da: Primo Levi, Se questo è un uomo, Opere Complete, Einaudi



Se cadevi eri morto, ti ammazzavano

Comunque... Nel campo - e con questo arriviamo allo spoglio - siamo arrivati in mezzo alla piazza, tutti nel piazzale, tutti in fila, tutti là nel piazzale... Spogliarsi.... Io credo che ci siano stati 20 gradi sotto zero, quel giorno là. Spogliarsi tutti quanti, là in mezzo alla piazza, e là ci sono stati i primi morti, i primi morti... Mi ricordo che due mi hanno detto che facevano uno l'orologiaio qua a Verona, uno... Ma io non li conoscevo. Sono morti dal freddo - gente delicata - perché dovevi aspettare di arrivare al tuo turno, poi facevi la rasatura e la doccia fredda.... la rasatura totale, compreso la riga, la riga da qua a qua, dal di dietro. Poi ci hanno dato degli stracci, perché non c'erano più divise quando siamo arrivati noi... Quelle là con le righe... Ci hanno dato degli stracci di morti quando si spogliavano e restavano lì. Ti tagliavano un po' sulla giacca di dietro un quadretto, ci mettevano quattro righe... E il numero di matricola qua, lì e uno sul polso, di lamierino... A me l'hanno dato di lamierino legato con filo di ferro... 115.356. Perché a noi ci chiamavano solo con quel numero. Ecco il problema, per cui uno moriva spesso... Perché chi non capiva bene il tedesco erano guai, perché chiamavano il numero ma lo chiamavano in tedesco - hai voglia te! - a quelli che avevo vicino lo ripetevo, ma quelli più distanti non rispondevano - ecco il guaio vero dove era - e se non rispondevi venivano lì e guai se cadevi... Se cadevi eri morto, ti ammazzavano, era proibito cadere per terra, e se non cadevi ti gettavano per terra...

Testimonianza di Arturo Banterla - nato a Sona (VR) nel 1923, residente a Verona – tratta da Rai Educational.
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