Massime e memorie

Perché non ruttate e non fate peti? Non vi è forse piaciuto?

Già, perché? La questione non è secondaria. I rumori del corpo possono essere fatti liberamente? Se il vento preme troppo, che fare? Trattenersi o lasciarsi andare?

18 giugno 2011 | T N

(…) … presso i popoli apparentemente primitivi, urinare e defecare sono più connessi alla vergogna che presso di noi… (…) Ma è vero che i rumori del corpo potevano esser fatti liberamente ancora all’inizio dell’età moderna? Lutero non disse forse ai suoi ospiti: “Perché non ruttate e non fate peti; non vi è forse piaciuto?”. Che, nel periodo della Riforma, nell’Europa centrale si potessero fare peti sensa farsi alcuno scrupolo, è del tutto improbabile. Agli inizi del XVI secolo in Jean Sulpice è scritto: “Per quanto la natura ti spinga a fare peti, devi sforzarti molto per tenere ben chiuse tutte le fessure e non lasciarti sfuggire odori disgustosi”. Se un po’ più tardi un “testo educativo per bambini” zurighese consigliava: “Trattenere un peto non è salutare al tempo stesso” e se, in base all’ordinamento dei tiratori di Solothurn del 1515, chi avesse fatto un peto “dalla base di tiro”, doveva pagare uno scellino di multa, più o meno nello stesso periodo Erasmo da Roterdam pensa che il bambino, per motivi di salute, non “deve trattenere il vento della pancia stringendo il sedere”. Se il vento preme troppo, lo deve invece far uscire, ma “secondo il vecchio proverbio / camuffarlo tossendo”, come pure le donne che soffrono di flatulenza, alle quali si consigliava di portare sempre con sé un cagnolino al quale attribuire i loro peti quando altri se ne accorgevano con l’udito o con l’olfatto”.

Hans Peter Duerr

Testo tratto da: Hans Peter Duerr, Nudità e vergogna. Il mito del processo di civilizzazione, Marsilio, 1991

 

 

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