Massime e memorie

LA FICA CI PIACEVA. L'AVEVAMO MAI VISTA?

In un romanzo in versi tra il fiabesco e il realistico si affaccia all'orizzonte un uomo che credeva di essere un angelo, ma è un malato di nervi che ama la natura e la vita. Da Franco Loi un capolavoro di immagini ricco di toni sensuali e drammatici, di seducenti sospiri e di strazianti urla: "Io questo Dio non l'ho ancora capito. Dà voglia di fica, e dice ch'è male"

20 novembre 2004 | T N

XV
(...)
La fica ci piaceva - l'avevamo mai vista? -
era il pensiero che ci tirava le facce.
Non so se per l'età o la pigrizia,
più che stampata ci luccicava agli occhi.
Ma quella non era una semplice bernarda,
era una gatta, una pantera, uno scotch...
Nel suo guardare degli occhi si muoveva
- pareva si muovesse, ma ero io,
ché mi si muoveva il sangue, e tutto in nebbia
era l'andare del tram, i finestrini,
la gente stravaccata nella noia,
le strade che nel passare scivolavano finte...
Il Paradiso, ragazzi, che chiavata!
Ti sembra di essere ben caldo nel cuore del mondo
e il mondo si scopre, tutto si fa miseria:
la pratica, il coraggio, la gioventù...
(...)

Gustave Coubert,

LII
Io questo Dio non l'ho ancora capito.
Dà voglia di fica, e dice ch'è male,
dà voglia di vivere, arriva la morte,
ci ha dato anima e corpo, ci assassina...
Cosa devo pensare? Io ho paura
di un dio che già nel farci se ne lava le mani
e noi buttati qui a grattarci maturata male
la sua filosofia da manovale,
la libertà dell'arte di far figli
che non sanno né parlare né camminare.
Al dio cosa dobbiamo dire? del niente attorno?
dell'aria che corre via? del fumo nel cuore?
E' morta la natura, il tempo ci perseguita,
e la miseria spossa dentro di noi
la voglia di guardarci e di imparare...
Se parliamo, sono bestemmie, e semmai per dire
del gran mangiare che caghiamo per la terra
insieme alle malattie e alla bontà.
Oh Dio, che gran bugìa, che voglia di piangere...
Un gran silenzio e mai una verità.

Franco Loi


Testi tratti da: Franco Loi, L'angel, Mondadori, Milano 1994

Franco Loi

Com'è nostra consuetudine, ogni settimana presentiamo in "visioni" alcuni stralci di opere letterarie. Questa settimana abbiamo riservato un ampio spazio al poeta milanese Franco Loi, con due estratti da un'opera senz'altro superba. Ricordiamo però che i due testi sono stati pubblicati nella loro versione in lingua italiana. In realtà, per quanti lo ignorasasero, Franco Loi è autore dialettale. Da non perdere dunque il fascino dei suoi versi nella loro stesura originaria. Di lui invitiamo a leggere non solo L'angel, ma anche, tra gli altri suoi libri, la raccolta Liber (Garzanti, Milano 1988) e la più recente plaquette Isman (Einaudi, Torino 2001).

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