Massime e memorie 08/01/2011

Te la guardi e te la giri, e poi un tocco leggero

La storia di Petràs e delle sue olive nell'avvincente prosa di Cesare Padovani


(...)
...quando ci racconta delle “sue” olive parla come se stesse per organizzare dei versi: “Vedete, ora per fare in fretta, ci sono apparecchi che preparano anche le olive meccanicamente, senza usare le mani. Ma non è la stessa cosa… L’oliva, la devi annusare, sentire qui in mano, una alla volta, te la strofini con il pollice nell’incavo della mano. Ad una ad una, te la guardi, te la giri, e poi con un tocco leggero con questa coltellina curva, vedi?, la incidi per il lungo, e basta un taglietto, senza andar troppo a fondo per non toccare l’osso, altrimenti sprigiona l’amaro. Così…

Poi Petràs entra sempre più nei dettagli, piegandosi leggermente quasi con inchini reverenziali verso quel suo vocabolario di olive disteso davanti come flotte di parole una diversa dall’altra. Ci istruisce come un maestro suadente: che le olive devono avere un residuo di picciòlo, che le migliori devono essere messe in fila sulla stuoia, e che poi devono essere scelte ancora una volta prima di chiuderle nei vasi in vetro per farle maturare a bagno nell’acqua salata. E che l’acqua salata, è sempre meglio prenderla giù alla baia.

“Ma questo, cari amici, non si impara da nessun altro”

(…)

Cesare Padovani



Testo tratto da: Cesare Padovani, Paflasmòs. Il battito del mar Egeo. Viaggio nell’anima della Grecia, Diabasis 2008 link esterno

di T N